Viterbo LA STORIA DI VITERBO
Mauro Galeotti

Porta santa Lucia, nel 1870, con la Rocca Albornoz e le mura castellane
a destra l'area di Prato Giardino

Porta di santa Lucia oggi Porta Fiorentina

L’attuale Porta Fiorentina è a quota 340.70 metri sul livello del mare, come risulta dal Piano regolatore del 1936. Sorge dove era già Porta di santa Lucia posta sul lato che dà verso il Piazzale Gramsci, fu demolita ed inserita nell’attuale porta.

Questo luogo anticamente chiamato Piano del Tignoso o dei Tornatori, fu cinto da mura nel 1208 e, della porta, trovo notizia nell’anno 1215, infatti, «furono fatti tre porte, cioè [...] la porta di S. Lucia», come afferma Niccolò della Tuccia nelle sue cronache. Dalla porta usciva la strada che veniva da Porta Sonsa, posta sull’attuale Corso Italia, passando per La svolta e La cava, oggi, rispettivamente, Piazza Verdi e Via della Cava. Quest’ultima era già detta, più semplicemente, Via La Cava e nel 1818 risulta lastricata, come riferisce il Catasto delle strade a lastre, manoscritto conservato nella Biblioteca degli Ardenti. Sempre nel medesimo manoscritto trovo che Via della Svolta è il tratto di strada che va da Piazza della Rocca a Piazza delle Erbe.

In una pergamena, la n° 1046, conservata nell’Archivio storico del Comune presso la Biblioteca degli Ardenti di Viterbo, risalente all’anno 1220, la porta, per la vicinanza all’omonimo castello, è denominata in vari modi:
Porta di sant’Angelo della Strada, Porta di Strada del Castello di S. Angelo, ossia Portam strate Castri S. Angeli.
Verso il 1254 tale appellativo fu mutato in Santa Lucia, dalla vicina chiesuola ubicata sulla destra della via per Montefiascone, a cento metri circa dall’odierna Porta Fiorentina. La chiesina, già appartenuta ai Cavalieri di san Giovanni in Gerusalemme e della quale oggi non rimane che il ricordo, in quanto caduta in rovina, fu incorporata, verso il 1936, nel fabbricato chiamato la Palazzina, che poi ha dato il nome al quartiere limitrofo. 
In ricordo della Chiesa di santa Lucia è stato murato, sulla facciata del palazzo al n° civico 51, un bassorilievo con l’immagine della santa. Frate Giovanni Nanni la nomina Portam Vadimonis, Porta di Vadimone.

Ben presto Porta di santa Lucia fu chiamata a difendere Viterbo nella battaglia che così descrive il cronista della Tuccia all’anno:
«1221 - Romani posero l’oste a Viterbo, e alloggiorno alli Palazzi di fora, poi vennero a combattere alla porta di S. Lucia [...] e furno cacciati con loro vituperio. Questa, guerra fu perché Viterbesi avevano compro Acelle per dispetto de' Romani».

Nel 1234, sotto il suo arco, passò l’imperatore Federico II (1194 - 1250) e notevole importanza riveste l’anno 1243 per la storia della nostra città quando, infatti, questa uscì trionfale nella lotta contro lo stesso Federico II. Vado con ordine.
Le ire tra guelfi e ghibellini viterbesi si erano inasprite. Quest’ultimi, infatti, per venire meno alle insidie dei guelfi, si asserragliarono nel ben difeso Castello di san Lorenzo, presso la Cattedrale omonima, e da qui cercarono di molestare gli avversari.

Il cardinale Raniero Capocci, legato del Patrimonio, delegato dal papa Innocenzo IV di prendere qualsiasi provvedimento contro l’imperatore ed i suoi alleati, confiscò i beni dei ghibellini e cinse d’assedio il predetto castello, dopo il netto rifiuto da parte degli stessi di desistere dalla lotta. Tra i messaggi spediti all’imperatore dagli assediati ne riporto uno di certo scritto in attimi di disperazione, autore è Landolfo de’ Tignosi, «pertanto, con le ginocchia a terra, a mani giunte e col viso molle di lagrime vi scongiuro di venire a liberarci».

L’imperatore inviò millecinquecento armati, al comando del conte Riccardo di Caserta, il quale, giunto a Viterbo e viste le difficoltà della situazione, si accampò con le sue truppe sulle alture di Montefiascone. Le cose si mettevano male per gli assediati al Duomo.
Ben presto, però, venne anche l’esercito dell’imperatore e il primo attacco, avvenuto il 10 Ottobre, ebbe nei Viterbesi i vincitori. L’imperatore, accampatosi al Riello il 10 Novembre, dopo aver reclutato nuove forze, tornò all’attacco sul fronte che va da Porta di santa Lucia, Porta di Valle fino a Porta di Pianoscarano.

I Viterbesi resistettero assai bene e così dopo una cruenta lotta, Federico si vide sfumare la vittoria, dovendo così accettare le condizioni del papa. In merito alla disputa il cronista della Tuccia nella sua cronaca scrive, all’anno 1243, che Federico II «menò tutte le genti sue contro la città di Viterbo. Li Viterbesi introrno in terrore e per potersi meglio defendere, fecero carbonare e steccati sopra il piano de’ Tornatori, che circondava dalla porta di S. Lucia, ove già fu il castello di S. Angelo, sino alla porta di pian scarlano dal lato di fora che girava 1507 passi, dalla rocca alla porta di Valle 231 passi e murorno tutte le porte, salvo la porta di Bove, alla quale fecero un ponte levatore, e la porta di Salciccia, e la porta dell’Abbate, e impirno d’acqua li fossi della porta di Piano».

Invece Francesco d’Andrea scrive nella sua cronaca:
«L’imperatore mandò subito uno grandissimo exercito. Et sentendo li Viterbesi sì facta cosa, ferno carbonare e steccata sopra lo piano Tornatori, che circundava el castello di Sancto Angelo, in fine al muro del piano di Scarlano; cioè dalla porta di Sancta Lucia in fino al piano di Scarlano dal lato di fuore le mura sopra la porta di Valle, che girava mille cinquecento sette passi, da longa dalla porta di Valle IIcXXXI [231] passo; e murarno le porte di Viterbo salvo la porta di Bove e la porta di Salcicchia e la porta dell’Abate».

Quindi i Viterbesi realizzarono steccati e carbonare che andavano da Porta di santa Lucia verso Porta di Valle dalla quale erano distanti duecentotrentuno passi per raggiungere Porta di Pianoscarano per un totale di 1507 passi. Così facendo avevano anche protetto l’ingresso, ancora aperto, della Valle di Faul che comunque era ben difesa dai soprastanti Colle del Duomo e Colle della Trinità. (Continua tra 15 giorni)

Mauro Galeotti

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 783 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it