Valentano STORIA Curiosità
Romualdo Luzi
Canepina nel 1930 circa (Archivio Mauro Galeotti)
L’interesse suscitato dopo la pubblicazione della scoperta dell’allume da parte di Giovanni di Castro e l’interesse dimostrato dal papa Pio II Piccolomini, mi porta a raccontare un altro piccolo avvenimento, senza tacere che lo stesso pontefice ha scritto sulla magnifica Processione del Corpus Domini del 1462 a Viterbo e sulla nota Corsa delle barche da Capodimonte all’Isola Bisentina.
Verso la fine di settembre del 1460, il pontefice Pio II, Enea Silvio Piccolomini, di ritorno dal Congresso di Mantova, nel portarsi da Roma a Viterbo, salì sul Cimino e la sera si fermò e pernottò a Canepina.
il pontefice Pio II, Enea Silvio Piccolomini
Non fu un soggiorno gradevole e nei suoi Commentari, lo stesso papa, grande umanista, così ne parla, nella traduzione fatta da Luigi Totaro:
“Era già sera quando si giunse a Canepina e lì venne passata la notte. Canepina giace alle falde del monte Cimino, dalla parte dove nasce il sole, ma si trova in una valle così scura e profonda che di sole se ne vede ben poco. Un torrente che scende dalla montagna lambisce le mura del borgo. I colli sono coperti da fitti castagni che d'estate rendono ancora più cupo quel luogo. Quasi non ci sono altri alberi, se si eccettua qualche nocciolo o qualche melo. Gli abitanti si sono costruiti delle capanne di legno e vi abitano stretti stretti come api in un alveare; le case, anche le più piccole, ospitano più famiglie. La promiscua sistemazione fa moltiplicare la popolazione: il fumo, che è abbondante nelle case, fa seccare i cattivi umori. Il papa venne ospitato in una stanzetta poco più grande del letto e, per stare senza fumo, rimase senza fuoco”.
La non lusinghiera cronaca del Piccolomini fa comprendere la situazione in cui versava Canepina in quel periodo e, in ogni caso, rileva la preziosa presenza di castagneti e di noccioleti da cui la gente ritraeva i frutti e, per i castagni, anche legna da falegnameria. La sosta del papa fu sicuramente frettolosa tanto che oltre queste righe, non si dilunga nemmeno ad illustrare chiese o altri palazzi che pure vi sorgevano.
Romualdo Luzi
