Valentano STORIA
Romualdo Luzi (tratto dalla Rivista di Studi Pientini di Studi Orvietani 6/2016)


Pio II Piccolomini, incisione, tratta da A. Ciccarelli,
Le vite de Pontefici, Roma, Basa, 1588.

La vicenda della scoperta dell’allume da parte di Giovanni da Castro è un evento noto e spesso oggetto di studi specifici che ne hanno messo in luce gli aspetti singolari del rinvenimento e degli enormi benefici economici che ne derivarono per lo Stato della Chiesa al tempo di Pio II Piccolomini.

Meno nota, o quanto meno poco conosciuta, appare invece la biografia di colui, Giovanni da Castro, cui si deve questa scoperta straordinaria e che tenteremo qui di conoscere meglio attraverso fonti biografiche e documentarie. Giovanni, figlio del giureconsulto Paolo Serangeli, chiamato Paolo di Castro, e di Piera Cerrini da Corneto (Tarquinia),1 nipote dell’altro giurista Pietro d’Ancarano,2 nacque a Padova attorno agli inizi del sec. XV.


Castro, veduta a volo d’uccello, incisione di J. Blaue, Nouveau théàtre d’Italie…,
Amsterdam, 1704, collezione privata

Tra le tante notizie da verificare sul nostro personaggio rimane quella del suo luogo di nascita (alcuni lo attribuiscono a Ca-stro) e del nome della stessa madre che da alcuni citata come Cesarini, dovrebbe essere invece Cerrini e, forse, come afferma M. Caravale3, Piera de’ Cervini. La mancanza di documenti certi ci lascia molti dubbi.

Giovanni era il figlio secondogenito di Paolo di Castro (1360/62-1441) il quale, dopo un certo periodo, si trasferì dalla città natale e, verso il 1403, si sposò in Firenze con la Cerrini o de’ Cervini, da cui ebbe quattro figli, Angelo (inizi sec. XV-tra il 1477 e il 1492), Giovanni, Gilio (morto per la peste a Firenze nel 1420) e Francesca, di cui non si hanno notizie.4 La memoria del celebre giureconsulto Paolo non venne mai meno a Castro tanto che, ancora nel 1630, Benedetto Zucchi, nella sua Informazione e Cronica della città di Castro…,5 ricorda testualmente:

...e lasciando ancora la Cronica antica di quel gran Legislatore Paolo di Castro, e di Angelo suo figlio, dove si vede ancora la sua casa, dove nacque, ed un animale a guisa di drago, piantato nella facciata della Cattedrale in una pianca (lapida) di una sepoltura, qual animale faceva per sua arme, ed una lettera scritta di sua propria mano di carattere antico sotto la data di Firenze, dove si leggeva al capitolo de’ preti di questo tenore da me vista e letta nella Cancelleria della Comunità mentre che io fui Cancelliere non so quanti mesi, e similmente fu veduta, e letta da molti Cittadini: “Ho visto quanto mi scrivete della morte di Messer lo Vescovo, però per operare con monsig. Lo Papa, che vi dia un Messer lo Vescovo Uomo dabbene, e bell’avvanzato, lasciate la cura a me.” Così la lettera con questa sottoscrizione: Paulus Serangeli de Castro.

L’Annibali, che pubblica il manoscritto di questa Informazione
dello Zucchi aggiunge, nelle note, molti riferimenti alla vita dello stesso Paolo e di Giovanni, suo figlio. In particolare così si legge alla nota 2:

Questo Paolo, che fece tant'onore a Castro sua Patria, detto per la sua gran dottrina Lucerna Iuris, di cui esistono le opere stampate in più volumi, oltre Angelo qui nominato, il quale seguitò la professione del Padre, cioè di Giurisconsulto, ebbe un altro figlio chiamato Giovanni, di cui scrive così Frangipani; “Le Lumiere delle Tolfa furono scoperte per la prima volta da Giovanni di Castro, celebre ancora per esser figlio di Paulo Giurìsconsulto: “e lo stesso dice, con aggiungere, che le dette Lumiere furono trovate nel 1463.

Era allora Papa Pio II. al quale esso Giovanni era ben noto, perché essendo questo stato gran viaggiatore, da Costantinopoli era passato a Basilea, dove ritrovandosi allora il Cardinal Enea Silvio per causa del Concilio, che vi sì celebrava, Esso Giovanni lo servì in qualità di Mastro dì Casa, e perciò in sentire, che dopo qualche anno fu eletto Papa col nome di Pio II, si portò a Roma, e quindi avendo scoperto sopra i monti della Tolfa un'erba, quale nasce dov'è la miniera dell'allume, ne fece allo stesso Papa la relazione, e questo fattene far delle prove, vi trovò quella gran miniera, da cui tuttavìa si cava gran quantità di quel minerale. Per questa scoperta, oltre il gran regalo in denaro ed altro fatto a Giovanni, il Papa gli fece eriggere la statua nella piazza di Castro.6

Giovanni, a differenza del fratello Angelo che si era diplomato presso l’Università di Padova in utroque iure, avrebbe affrontato studi filosofico-umanistici per poi intraprendere i commerci. Come accennato, a Basilea avvenne l’incontro tra Giovanni e il suo padrino, Enea Silvio Piccolomini, futuro Pio II.

In tempi successivi all’incontro con il cardinale Piccolomini, Giovanni, tornato in Italia da Basilea, visse a Roma ove si pose al servizio di Papa Eugenio IV, Gabriele Condulmer (1441-1447), come depositario generale. Quindi continuò i suoi commerci in prodotti tessili recandosi a Costantinopoli ove...

...andò a metter casa di commercio... ove tigneva pannilani fabbricati in Italia, con ricchissimo guadagno. Egli usava per mordente delle tinture l'allume orientale, di che, essendo ingegnosissimo ed attento osservatore, aveva studiato la natura, le proprietà, le miniere, ed ogni altra cosa a quello appartenente. Quando i Turchi espugnarono Costantinopoli, Giovanni perdette ogni suo avere, e contento di campar la vita, tornò, come ho detto, alla patria, niun altro tesoro portando seco se non delle sue cognizioni.7

Allorché i Turchi, come detto, conquistarono Gerusalemme (1453), l’allume divenne loro esclusivo prodotto di monopolio in tutto il Mediterraneo tanto che il suo prezzo salì a livelli considerevoli anche per la sostanziale mancanza, in Europa, di simili risorse. Giovanni fu costretto ad abbandonare il proprio lavoro e solo quando il cardinale Piccolomini, grande amico del padre Paolo, nel 1458 fu eletto al soglio pontificio con il nome di Pio II, chiese ed ottenne di essere accolto in curia ricevendo vari incarichi tra cui quello di Commissario Generale per le entrate di Roma e del Patrimonio.8

 

Pianta di Aqvifolio o Agrifoglio (Ilex aquifolium), da A. Mattioli, I discorsi di M. Pietro Andrea Mattioli, nei sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo della materia Medicinale, Valgrisi, 1568, p. 179.

Nel frattempo si susseguivano i tentativi di Pio II per costituire una lega di potenze cristiane e muovere così guerra ai Turchi per la riconquista di Gerusalemme.9 In questo quadro storico si inserisce la vicenda del scoperta dell’allume.

Piuttosto che ripetere la storia della scoperta rifacendosi alle tante versioni scritte in proposito, ci piace documentarla attraverso la descrizione che appare sotto la voce “Allumiere” nella celebre opera curata da Gaetano Moroni relativa al Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica.10 Oltre che essere una nota succinta e precisa, questa voce appare di una singolare attualità:

[…] A Giovanni figlio del celebre giureconsulto Paolo da Castro si deve il merito del ritrovamento di questa miniera, di cui mancava l’Italia e l’Europa, e tanto necessaria pel minerale occorrente principalmente alla tintura de’ panni e della seta. Nel 1458 divenuto Papa Pio II, essendo padrino di Giovanni, lo nominò commissario della camera. Or mentre Giovanni visitava le provincie, siccome dedito ai prodotti naturali e pel suo genio indagatore, tutto si applicò in utili ricerche, per lo che passando pe’ monti non molto distanti da Civitavecchia, trovò in vicinanza della Tolfa l’arboscello Agrifoglio, Ilex aquifolium, di cui gran copia era nelle miniere asiatiche, del quale avea preso cognizione nel suo soggiorno a Costantinopoli, allorché mercanteggiava di panni e altri tessuti che ivi dall’Italia si mandavano a tingere.

Quindi fece rapidamente uno scavo, e scelse alcuni sassi che gli sembrarono più a proposito, gli assoggettò a’ processi che avea appreso, e giunse a ottenere l’allume, ch’è un sale neutro formato dalla combinazione dell’acido solforico coll’allumina. Si trova ancora nativo, ed in tal caso è un sal triplo derivante dall’acido solforico, dall’allumina e da certa quantità di potassa, e qualche volta d’ammoniaca.

Questo allume, detto anche di rocca, serve ancora alla farmacia, alla pittura e ad altre arti. Lieto Giovanni per tal successo, si recò a manifestarlo al Papa qual felice evento, esponendogli l’importanza della scoperta che recava all’intiera cristianità, togliendo al turco una copiosa rendita e appropriandola alla s. Sede Dopo i debiti esperimenti, verificatosi l’asserto di Giovanni, si diè principio alla fabbrica dell’allume, che produsse ottimi risultati nell’effetto della tintura, acquistando in breve tempo un credito superiore a tutti gli allumi, onde nel I anno 1462 produsse un utile di 90,000 scudi d’oro.

Grato Pio II a Giovanni, anche per l’aiuto grande che riceveva nella difesa del cristianesimo contro l’incremento della formidabile potenza ottomana, pegl’immensi vantaggi recati allo stato, dispensandolo non solo di ricorrere agli stranieri, ma di fornirne altre nazioni, atteso l’ottima qualità e purezza preferibile alle altre conosciute, lo colmò di onori e compensi, e gli fece erigere una statua nella patria [Castro] coll’iscrizione: Joanni [sic] de Castro Aluminis [sic] inventori […].


Enea Silvio Piccolomini, Pio II, Commentari, Roma, Biblioteca Accademia Lincei e
Corsiniana, ms. Corsiniano 147, c. 1r, 1464

La data della scoperta dell’allume viene fatta risalire da alcuni storici al 1460, altri agli inizi del 1461, altri ancora al 1462,11 mentre almeno una data è certa, quella del 20 luglio 1461, sotto cui la Camera Apostolica approvò il contratto stipulato, per lo sfruttamento delle miniere di Tolfa, tra il comune di Corneto (Tarquinia) e Giovanni da Castro.12 

Le Allumiere di Tolfa, Pietro da Cortona (P. Berrettini), 1630 (Musei Capitolini

Ancora in un documento del 1462 è scritto che «il cornetano (cioè il tarquiniese) Giovanni di Ser Angelis» ebbe la collaborazione di un ebreo per la scoperta dell’allume.13

Per completezza di questo scritto appare necessario presentare qui il frammento testuale dei Commentarii di Papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini in cui si narrano diffusamente le fasi della scoperta, lo stupore e l’incredulità iniziale con cui il pontefice la apprende, dei dubbi che suscita nell’ambiente della Camera Apostolica, ma anche dell’assoluta certezza di Giovanni che, davanti al papa, letteralmente gli dice:

Hodie […] tibi victoriam de Turcho affero […] At ego septem montes inveni adeo huiuscemodi materiae fecundos, ut septem orbibus sufficere possint […] Haec tibi minera nervos belli administrabit et auferet Turcho, hoc est pecuniam.14

Compresa la straordinaria valenza della scoperta...

...Pius Ihoannem dignum censuit quem singularibus prosequeretur honoribus et cui statuam erigeret in patria, in qua scriputm est “Iohanni Castrensi alumini inventori”.15

Quest’ultimo è il passo dei Commentarii specificatamente riservato alla circostanza dell’erezione, nella città di Castro, della statua celebrativa in onore di Giovanni. Che sia stata eretta sembra non esservi dubbio anche perché ciò è ricordato e ripreso in molti testi e studi, oltre quelli sopra citati,16 seppure della statua non si trovi poi traccia nelle molte stampe e piante della città presenti in archivi e biblioteche, nulla è emerso durante gli scavi eseguiti tra le rovine della città, né se ne fa alcun riferimento negli scritti sul primo saccheggio di Castro del 1527, in altri scritti e relazioni soprattutto in quelli sulla resa del 2 settembre 1649, seguita dagli interventi di demolizione della stessa città che durarono circa tre mesi, tanto che il 3 dicembre di quell’anno «Fu dato avviso dallo Spinola17 della compita demolitione di Castro».18


Tavola sulla lavorazione dell’allume tratta da Giorgio Agricola, De
l’arte de metalli, Basilea, 1563, p. 491

Una sola testimonianza si riferisce, in particolare, alla statua di Giovanni che sarebbe rimasta in loco per circa due secoli (1462-1649) per essere poi travolta e andata perduta tra le rovine della capitale farnesiana.19 L’estrazione e il commercio dell’allume divenne allora la principale attività di Giovanni che per questo, nel 1462, fondò una società con Bartolomeo da Fremura di Genova e Carlo Gaetani di Pisa.

Società che, proprio per l’amicizia con Pio II Piccolomini ebbe molta rilevanza e il contratto di sfruttamento delle miniere, stipulato con la Camera Apostolica, fu ancora rinnovato nel 1465. Del suo matrimonio, avvenuto a Padova con la nobile Bianca dei Capodilista,20 non se ne conosce l’epoca e nemmeno si conosce la data di nascita del figlio Gianfrancesco. Giovanni da Castro morì verso il giugno del 1470.

 

Cristallo di alunite, esemplare rinvenuto nelle miniere di allume di Allumiere (Roma). Foto Maurizio Burli

Oggi questo personaggio, così strettamente legato ad una vicenda di tipo “commerciale”, che ebbe nei Commentarii di Pio II Piccolomini una vasta eco e ottenne riconoscimenti di grande prestigio ed economici, si pone alla nostra attenzione per quel particolare senso di avventura che l’avevano portato in giro per l’Asia come acuto mercante e soprattutto come attento osservatore delle realtà economiche del suo tempo che, unite ad un indiscutibile intuito, l’avrebbero condotto ad una scoperta che, per periodo storico, costituì in senso pieno una “vittoria sui Turchi”.

Quella vittoria agognata da Pio II tanto da fargli allestire una vera e propria Crociata ma che la morte, sopraggiunta allorché si trovava ad Ancona (13- 14 agosto 1464), nel cui porto era ancorata flotta cristiana, fece definitivamente interrompere. Sui Monti della Tolfa ove Giovanni da Castro scoprì l’allume, a poco a poco, si formò una prima comunità di minatori e quindi un piccolo centro che, proprio dal minerale estratto, prese il nome di Allumiere.

Romualdo Luzi
(tratto dalla Rivista di Studi Pientini di Studi Orvietani 6/2016)

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1 In molti scritti il cognome della madre è stato indicato come Cesarini ma ultime ricerche in proposito confermano quello di Cerrini. In proposito cfr. M. Polidori, Croniche di Corneto, Tarquinia, 1977, pp. 259-260; L. Valesio, Memorie Istoriche della Città di Corneto aggiuntivi alcuni documenti spettanti all’opera postuma dell’Abate Camillo Falgari, a cura di M. Corteselli e A. Pardi, Tarquinia, 1993, pp. 90-91; V. Daga, Scoperta dell’allume, in «Bollettino dell’anno 1997» della Società Tarquiniese d’Arte e Storia, pp. 263-267; B. Blasi, Mario Cerrino. Un personaggio dimenticato del Rinascimento cornetano, in «Biblioteca e Società », XXI, 1-2, maggio 2002, p. 8-12. M. Caravale, CASTRO, Giovanni di., voce in: «Dizionario biografico degli italiani», vol. XXII, Roma, 1979, pp. 225-227. Cfr. pure: C. Lanzi, Memorie storiche sulla Regione Castrense, Roma, 1938, p. 322-324.

2 Pietro d’Ancarano, altro celebre giurista, anch’esso della famiglia Farnese, prese il pronome dal Castello omonimo compreso tra i territori di Tuscania e Tarquinia, ove probabilmente nacque nel 1333, morto a Bologna il 13 maggio 1416. Su di lui Cfr. C. Lanzi, Memorie storiche…, op. cit., p. 321-322; L. G. Tiberi, Pietro Ancarano, in: Bollettino STAS Tarquinia, n. 34, 2005, p. 57-64. A. Guglielmotti, nella sua Storia della Marina Pontificia nel Medio Evo dal 728 al 1499, Vol. II, Firenze, 1871, alle p. 334-335, scrive di aver consultato un antico manoscritto già dei signori Buttaoni e, a quel tempo, di proprietà di Giuseppe Peggi di Tolfa, dal titolo De Alumerarium invenzione, parlando di Paolo di Castro traccia un breve albero genealogico in cui padre di Paolo sarebbe lo stesso Pietro Ancarano che dovrebbe essere invece lo zio. Questa vincolo di parentela collegherebbe Paolo alla famiglia Farnese ma ciò, secondo noi, è inverosimile proprio perché un fatto del genere sarebbe stato certamente documentato.

3 Vedi nota 1.

4 Per le vicende della famiglia e dei figli di Paolo di Castro cfr., oltre alla voce su Giovanni nel Dizionario Biografico degli Italiani cit. nella nota 1, anche le seguenti altre voci apparse nella stessa opera: G. D’Amelio, CASTRO, Paolo di., pp. 227-233; G. D’Amelio, CASTRO, Angelo da (Angelo di Castro, Angelo Castrense), pp. 223-225.

5 B. Zucchi, Informazione e cronica della città di Castro, e di tutto lo stato suo (…), pubblicata in F. Annibali, Notizie storiche della Casa Farnese, della fu città di Castro (…), Montefiascone, 1818, vol. II, pp. 17-19.

6 F. Annibali, Notizie storiche della casa Farnese…, op. cit., p. 17-18.

7 A. Guglielmotti, Storia della Marina Pontificia nel Medio Evo…, op. cit., p. 335.

8 M. Caravale, CASTRO, Giovanni di, op. cit.

9 M. Caravale, A. Caracciolo, Lo Stato pontificio da Martino V a Pio IX, Torino, 1978, p. 84 e segg.

10 G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia, 1852, vol. LVIII, p. 130-131.

11 Cfr. in proposito l’ampia bibliografia proposta in M. Caravale, A. Caracciolo, Lo Stato Pontificio…, op.cit., pp. 84-86. Cfr. pure: L. von Pastor, Storia dei Papi, II, 1961, pp. 224-226. A queste note si devono aggiungere vari interventi contenuti in Atti del convegno”Il ruolo dell’allume nello sviluppo economico dell’Europa dal XV al XVII secolo”, Allumiere 21-22 aprile 1990, in «Notiziario», Allumiere, Associazione Archeologica “Adolfo Klitsche de la Grange” e del Museo Civico, VIII, 1996, appendice, pp. 1-148. Va segnalato ancora: G. Cola, A. Berardozzi, M. Galimberti, Lo sfruttamento degli altri minerali e metalli, Tolfa, 1998.

12 P. Sella, La prima concessione per l’allume della Tolfa, in «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken», XXXIII, 1944, p.252-259, citato in: M. Caravale, A. Caracciolo, Lo Stato Pontificio…, cit., p. 85.

13 B. Mancini, Banchieri e mercanti ebrei nell’Alta Tuscia tra XV ed XVII secolo, in «Tracce… percorsi storici culturali e ambientali per Santa Fiora» , VII, 2002. p. 130.

14 E. S. Piccolomini, Papa Pio II, I commentarii, edizione a cura di Luigi Totaro, Milano, 1984, pp. 1451-1457.

15 Ivi, I commentarii, cit., p. 1456.

16 In proposito ricordiamo, in particolare, gli studi specificatamente riservati alla storia di Castro e del territorio Castrense: G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, cit, 1841, vol. X, voce: Castro, p. 223: «[…] una statua, eretta a Giovanni di Castro figlio del celebre giureconsulto Paolo, fu decretata alla di lui memoria pel ritrovamento dell’allume nei monti di Tolfa nell’anno 1462 sotto il pontificato di Pio II, il quale ne’ suoi Commentari […] racconta il modo come accadde sì utile scoperta»; F. Annibali, Notizie storiche…, cit. p. 18; C. Lanzi, Memorie storiche della regione castrense, Roma, 1938, p. 323; E. Stendardi, Memorie storiche della distrutta città di Castro, II ed., Viterbo, 1959, p. 56.

17 Si tratta di mons. Giulio Spinola, legato apostolico di Viterbo, incaricato da Innocenzo X Pamphili di soprintendere alle operazioni legate alla guerra di Castro del 1649.

18 R. Luzi, L’inedito “giornale”dell’assedio, presa e demolizione i Castro (1649) dopo l’assassinio del Vescovo barnabita Mons. Cristoforo Giarda, in «Barnabiti studi», II, 1985, pp. 7-55. All’ampia bibliografia di questo scritto si rinvia per le vicende della città, i vari studi riferiti alle opere architettoniche e, in particolare, agli scavi. Si veda pure, fra le pubblicazioni successive a tale edizione: F.T. Fagliari Zeni Buchicchio, Contributo all’attività di Antonio da Sangallo il Giovane a Civitavecchia, Gradoli e Castro, in «Atti del XXII Congresso di Storia dell’Architettura “Antonio da Sangallo il Giovane – La vita e l’opera”», Roma, 19-21 febbraio 1986, pp. 249-257; P. Aimo, R. Clementi, Castro: struttura urbana e architetture dal Medioevo alla sua distruzione, in «Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura», nuova serie, fasc, 11, 1988, [1989], p.5-50.

19 Ernesto Marinucci, Latium Geogr., p. 7 (così citata nel testo e in bibliografia e da E. Stendardi, Memorie storiche…, cit., pp. 53, 176).

20 Giovanni di Castro scopritore delle miniere di allume in Italia, in: Volsiniensia, Bolsena, s.l., s.d. (ma 1891 ca.). Si tratta di un articolo redazionale della Società Storica Volsiniese compilato sulla scorta di memorie comunicate dal card. Teodolfo Mertel (Allumiere, 6 febbraio 1806/11 luglio 1899), secondo cui la moglie di Giovanni sarebbe “Alba” e non “Bianca”. A lui si deve la redazione del raro opuscolo Cenni istorici sulle miniere delle Allumiere, stampato in forma anonima a Civitavecchia, dalla tipografia A. Strambi nel 1835. Sulla figura del Mertel cfr.: C. Fantappiè, Mertel Teodolfo, in: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 73, 2009, ad vocem.

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