Viterbo STORIA
Realizzata a cura di Elisa Angelone per il Centro diocesano di documentazione di Viterbo

 

Chiesa dei santi Faustino e Giovita in Piazza san Faustino nel 1929

Chiesa dei santi Faustino e Giovita in Piazza san Faustino1

Storia
Entro le mura della città, sulla piazza omonima, sorge la chiesa di San Faustino di cui le prime notizie risalgono al 1236 e riguardano gli interventi intrapresi da papa Gregorio IX e volti all’estirpazione dell’eresia nei territori della Tuscia.

In quella data San Faustino era già in piedi (forse dal 1226) e probabilmente era già annessa alla prioria di San Luca.

Alla fine del XIII secolo il vescovo Pietro - che aveva ricevuto dalla Santa Sede considerevole fiducia ed importanti incarichi - ottenne numerosi privilegi a favore delle chiese di Viterbo e delle altre città della Diocesi; tra questi, l’8 novembre 1290 compaiono le concessioni accordate alla chiesa dei SS. Luca e Faustino2.

Il violento terremoto che, nel 1349, provocò ingenti danni al Capoluogo della Diocesi, sembrò non compromettere San Faustino che restava una delle chiese principali della città e contava, in quegli anni, 5 canonici ed un cappellano3.

Sita nel rione più popoloso di Viterbo, nel 1450 pagava una Terzeria di 43 baiocchi contro i 38 della cattedrale.

In quegli anni, nonostante venga indicata nei documenti come la più scarsa di rendite, la chiesa aumentò continuamente di cappellanie erette ad opera di devoti benefattori che continuarono però a protestare sulla reggenza della chiesa da parte del priore di San Luca4.

Chiesa dei santi Faustino e Giovita in Piazza san Faustino nel 1910

S. Faustino - come le altre grandi parrocchie - restò per molti anni il centro della vita civile e sociale della città; anche quando la popolazione diminuì a causa delle numerose pestilenze, le chiese restarono sovvenzionate ed amministrate dai parrocchiani che, gelosi delle antiche consuetudini, facevano a gara per onorare il santo della contrada il cui territorio - salvo rare eccezioni - quasi sempre coincideva con quello della parrocchia.

Nelle chiese venivano eletti gli “Anteposti” incaricati di riscuotere le prestanze, distribuire il sale, tenere il registro degli abitanti della contrada, essere depositari delle armi; avevano il compito di vigilare sull’ordine pubblico, mettere pace tra i cittadini ed assistere il rettore della chiesa nell’amministrazione dei beni parrocchiali5.

L’impegno civile coinvolse anche il vescovo Egidio da Viterbo che, all’inizio del 1500 - conscio che il dovere di un pastore delle anime non era soltanto quello di occuparsi del regolare esercizio del ministero sacerdotale e del culto ecclesiastico, ma di curare anche il vivere civile del popolo – si impegnò a risolvere i contrasti interni alla città, che avevano portato alla soppressione del Podestà e limitato le mansioni dei priori del Comune.

Per tale compito il vescovo si avvalse dell’aiuto dei cardinali e dell’ordine dei cavalieri di Rodi6 che in quegli anni (1522 - 1526) officiavano nella chiesa di San Faustino7.

Nel 1562 il territorio di competenza della chiesa si espanse ancora, venne soppressa la parrocchia di San Pietro della Rocca ed unita a quella dei SS. Luca e Faustino.

Con l’annessione di San Pietro, la chiesa aumentò i proventi, ma il visitatore apostolico Alfonso Binarino riscontrò essere diventata, la parrocchia, troppo vasta, e ritenne necessario dividerla in due parti, attribuendo a ciascuna delle due chiese una zona su cui esercitare la cura delle anime.

La chiesa rimase sotto il duplice titolo e continuò ad essere sottoposta al priore di San Luca quale capo del Capitolo.

La rettoria di San Faustino acquistò sempre maggiore importanza per essere la contrada più popolosa della città, e per essere stata officiata dai Cavalieri di Rodi durante la loro presenza a Viterbo8.

Da questi, in cambio dell’ospitalità concessa, aveva ricevuto in dono l’immagine della Madonna di Costantinopoli posta sull’altare maggiore9.

Più tardi, nel 1655, la chiesa fu resa compartecipe delle indulgenze e dei privilegi goduti dall’ordine Gerosolimitano10.

Nel 1824 fu riconsacrata dal vescovo Gregorio Zelli Jacobuzzi11.

Nel 1870 venne canonicamente soppressa come collegiata e chiusa al culto fino al 1901 quando iniziarono i lavori di restauro12.

1 Questa scheda è realizzata a cura di Elisa Angelone per il centro diocesano di documentazione - Viterbo
2 Giuseppe Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. I, Viterbo, Cionfi, 1907, pp. 194, 300.
3 Ivi, p. 392.
4 G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, cit, Vol. II, Parte I, p. 219, 238; Cfr. Mario Signorelli, La chiesa di S. Faustino in Viterbo, memorie storiche di Mario Signorelli, Viterbo, Quatrini, 1961. pp. 4-5.
5 Gli anteposti di San Faustino erano divisi secondo i corsi d’acqua. St. Civ, 1469, Rub. 39 – 40, G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, cit. Vol. II parte I, p. 241.
6 G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, cit. Vol. II, parte II, p. 27.
7 “La rosa, Strenna viterbese”, 1886, anno XVIII, Viterbo, Agnesotti, p. 113.
8 G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, cit. Vol. II, parte II pp. 249, 361.
9 Mauro Galeotti, Viterbo città illustrissima, Viterbo, Quatrini, 2002, p 287.
10 G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, cit. Vol. II, parte II p. 362.
11 M. Signorelli, La chiesa di S. Faustino in Viterbo, cit. p. 14.
12 M. Galeotti, Viterbo città illustrissima, cit, p. 287.

Architettura
La chiesa di stile romanico-lombardo è nota soltanto attraverso le piante del ‘700; attualmente è divisa in tre navate con rispettive absidi, le navi sono separate da pilastri architravati alternati ad archi a tutto sesto. La centrale è sorretta da contrafforti che poggiano sugli spioventi delle navate laterali, divise, queste ultime, in cappelle coperte da semicupole13.

La facciata neoclassica è scandita da costoloni in peperino, l’accesso è consentito da tre porte, di cui quella centrale, di maggiori dimensioni, è inquadrata da colonne sovrastate da un semiarco e sorregge lo stemma della famiglia Nuto Ceccolini, mentre le due porte laterali presentano festoni e volti d’angelo e terminano con un ornamento a cuspide14.

Nella parte superiore tre finestre ed un occhio al culmine della navata centrale.

Al lato destro della chiesa, in fondo, è il campanile a pianta quadrata terminante in un cupolino bombato, la cui costruzione iniziò nel 1594 per sostituire quello già esistente inserito nel corpo della chiesa.

Il piano superiore del campanile venne sopraelevato nel corso dei rifacimenti del 1759 per armonizzarne le dimensioni a quelle della nuova chiesa15.

Arte
Il dipinto più importante conservato nella chiesa sembra essere la Madonna di Costantinopoli, opera di scuola bizantineggiante, di epoca non determinata, ornata da una gloria con testine di angeli16.

L’immagine, incoronata nel 1695 e nel 196517, si affianca alle numerose opere che testimoniano l’importanza storica e sociale della chiesa di S. Faustino.


Devozione
Dal XVI secolo, la devozione più importante attribuita alla chiesa è quella riferita alla Madonna di Costantinopoli; la festa, che consisteva in un triduo con l’esposizione, benedizione e venerazione della Madonna, si faceva nel giorno della presentazione di Maria Vergine, con le pie elargizioni dei devoti.

Altra devozione era riferita alla Madonna della Luce e si manifestava con un triduo in onore della Vergine consistente in alcune preghiere e nella benedizione della reliquia di Maria Vergine.

La festa si eseguiva nella domenica fra l’ottava della SS.ma Assunta con le pie elargizioni dei devoti18.

Ancora nel 1870 si ha la testimonianza della erezione - da parte del vescovo Gaspare Bernardo Pianetti - della Confraternita di Maria Santissima Ausiliatrice Madre della Divina Provvidenza.

Il titolo della società era unito all’immagine della Madonna di Costantinopoli con il fine di “propagare la devozione a Maria SS. e di apportare maggiore utilità spirituale ai fedeli” 19.

Nella chiesa è inoltre documentata già dal 1540 una Società del SS.mo Sacramento composta di sole donne alla quale dal 1589, con l’approvazione del vescovo, si unì una confraternita maschile che ebbe la concessione di fare una processione ogni seconda domenica del mese20.

I confratelli del SS.mo Sacramento si adunavano per assistere ed esporre il S. Viatico21, per accompagnare la processione e per occuparsi dei defunti delle 2 parrocchie di S. Luca e S. Faustino22.


13 Le chiese di Viterbo a cura di Attilio Carosi, Viterbo, Agnesotti, 1985, scheda sulla Chiesa dei Santi Faustino e Giovita. Importanti interventi di restauro furono intrapresi a partire dal 1594 con la costruzione di una nuova torre conclusa nel 1607, nel 1616 fu rifatta la facciata della chiesa (M. Signorelli, La chiesa di S. Faustino in Viterbo, cit. pp. 8, 10) ma gli interventi più importanti vennero fatti nel 1758 sulla facciata che fu sopraelevata e ristretta nella parte centrale, oltre alla demolizione della torre prossima alle mura fino all’altezza di queste e alla successiva ricostruzione del piano superiore (M. Galeotti, Viterbo città illustrissima, cit. p. 287). Ulteriori interventi di restauro risalgono al 1901, al 1909 (Le chiese di Viterbo, cit.) al 1937 ed al 1961.
14 M. Galeotti, Viterbo città illustrissima, cit . pp. 287-288.
15 Le chiese di Viterbo, cit.
16 Ivi.
17 M. Galeotti, Viterbo città illustrissima, cit. p. 289.
18 Centro Diocesano di Documentazione di Viterbo, Serie: Visite episcopali, Visita Pianetti, 1827, vol. I, Parte II, p. 718.
19 M. Galeotti, Viterbo città illustrissima, cit. p. 289.
20 M. Signorelli, La chiesa di S. Faustino in Viterbo, cit. p. 8.
21 L’esposizione si faceva ogni primo mercoledì del mese (Cedido, Serie: Visite episcopali, visita Pianetti, 1827, vol. i, Parte II, p. 717.
22 L’ufficio del morti si recitava ogni primo martedì prossimo alla morte dell’individuo. Cedido, Serie: Visite episcopali, visita Pianetti, 1827, vol. i, Parte II, p. 717.

L’Archivio parrocchiale dei SS. Faustino e Giovita
La prima notizia della documentazione d’Archivio della Chiesa collegiata e parrocchiale dei SS. Faustino e Giovita si ha nel 1612 quando, in occasione della visita pastorale, il vescovo Tiberio Muti ordina che siano redatti gli inventari di tutti i beni mobili e immobili della Sacrestia, tutti gli istrumenti e che una copia di questi sia resa disponibile per gli atti della Sacra Visita23.

Pochi anni dopo, nel 1639, la visita di Francesco Maria Brancaccio riporta la notizia di un armadio dove sono conservati i libri parrocchiali, la tabella delle messe celebrate ed una copia dei libri di messa24.

Nel 1648, visitando la sacrestia - oltre a ribadire la cura nella compilazione e conservazione delle tabelle e dei libri di messa - ordina che si faccia un inventario delle “mezze annate” della sacrestia, che si curino le apoche e che si rediga un libro dei camerariati25.

Nel 1703 si dice che nella sacrestia esistono sufficienti inventari e si chiede ai canonici di esibire i libri dei beni in occasione della sacra visita.

Per la prima volta si ha la notizia di due archivi separati: quello del Capitolo per il quale si attesta non esiste un inventario delle scritture, beni e ragioni “ma si farà”; e quello parrocchiale nel quale sono citati libri di battesimi, cresime, morti e matrimoni conservati con accuratezza.

La stessa visita riporta l’elenco dei libri conservati nella biblioteca della chiesa, tra cui quattro libri grandi da coro “cioè Antifonario, Graduale (…) et Inni per tutto l’anno coperti di legno foderato di corame bollettato d’ottone.

Due altri libbri di musica da Cappella *…+ Un altro libbro Martirologium Romanum *…+”; ai quali si aggiunge l’elenco dei messali26.

Una importante informazione sulla esistenza dell’Archivio e sulle carte in esso conservate si ha nel 1827 quando, in occasione della sacra visita, si riporta un inventario dettagliato ed analitico del materiale presente nell’Archivio del Capitolo27.

Ancora nel 1861 dell’Archivio del Capitolo si dice che è situato nella stanza interna della Sacrestia, che il libro più antico che contiene istrumenti sembra sia del 1568 e che è custodito da un canonico deputato dal Capitolo con il Titolo di segretario; mentre per l’Archivio parrocchiale si dice che i libri sono realizzati secondo il Rituale Romano28.

Oggi l’archivio della chiesa collegiata e parrocchiale dei SS. Faustino e Giovita è costituito dalle serie: Libri dei Battesimi29, Libri di Cresime30, Libri dei Matrimoni31, Libri dei Morti32, Libri di messe33, Stati delle Anime34.

La serie Amministrazione è costituita di documentazione con datazione più antica contenuta nei faldoni di Editti, Bolle e corrispondenza (7 pezzi con datazione compresa tra il 1686 ed il 1862).

I faldoni sono divisi in fascicoli contenenti - oltre agli Editti, alle Bolle e alla corrispondenza relativa alla chiesa – anche entrate, uscite e documenti di amministrazione della collegiata. Alla serie si aggiungono 10 registri di Attuari con datazione compresa tra il 1704 ed il 181635.

La serie Matrimonialia comprende 8 faldoni divisi in 146 fascicoli cartacei. I fascicoli contengono processi matrimoniali della parrocchia dei SS. Faustino e Giovita con datazione compresa tra il 1726 ed il 1929 e sono divisi per anni.


23 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Muti, 1612-1622, c. 35.
24 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Brancaccio, 1639, c. 37; cfr. anche Visita Brancaccio 1646, c. 37v.
25 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Brancaccio 1648, c.n.n
26 Cedido: Serie: Visite pastorali, Visita Santacroce 1703, vol. I, cc. 59v-60 e segg.
27 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Pianetti 1827, vol. V, cc. 725-805. In questo elenco sono riportate carte di particolare interesse quali un Inventario delle suppellettili delle chiese collegiate unite di S. Luca e SS. Faustino e Giovita, circa 25 Libri di messe dal 1600 al presente, Un Libro intitolato Ricordi e stato della Compagnia del SS.mo Sacramento in S. Faustino, due libri d’Istrumenti, un libro delle Prebende e Cappellanie di entrambe le collegiate, un Catasto dei beni del Capitolo formato nel 1741 e rinnovato nel 1768, un libro dei Ricordi e Depositi per la chiesa dei SS: Faustino e Giovita del 1759, un libro ei Ricordi e Decreti dal 1651 al 1762, un Rendimento dei conti del 1759, un libro delle Polize del Capitolo datato 1741, quattro libri di Amministrazione, 5 libri di Puntature, il Sinodo Oddi, un Inventario dei beni del capitolo del 1727, introiti ed esiti del Capitolo, Introiti ed esiti della Sacrestia ed un libro dei camerlengati. Si parla inoltre di una cartella con scritture sciolte che riguardano l’amministrazione della chiesa per le quali si rimanda alla visone della visita pastorale.
28 Cedido, Serie: Visite pastorali, Visita Bedini 1861, vol. I, c.n.n.
29 Registri cartacei con coperta in pergamena (17 registri, 1605-1915) presentano una Rubrica alfabetica finale e una numerazione coeva per pagine, in alcuni casi la data indicata sul piatto anteriore non corrisponde alle registrazioni contenute le volume. Non di rado all'interno del registro ci sono fogli in parte staccati. Il registro del 1643-1655 contiene la registrazione anche delle cresime. In alcuni casi, sul frontespizio, è indicato il nome del Canonico Curato che ha redatto il registro. Il registro del 1857-1871 sembra essere una “Copia esatta dall'autentico e certificata autentica". La registrazione degli atti di battesimo avviene in maniera abbastanza costante dal 1605 al 1915 ci sono però registri in cui sono riportati atti degli stessi anni: 1689-1706, 1739-1762, 1833-1870, 1881-1908.
30 I Registri (2 pezzi, 1685-1905) presentano una numerazione coeva per fogli ed una Rubrica alfabetica finale. Il registro datato 1685-1832 è formato da due registri legati insieme: il primo 1685 - 1728 di f. 62; Il secondo registro comincia con il giorno 08 / 06 / 1732, dal f. 64 al f. 146.
31 I registri (6 pezzi, 1620-1908) presentano una numerazione coeva per fogli, e spesso contengono fogli bianchi. Rubrica alfabetica finale.
32 I registri (8 pezzi, 1620-1954), in alcuni casi, presentano nel frontespizio il nome del Canonico Curato che ha redatto il registro. Numerazione coeva per fogli. Rubrica alfabetica finale.
33 23 registri che ricoprono un arco cronologico compreso tra il 1651 ed il 1902. I volumi presentano una consistenza cronologica abbastanza completa, mancano gli anni tra 1732 e 1754.
34 È la serie più ampia, contiene 168 fascicoli con datazione 1767 – 1952, mancano soltanto gli anni tra il 1783 e il 1785.
35 I registri del 1716-1723 contengono attuari della Commenda detta di “S. Lucia” e della commenda detta “Maggiore” di Bagnoregio. La registrazione degli atti avviene in maniera abbastanza costante: mancano le registrazioni per gli anni 1723-1729, ogni volume contiene atti di circa 15 anni.

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