Viterbo STORIA
Vincenzo Ceniti

Fischio di partenza alle ore 8 del 27 ottobre 1932. Lo dà il capostazione di turno, tale signor Villa. Da Roma (piazzale Flaminio) parte per il viaggio inaugurale il primo convoglio (due locomotori e tre vagoni) della rinnovata ferrovia Roma-Nord con a bordo il capo del governo Benito Mussolini accompagnato da un manipolo di gerarchi che occupa la carrozza 59, una vettura-salone allestita appositamente per il Duce con tavoli e divanetti.

Oggi quel cimelio dell’ancien regime giace abbandonato nella stazione di Viterbo in attesa di sorte migliore.

Tripudio di gente ad ogni fermata lungo i 103 chilometri del percorso che ostenta bandiere, divise, gagliardetti, fiori e sorrisi.

Correva uno degli anni d’oro del Ventennio. Il giorno dopo (XI dell’era fascista) viene inaugurata un’altra ferrovia, la Cremona-Iseo a conferma del grande fervore che c’era in quei tempi nei collegamenti non solo su rotaia.

È l’anno della Balilla presentata al Salone internazionale dell’Automobile di Milano, di Littoria (oggi Latina) la prima città di fondazione costruita sulle pianure bonificate dell’Agro Pontino, di Primo Carnera (nel giugno 1933 conquisterà il titolo mondiale dei pesi massimi) e di Nuvolari che è su tutte le pagine sportive del mondo. In molti (America compresa) ci invidiano il Rex (la nave superveloce) e il mega transatlantico Augustus.

Mussolini viene accolto a Viterbo con grandi onori al grido di eia, eia, eia, alalà.. Eloquente la foto che lo ritrae sul balcone della Prefettura davanti ad una folla entusiasta. In quella occasione ebbe a dire “La ferrovia che abbiamo inaugurato stamane costituisce una delle opere più importanti del decennale fascista ed è anche la prova dell’altezza tecnica raggiunta dall’ingegneria italiana”. L’operazione, realizzata in poco più di quattro anni di lavoro, costò quasi 100 milioni di lire con l’impiego di circa 4.000 operai divisi in tre turni per assicurare un lavoro no stop giorno e notte.

Responsabile della sicurezza, quel 27 ottobre 1932, era il prefetto Tito Cesare Canovai con mio nonno Questore di Viterbo. Sua moglie, da buona donna del Sud, se ne stava a casa a pregare la Madonna perché nulla accadesse. A proposito di sicurezza si dice che nei punti strategici del percorso erano dislocate decine e decine di uomini della milizia vestiti da pastori per vigilare sulla incolumità del Duce.

Ma torniamo alla Roma Nord. In quel viaggio inaugurale sembra che il Duce avesse avuto disturbi di stomaco, forse per le tante curve lungo il tragitto che ancor oggi affliggono gli attuali passeggeri. Ma c’è di più. Si racconta che a Sant’Oreste Mussolini si fosse stranito per la lentezza con cui procedeva il convoglio. Sarebbe allora sceso per proseguire con l’auto di servizio, ma non disponiamo di fonti certe per dire come siano andate effettivamente le cose .

La ferrovia ristrutturata alla fine degli anni Venti dalla Società Romana Ferrovie del Nord ricalcava in alcuni tratti un precedente armamento a scartamento ridotto avviato senza successo nel 1905 dalla “Société Tramwais et Chemins de Fer Electriques de Rome” gestita da Eugène Ryckaert e Emile Renders di Bruxelles. Partendo dalla capitale (piazza della Libertà) raggiungeva in una prima fase progettuale Civita Castellana, sotto forma di tramvia e, successivamente,Viterbo. L’intera linea venne inaugurata il 9 ottobre 1913. Su quel treno salivano spesso nonni e nipoti che da Roma raggiungevano Soriano nel Cimino per l’aria buona e ossigenata indicata per la pertosse.

Ma l’impresa non raggiunse i risultati sperati, tanto che dopo il 1928 la Société venne messa in liquidazione con l’impegno di cedere alla Società Romana Ferrovie del Nord le concessioni relative all’intera linea che subirà consistenti modifiche strutturali, tra cui la trasformazione dei binari in scartamento ordinario.

Non solo. Venne anche eliminato l’attraversamento della Quercia presso Viterbo. I binari correvano allora lungo l’attuale viale Trieste che vennero sepolti dall’asfalto. Il materiale rotabile di trazione – si legge in un prezioso volumetto di Angelo Curci, 1992 – fu realizzato dalla S.R.F.N. rispettando quelli che all’epoca erano i più moderni criteri di costruzione. Molte le opere di alta ingegneria tra cui il ponte sul Tevere, quello sul Treja (poco distante da Civita Castellana) e quello presso Bagnaia.

Visto dall’aereo il tracciato appare come un capolavoro ineguagliabile di tecnica costruttiva. I lavori riguardanti le opere civili per la trasformazione della linea vennero affidati alla società dell’ing. Ernesto Besenzanica. Si era all’inizio del Ventennio fascista e il Governo aveva necessità di accelerare i tempi tecnici di esecuzione anche per dare una prova di visibilità. Besenzanica (1864-1940) era un tecnico milanese che andava per la maggiore nel campo delle costruzioni ferroviarie in Italia e all’estero. Con lui i lavori ebbero un grande impulso.

Avveniristica la sua idea di penetrazione ferroviaria nel tratto terminale romano fino a piazzale Flaminio con l’esecuzione di una lunga galleria (oltre 2 km) tra Acqua Acetosa e Flaminio realizzata in poco più di un anno tra 1931 e il 1932. Oggi la stazione di Roma è uno dei simboli dall’architettura del Ventennio. Le decorazioni dell’edificio vennero realizzate dall’arch. Ariodante Bassero. Uno degli artefici delle fortune della ferrovia fu l’ing. Enrico Dellarciprete, direttore della Società Romana Ferrovie del Nord dal 1930 al 1964.

La linea nei primi decenni di attività, fino alla seconda guerra mondiale, trasportava migliaia di pendolari e studenti, ma anche numerosi turisti alla ricerca di luoghi inconsueti da scoprire e apprezzare. Pensiamo alla rocca Borgia e al Duomo di Civita Castellana, al castello Orsini e alla fontana Papacqua di Soriano nel Cimino, al castello-palazzo Ruspoli di Vignanello, alla Villa Lante di Bagnaia e alla stessa Viterbo.

A causa dei bombardamenti dell’ultima guerra mondiale la sede ferroviaria ed alcune stazioni riportarono gravi danni lungo tutta la linea. La ricostruzione prese avvio nel 1946. La nuova stazione di Viterbo venne inaugurata il 24 maggio 1953.

Oggi per la ferrovia c’è un programma di rinnovamento che potrebbe portare ad una sua auspicata rivalutazione,dal momento che collega, riguardo al Viterbese, molte località dei monti Cimini. Andrebbero eliminate alcune curve per aumentare la velocità commerciale e riorganizzati gli orari per adeguarli alle nuove esigenze dei suoi fruitori. E’ vero che il percorso è lungo (si dovevano superare i cento chilometri per accedere alle agevolazioni allora previste), ma il futuro, ricordiamolo, corre sui binari e non sul trasporto pubblico su gomma.

Gianfranco Lelmi - una miniera di informazioni storiche – ci dice “Ancora oggi questa ferrovia è utile. In treno si impiega poco più di un’ora per raggiungere Viterbo da Civita Castellana, mentre i collegamenti in bus, toccando gli stessi paesi, impiegano molto di più. Da Civita Castellana a Roma si impiega un’ora e mezza fino a piazzale Flaminio. Con il bus ci vogliono quasi due ore, se tutto va bene. E’ ovvio che la Regione Lazio per una politica scorretta e interessi politici, riempie le strade di autobus (con i rischi che sappiamo ndr) e lascia pochissimi treni. La ferrovia non rispettando oggi gli orari per mancanza di fondi spinge automaticamente la gente ad abbandonare il trasporto su treno. C’è anche da osservare che una corriera ha una vita media di otto anni, mentre quella di un treno è di cento anni”

Da non sottovalutare, poi, l’aspetto turistico come fece negli anni Settanta-Ottanta l’allora Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo che si servì della ferrovia per viaggi della domenica riscuotendo unanimi consensi.

A titolo di curiosità riportiamo uno stralcio della brochure del 1980 che dettava le condizione di uno di quei viaggi.

Date dei viaggi 1980

13, 20,25, 27, aprile, 4, 11, 18, 25 maggio, 1, 8, 15, 22, 29 giugno, 6, 13, luglio, 7, 14, 21, 28, settembre per un totale di 19 viaggi.

Programma del viaggio

Ore   8,15 appuntamento a piazzale Flaminio

Ore   8,42 partenza

Ore 10,15 arrivo a Civita Castellana; visita del Forte del Sangallo

Ore 11,30 partenza per Bagnaia

Ore 12,30 arrivo a Bagnaia; visita guidata dei giardini di Villa Lante.    

                 Pranzo presso il ristorante Checcarello

Ore 15,00 Arrivo a Viterbo; transfer con bus a piazza del Plebiscito

                 Visita guidata del centro storico (Palazzo dei Papi e

                 Quartiere di San Pellegrino)

Ore 18,00 Partenza per Vignanello, merenda e banda musicale

Rientro a Roma

La quota di partecipazione comprende: trasporto ferroviario, spuntino a bordo, assistenza hostess, transfer in bus ove previsti, ingresso ai monumenti, pranzo in ristorante, merenda a base di porchetta. Ai partecipanti verrà offerta la possibilità di effettuare shopping artigianale e agrituristico in alcune località lungo il percorso. In treno potranno essere acquistati volumi artistici, cartoline illustrate, guide turistiche dei luoghi visitati.

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