Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli
Acquerello del 1619 tratto dal “Libro dei Miracoli”, p. 134, conservato nella Biblioteca Besso di Roma
"L'anno 1544. Pacifico Caprini infermatosi con febre maligna, si fece portare nel Convento della Quercia, sperando d'essere ajutato non meno della servitù, ed orazioni de Religiosi, che dalla protezione della Beatissima Vergine sua particolare Avvocata.
Fu accommodato nel Chiostro superiore nella Camera detta del Papa, per esservi alloggiati molti Sommi Pontefici, dalla di cui porta si vede la cisterna.
Era già da due migliori Medici fatto spedito, quando un giorno ritrovandosi con una ardentissima febre, mentre l'Infermario, e Servitori erano andati à preparargli una bevanda refrigerante, sentì movere la catena, e sbattere le secchje della cisterna.
Per il gran desiderio di bevere al meglio che potè uscito di letto, si condusse sù la porta della Camera, di dove vedendo due belli giovani vestiti di bianco, che tiravano l'acqua, e che uno di essi tratta la secchia beveva, con quella grand'ansietà si raccomandò alla Madonna, e subito sentì nella sua gola come una canna di ghiaccio; e tant'acqua beveva quello, tanta ne sentiva entrare nel suo corpo.
Bevendo poi l'altro giovine, provava l'istesso, e così tronando quelli un'altra volta per ciascuno à bere, si sentiva tutta l'acqua entrare per la sua bocca, talmenteche li s'ingrossò il corpo, e li passò affatto la sete.
Tornato à letto s'addormentò; e dopo alcune ore svegliato si trovò sano totalmente, e chiese da mangiare, dicendo non aver più sete per aver benuto una secchia d'acqua; perche tutta se la sentiva in corpo, non altrimente che se lui avesse avuto la bocca alla secchia, quando li suddetti giovani bevevano, che credeva non già Uomini, ma due Angioli.
Fù poi per gratitudine gran benefattore di questa Chiesa, facendovi anche fare una Cappella con una bella tavola della Pietà. e la sepoltura per sè, e i suoi discendenti".
(Frate Nicolò Maria Torelli: Miracoli della Madonna della Quercia di Viterbo, in Viterbo 1793, pag. 131)