Viterbo LA STORIA DI VITERBO
Mauro Galeotti (dal libro L'illustrissima Città di Viterbo)

Viterbo, Via del Lago di Nemi, demolizione delle Case minime nel 1978

Tratto di mura da Porta san Lorenzo a Porta di Pianoscarano.

Afferma Francesco Cristofori che nel 1118 papa Gelasio II fece restaurare le mura, ma la notizia non è confermata, infatti Pianoscarano in quel tempo non era altro che un terreno erboso ove pascolavano capre e pecore.
Dalla Pianta di Viterbo del Ligustri, 1596, in questo tratto non risultano torri.

Il 23 Luglio del 1699, nella Sala del consiglio generale, viene deliberata dai conservatori del popolo la concessione del «lavoro del muro e risarcimento di esso fuori della Porta di Piano d’Ascarano a man dritta tra il muro del Barbacane hoggi posseduto dal Arciprete Zolla et il Ponte alli Mastri Pietro Paolo Pieruzzi, et Antonio di Simone muratori con gl’infrascritti patti e condizioni cioè.
Che siano obligati fare il muro fuori detta Porta d’Ascarano nell’uscire a man dritta, cioè dal Cantone del Barbacane goduto al presente dal Arciprete Zolla sino al Cantone del Ponte con farvi in detto Cantone un ponte riverso acciò che viene in occasione di pioggia possa da detta Porta andare al fosso senza pregiudicare il muro.
Che la Communità sia obligata dare alli detti muratori tutta la calce che può occorrere, ma che li detti debbino a’ tutte loro spese provedere rena sassi ed altro che bisognerà per detto muro.
Che sia però lecito alli detti muratori di valersi di tutti li sassi che sono per il fosso e mancandoli sia lecito alli medesimi di scaricare uno, o’ due fili del parapetto, che sta nel muro unito al ponte.
Che la Communità sia obligata pagare li suddetti lavori a’ giulij sette la canna, ma con questo però che detti lavori siano ben fatti e che detto muro sia rimboccato, e tutto ad uso d’arte perché così è».

Ma le mura in parte crollarono, come scrivo appresso.
Il 19 Marzo 1701 viene pubblicato un bando pro-fabbrica del muro castellano presso la Chiesa di san Carlo a Pianoscarano. Altro è pubblicato in data 5 Aprile dello stesso anno.

Nel Consiglio generale del 21 Maggio 1701 trovo in discussione che:
«Essendo che li mesi addietro cadesse certa parte di muro della Città vicino alla Chiesa di S. Nicola in Pian d’Ascarano detta di S. Carlo dei Vecchi e che la Sagra Congregazione con lettera in data delli 5 marzo habbia permesso all’Ill/ma Communità di Viterbo di rifarlo, onde volendo gl’Ill/mi Sigg. Conservatori procurare ogni vantaggio possibile alla Communità facessero pubblicare editto per chi volesse attendere alla suddetta fabrica et accesesi la candela sotto li 7 del caduto mese d'Aprile all’estinzione della quale si ricevettero più offerte e che la megliore fosse di mastro Carlo Dobici, di mastro Francesco Rovelli e di mastro Egidio Volpini, e volendo detti Ill/mi Sigg. Conservatori stabilire detta fabrica quindi è che gl’Ill/mi Sigg.[…] Conservatori del Popolo dell’Ill/ma Città di Viterbo in vece et a’ nome di detta Communità concedono a’ mastro Carlo Dobici, Francesco Rovelli ed Egidio Volpini muratori la fattura del muro della Città caduto vicino alla Chiesa di S. Nicola detta di S. Carlo de’ Vecchi con gl’infrascritti patti e conditioni, cioè:
Che detti maestri Carlo, Francesco ed Egidio siano obligati scegliere tutti li sassi e tufi caduti, e quelli accannarli o’ ammontinarli dieci palmi lontano dal fondamento che deve farsi come giù sotto.
Che detti maestri siano obligati ritrovare i fondamenti di detto muro e trovato il tosto sotto d’esso tosto debbino cavare due palmi sotto, e che per li suddetti lavori l’Ill/ma Communità sia obligata pagare a detti mastri scudi sette e mezzo perché così è e non altrimenti.
Che scavati detti fondamenti prima di principiare il lavoro siano detti maestri obligati di avvisare detti Ill/mi Sigg. Conservatori acciò possino mandare a riconoscere se detti lavori sono stati fatti a dovere e non altrimenti.
Che li fondamenti di detto muro debbino essere di quella larghezza che li verrà ordinato da mastro Francesco Strigella architetto a questo effetto deputato dagl’Ill/mi Sigg. Conservatori et anche per assistere e rivedere i detti lavori e che debbino essere parimente di quell’altezza che ordinerà detto mastro Francesco e che vorranno gl’Ill/mi Sigg. Conservatori.
Che l'Ill/ma Communità sia obligata pagare i detti muri cioè dalli detti fondamenti sino a palmi venti a denari 30 la canna e da detti palmi venti sino all’altezza, che li sarà comandata a bajocchi trentacinque.
Che detti mastri siano obligati concatenare il muro novo con il vecchio, e che debbino murare i sassi in piano e non altrimenti in coltello, altrimente a tutti i danni e che l’Ill/ma Communità possa far gettar a terra tutto il muro fatto a tutte con spese danni et interessi e perché così è.
Che detti mastri siano obligati rimboccare detta muraglia tanto fuori della Città, come dentro per il qual rimboccamento la Città vi debba pagare a’ loro cosa alcuna perché così è e non altrimenti.
Che l’Ill/ma Communità sia obligata somministrare alli detti muratori tutte le pietre tufi calce e terra che accorreranno.
Che li denari si debbino somministrare a detti maestri di mano in mano che faranno i lavori con patto espresso che sempre resti in mano dell’Ill/ma Communità la somma di scudi 25 perché così è e non altrimenti.
Che tutti i suddetti lavori debbino esser ben fatti ad uso d’arte e di buon mastro e non altrimenti.
Che detto lavoro debba esser terminato in tutto il mese di giugno prossimo venturo.
Che siano obligati detti mastri ogni giorno bagnare detti lavori con darli acqua in abbondanza, altrimenti sarà lecito all’Ill/ma Communità farli bagnare a’ spese de’ medesimi perché così è.
Che debba misurarsi tutto il muro terminato che sarà, ad uso d’arte da due periti da eleggersi uno per parte et in caso di divario si debba eleggere il terzo».

Sempre il 21 Maggio 1701, nel medesimo Consiglio, si stabilisce che:
«Carlo e Lorenzo di Domenico fratelli Aquilani […] si obligano portare la rena che occorrerà per la fabrica del muro, che novamente si deve rifare vicino la Chiesa di S. Nicola detta di S. Carlo de’ Vecchi […] l’Ill/ma Communità che sia obligata pagare a detti Aquilani la rena a raggione di denari 24 la canna del muro della fabrica».

Con il bando del 13 Ottobre 1718, si cercavano i muratori per restaurare il muro alle Fortezze, presso la Palomba e vicino alla Chiesa di san Carlo, ove erano i Padri Oblati. Il 16 dello stesso mese venne accesa la candela, al termine furono presentate tre offerte, una da Ignazio Trusciani, l’altra da Tommaso Rossini e l’ultima da Gregorio Bonifazi.

Si decise che la migliore offerta era quella avanzata dal Bonifazi il quale offrì la sua opera dietro compenso di sessantadue scudi. In sua presenza furono rielencati i lavori da farsi e cioè il Torrione alla Palomba, il muro castellano unito alla proprietà dei Padri Oblati di san Carlo vicino alla Porta di Pianoscarano ed il muro presso santa Maria delle Fortezze, inoltre è da ricordare che a ciò si aggiungeva il restauro del Palazzo Conservatorile. I predetti lavori dovevano terminare entro il mese di Dicembre di quell’anno.

Il 26 Novembre 1718 si ribadì che le mura castellane, presso la Chiesa dei Padri Oblati di san Carlo a Pianoscarano, necessitavano il restauro; la spesa fu di settantadue scudi sommata ad altri lavori da eseguire nei pressi.

Esistevano avanti alle mura le cosiddette «Case Minime». Erano sessantotto modesti appartamenti, tutti a piano terra, la cui costruzione fu decisa nel Novembre 1952. Furono assegnati, alla fine di Settembre del 1954, provvisoriamente ai meno abbienti, ma furono demoliti solo poco oltre due decenni dopo il 1954, nel 1978, ricordo che le vie erano dedicate ai laghi, qui propongo una foto durante la demolizione in cui è Via Lago di Nemi.

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