Valentano STORIA
Romualdo Luzi

Scorrendo recentemente il saggio introduttivo premesso ad un CD di musica “Classica Antiqua”, dal titolo Le cantate dei Papi (n. 3, aprile 2010), ho notato l’immagine in ovale di una Santa suora con un Crocifisso recato nella mano sinistra e con quella destra levata in alto quasi a indicare la coroncina di rose posta sulla sua testa.

La didascalia ricorda solo che l’ovale è posto lungo la navata centrale della Basilica di Santa Maria in Aracoeli e nel testo l’unico riferimento alla Basilica riguarda il compositore, clavicembalista e organista Bernardo Pasquini (Massa e Cozzile, 7 dicembre 1637 – Roma, 21 novembre 1710) che, oltre ad assolvere, in varie importanti chiese romane il suo compito di organista, lo fu in particolare in Aracoeli con la “carica di organista del Senato e del Popolo romano”.

Ebbene, tornando al nostro dipinto, la prima considerazione è che quell’immagine riguardasse Santa Rosa da Viterbo, proprio per la specifica iconografia. Da qui è nata la voglia di comprendere meglio questa situazione e si è così scandagliata la storia dell’illustre Basilica Romana riuscendo a ritrovare la segnalazione della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e del Polo Museale della Città di Roma che, nel bel sito di illustrazione dell’Aracoeli, ha inserito in maniera adeguata la foto del dipinto con tanto di opportuna didascalia, precisando che nella navata centrale esistono simili ovali contenenti la raffigurazione di vari Santi dell’Ordine Francescano, come vediamo da questa visione totale dell’interno della Chiesa.

Roma, Basilica di S. Maria in Aracoeli. Interno
(Foto cortesia Dnalor _01, Wikimedia Commons, licenza CC-BY-SA 3.0)

Nell’ovale che ci interessa è ritratta proprio Santa Rosa dipinta da fra Umile da Foligno, (1686-1691), pittore francescano, che la realizzò, insieme ad altre opere, nella seconda metà del 1600.

Santa Rosa dipinta da fra Umile da Foligno, (1686-1691)

Questa ricerca ci ha portato ad una ulteriore sorpresa, alla scoperta che, nella stessa Basilica esiste anche una cappella, dedicata proprio alla santa viterbese, arricchita da una serie di altre immagini sulla sua vita.

La cappella è pertinente alla parte più antica della chiesa databile XIII secolo, collocata verso l’abside, dopo il transetto. Fu forse fondata dai Capocci (famiglia che in quel tempo aveva legami con la città di Viterbo) con l’originaria dedica a san Nicola.

Vi si conserva un pregevole mosaico duecentesco di ambito romano, oggetto di studi che ne riferiscono l'esecuzione a Pietro Cavallini o a Jacopo Torriti.

La cappella passò poi ai Velli; nel 1620 fu dedicata alla Purificazione, mentre alla fine del secolo acquisì l'attuale dedicazione e fu totalmente restaurata, con dipinti di Pasqualino de' Rossi e di un anonimo romano che non conoscevamo e che ci piace riprodurre come un ulteriore omaggio alla nostra Santa e che costituiranno per molti una gradita novità.

Questi i quadri collocati nella cappella:

 

Pasqualino de' Rossi, Santa Rosa ascende al cielo (1674-1686), olio su tela

 

Pasqualino de' Rossi, Predicazione di santa Rosa (1674-1686), olio su tela

Pasqualino de' Rossi, Santa Rosa ridona la vista a Delicata, (1674-1686), olio su tela

 

Pasqualino de' Rossi, Miracolo del pane trasformato in rose (1674-1686), olio su tela

Ignoto autore di ambito romano, Miracolo di santa Rosa sul sasso che si innalza, (1840-1860 ca.), olio su tela

Le immagini di S. Rosa sono tratte dal sito della Soprintendenza SPSAE e Polo Museale della Città di Roma

Romualdo Luzi

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