Villa san Giovanni in Tuscia STORIA
Micaela Merlino


Vent'anni fa, il 5 Settembre 1997, si spegneva la vita terrena di Madre Teresa di Calcutta. Ad un anno dalla sua canonizzazione, avvenuta nel 2016, acquistano maggior significato alcune sue riflessioni sulla Santità, scritte pochi mesi prima della morte.

In un articolo scritto pochi mesi prima della sua morte avvenuta il 5 Settembre 1997, Santa Teresa di Calcutta si espresse a proposito del significato e del valore della Santità per i cristiani. Riferendosi proprio all'anno 1997, che l'allora Papa Giovanni Paolo II aveva voluto consacrare a Gesù Cristo come preparazione spirituale per la Chiesa al grande Giubileo dell'anno 2000, disse che i cristiani erano chiamati a fare “tutto il possibile per diventare Santi, perché Gesù è Santo”, chiarendo poi il significato della Santità: “Credete che Gesù, e Gesù solo, è la vita , e che la santità non è altro che lo stesso Gesù che vive intimamente in voi, quella stessa vita che avete ricevuto durante il battesimo, che è cresciuta ed è divenuta perfetta. (…) Donatevi completamente a Gesù.

Egli attraverso di voi compirà grandi cose, ma alla condizione che voi crediate di più nel Suo amore che non nella vostra debolezza”. Davvero in S. Teresa  Dio ha compiuto “grandi cose”, e lei stessa si definì una “piccola matita nelle mani di Dio”, che faceva in tutto la Sua volontà.

Come spesso è accaduto anche ad altri Santi e Sante, Madre Teresa non solo ricevette nel 1928 la chiamata a consacrarsi a Dio, ma nel 1946, come lei stessa raccontò, ebbe una “chiamata nella chiamata”: offrire tutta la sua vita a Gesù attraverso l'accoglienza, la cura, l'amore, la consolazione  rivolte ai più poveri tra i poveri, ai sofferenti, ai malati, a coloro che la società considerava alla stregua di rifiuti da allontanare, abbandonare e disprezzare. La sua missione cominciò nel 1948 nello slum di Motijhil, e da qui in poi sempre S.Teresa scorse nei derelitti il volto stesso di Gesù sofferente sulla croce.

“Servite Gesù con gioia e letizia di spirito” -scrisse- “e lasciate da parte tutto ciò che vi agita e vi preoccupa”, e veramente lei ha fatto questo fondando nel 1950 la Congregazione delle suore della Carità, che iniziarono a prendersi cura dapprima dei moribondi abbandonati per strada, poi dei  bambini poveri e persino dei lebbrosi. Riuscì inoltre a realizzare il villaggio di Shanti Nagar, la “città della pace”, dove i malati di lebbra, non più costretti a subire la dolorosa esclusione sociale e l' emarginazione, potevano vivere liberamente in un clima di rispetto e di amore, e rendersi utili lavorando. 

Grazie al riconoscimento accordato da Papa Paolo VI, nel 1965 la Congregazione potè fregiarsi del titolo di Pontificia e da allora cominciò ad espandersi sempre di più anche fuori dell'India. Nel 1979 S. Teresa ricevette il Premio Nobel per la pace, sia per la sua infaticabile dedizione nei confronti dei poveri e dei malati, sia perché le opere di carità erano dirette ad ogni persona bisognosa di aiuto, senza distinzione di appartenenza etnica, sociale o religiosa, riconoscendo e rispettando la dignità di ciascuno. Con grande coerenza, nello spirito di povertà ed umiltà che animava ed anima la regola della Congregazione, S. Teresa espresse il desiderio che non fosse allestito il sontuoso pranzo come di regola veniva fatto, ma che quel denaro fosse speso a favore dei poveri di Calcutta.

La forza di S. Teresa nell'accettare, affrontare e superare le numerose difficoltà che i suoi progetti caritatevoli incontrarono nel corso del tempo, risiedeva nella preghiera. Così disse un giorno rivolgendosi a Mons. Angelo Comastri: “Senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Io sono solo una povera donna che prega. Pregando, Dio mi mette il Suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!”. Il vero cristiano, infatti, non è soltanto un filantropo, ma la radice e la fonte della carità verso il prossimo è amare come Cristo ha amato e ama, cioè in modo totale ed inclusivo. Ad un giornalista che le aveva chiesto, un po' provocatoriamente: “Madre, quando lei morirà il mondo sarà come prima.

Che cosa è cambiato dopo tanta fatica?”, serenamente rispose: “Io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita, nella quale potesse brillare l'amore di Dio”. S. Teresa è stata beatificata nel 2003 da Papa Giovanni Paolo II, dopo il riconoscimento di un miracolo avvenuto per sua intercessione nel 1998 ad una donna di religione indù, Monica Besra, ricoverata in un centro delle Missionarie della carità di Balurghat.

E' stata poi canonizzata nel 2016 da Papa Francesco  dopo il riconoscimento del miracolo avvenuto per sua intercessione ad un uomo brasiliano, Marcilio Haddad Andrino. Nel suo ultimo articolo molto umilmente S. Teresa affermò: “Gesù ci vuole santi come il Padre. La Santità non è un privilegio di pochi, ma un semplice dovere per voi e per me”.

La “madre dei poveri”, come veniva chiamata, ha dato testimonianza di un Vangelo vivo, vissuto fino in fondo tra i drammi, le ingiustizie e le contraddizioni del mondo contemporaneo, ed anche di una grande umiltà, che certamente è una virtù indispensabile  per giungere alla Santità.