Viterbo STORIA
Mauro Galeotti

La Giostra del Saracino a Viterbo si svolgeva nei secoli XVII e XVIII, perché non riattivarla?

Nella Biblioteca degli Ardenti sono conservati alcuni bandi che mi piace riportare, perché non comuni e anche perché, non effettuandosi più tale giostra, non se ne perda almeno la memoria.

«Per la Corsa del Saracino.
Volendo li molto Illustrissimi Signori Conservatori del Popolo dell’Illustrissima Città di Viterbo tra gli altri trattenimenti di Carnevale ordinano la Corsa del Saracino con le solite lance e concedere gli infrascritti premi alli vincitori per il presente pubblico bando si fa intendendosi a tutti quelli, che vogliono esporsi à simile impresa, che saranno ammessi con l’osservatione delli sottoscritti capitoli, e non altrimente.

Primo. Che tutti quelli che vorranno venire alla medesima corsa del Saracino debbano comparire il giorno destinato bene à cavallo, e pomposamente addobbati conforme all’uso Cavalleresco, nella divisa, che meglio à loro parerà; e gli abiti loro doveranno essere nuovi e non tolti in presto da altri; et essendo altrimente s’intenderanno esclusi come inhabili à detta impresa del che si starà al giudicio, e dichiaratione delli medesimi Signori Conservatori insieme con li Signori Giudici, che a questo effetto si deputaranno.

2 item che non si possa per modo alcuno eseguire et effettuare la medesima Corsa se li Cavalieri non saranno fino al numero di otto, e non meno, dando però Campo à gli altri se più ne vorranno comparire, come sopra addobbati, e non altrimente.

3 item per dare occasione à tutti di comparire superbamente a detta Corsa per maggior vaghezza, e gusto del popolo, si darà per premio al Masgalano, cioè à quello che meglio e più pomposamente comparirà con la sua persona e cavallo secondo il giudicio, e dichiaratione delli detti Signori Conservatori, assieme con li Signori Giudici, un palio di seta con una paro di calzette similmente di seta, che sono in mostra nelle fenestre del Palazzo delli detti nostri Illustrissimi Signori Conservatori.

4 item che ogni cavaliere debba comparire con tre lance, e quelle correre in tre volte conforme al solito per dare nel segno destinato dalli medesimi Signori Giudici con l’osservanza delle conditioni, che da loro saranno ordinate.

5 item chi farà miglior colpo nel detto segno destinato conforme al giudicio e dichiaratione delli stessi Signori Giudici guadagnerà per premio un’altro palio di seta posto in mostra nelle medesime fenestre del palazzo delli Signori Conservatori.

Dichiarando che quando non si osservino tutte le conditioni predette gli stessi Signori Conservatori intendono di riservarsi, come si riservano la facoltà di applicare li detti premij dove et à chi à le Signorie loro parerà, e non altrimente e così si notifica. In fede di Palazzo 27 Gennaio 1622».

Ecco l’altro bando, di dieci anni dopo, con qualche variante.

«Corsa del Saracino.
Dovendosi esporre un Palio per la corsa del Saracino, chi vorrà esporsi alla medesima corsa doverà essere ammesso da’ Signori Giudici à questo effetto deputa con l’osservanza de’ gli infrascritti capitoli d’ordine de gli Illustrissimi Signori Conservatori.
Primo. Che tutti quelli i quali vorranno venire alla medesima corsa del Saracino doveranno comparire bene à cavallo, e pomposamente addobbati conforme all’uso Cavalleresco nella divisa che a loro parerà, senza che portino i vestimenti soliti portati da loro per la città altrimente s’intenderanno esclusi.
Item che debbano tutti comparire avanti à i Signori Giudici per esser ammessi e dichiararsi con far scrivere i nomi loro.
Item che non possa effettuarsi la medesima corsa se i Cavalieri non saranno almeno otto dando con tutto ciò campo à gli altri di comparire e correre con le dette conditioni e non altrimenti.
Item che ogni Cavaliere debba comparire con il suo padrino e con tre lance, e quelle correre tre volte conforme al solito per dar nel segno destinato dalli medesimi signori Giudici, con l’osservanza de i colpi, et altre conditioni ordinate da loro.
Item chi farà miglior colpo secondo le conditioni predette guadagnerà il palio destinato conforme al solito.
Dichiarando che quando non si osservino tutte le conditioni sopradette gli stessi Signori Conservatori intendono di riservarsi, come si riservano la facoltà di applicare il palio dove et à chi parerà alle Signorie loro, e non altrimente. E così si notifica. Di Palazzo 24 Febbraio 1632».

Un altro bando, successivo di quattro anni, ancora con qualche piccola variante.

«Corsa del Saracino.
Volendo gli Illustrissimi Conservatori del Popolo dell’Illustrissima Città di Viterbo tra gli altri trattenimenti di carnevale ordinare la Corsa del Saracino con le solite lance e concedono l’infrascritto premio alli vincitori per il presente pubblico bando si fa intendere a tutti quelli che vogliono esporsi a simile impresa che saranno ammessi con l’osservatione delli sottoscritti capitoli e non altrimente.

Primo. Che tutti quelli che vorranno venire alla medesima Corsa del Saracino debbano comparire il giorno destinato bene a Cavallo e pomposamente addobbati conforme all’uso Cavalleresco nella divisa, che meglio a loro parerà et essendo altrimenti si intenderanno esclusi come inhabili a detta impresa, del che si starà al giudicio e dichiaratione delli medesimi Signori Conservatori insieme con li Signori Giudici, che a quest’effetto si deputaranno.

2 item che non si possa per modo alcuno eseguire, et effettuare la medesima Corsa se li Cavalieri non saranno fino al numero di otto e non meno, dando però campo a gli altri se più ne vorranno comparire, come sopra addobbati, e non altrimenti.

3 item che ogni cavaliere debba comparire con tre lance e quelle correre in tre volte conforme al solito per dare al segno destinato dalli medesimi Signori Giudici con l’osservanza delle conditioni che da loro saranno ordinate.

4 item chi farà miglior colpo nel detto segno destinato, conforme al giudizio, e dichiaratione delli stessi Signori Giudici guadagnerà per premio il palio, che s’esporrà.
Dichiarando che quando non si osservino tutte le conditioni predette gli stessi Signori Conservatori intendono di riservarsi, come si riservano la facoltà d’applicare li detti premi dove et a chi le Signorie loro parerà e non altrimenti, e così si notifica. Dal Palazzo 26 Gennaio 1636».

Con un salto di poco più di cento anni, ecco ancora una Corsa del Saracino. Era il 1740 ed i Mercanti di Viterbo organizzarono una Giostra del Saracino e dettero alle stampe, per i torchi dell’Erede di Giulio de’ Giulj, il manifesto che appresso riporto e che ho trovato fortunosamente, essendo stato utilizzato come rinforzo di un vecchio libro.

«Per la publica Giostra del Saracino / Fatta in Viterbo dalli Signori Mercanti di detta Città in occasione della Festa di / Sant’Antonio da Padova / Nell’Anno 1740. / [Poi in due colonne è, a sinistra] I cavalieri seguaci della Gloria, alli Cavalieri seguaci della Virtù in divisa Gialla: La Gloria nostra, che anima del nostro valore sopra i Campi di Marte ci dichiarò mai sempre suoi famigliari, e Compagni ci porta a rintuzzarvi l’orgoglio sù queste amenissime arene, dove annida sotto le Falde del Cimino, preggiandovi seguaci della Virtù, ne pretendete, o Cavalieri usurparvi qualche grado di gloria, che a Noi soli intieramente compete. 

Disponetevi dunque se vantate coraggio, con trè colpi di Lancia a sostenere l’impegno, o a cadere colla Vittoria l’onore con appendere alla nostra Gloria, il trionfo della vostra presunzione abbattuta.

[A destra] I Cavalieri seguaci della Virtù, alli Cavalieri seguaci della Gloria in divisa Turchina: / La Virtù nostra non poteva incontrarsi in occasione megliore della vostra Disfida, per far conoscere, che ne siamo costantissimi difensori. Onde è una fortuna di nostro genio l’aver campo di farlo confessare anche a Voi, che pretendete usurparvi il nome di Cavalieri della Gloria senza prima esperimentarvi in cimenti di coragiosa Virtù. Attendete dunque a mantener colla destra, quanto ambiziosamente ostentate, o che avrete vergognosamente à tornarvene col rimorso di haver contrastato il Trionfo sempre dovuto al nostro virtuoso valore, senza il quale non può giamai divenirsi veramente, tra l’imprese più perigliose, sublime, e glorioso.

[Poi su tutta una riga che occupa la larghezza delle colonne] Timaspe il Valoroso Il Sig. Sante Mosci Maestro di Campo dell’uno, e dell’altro Drappello.
[Si torna alle due colonne, a sinistra è] Condottiero, e Padrino de’ Cavalieri seguaci della Gloria Ormondo di Tracia il Sig. Settimio Tizioni / Cavalieri seguaci della Gloria / Alidoro di Tebe, Il Sig. Gio. Battista Polidori / Fidalmo di Sparta, Il Sig. Lorenzo Polidori / Alcibiade di Scio, Il Sig. Giuseppe Ticchiarelli [Poi la poesia] Discesi in Campo armati / col suo valor per guida / ciascun di Noi vi sfida / per farvi confessar che ad onta vostra / in perigliosa Giostra / dal coraggio animati / ottiene dal Rival piena vittoria / chi, Duce il proprio onor, segue la Gloria.
[Sulla colonna a destra] Condottiero, e Padrino de’ Cavalieri seguaci della Virtù Cleante di Negroponte il Sig. Innocenzo Campanari / Cavalieri seguaci della VIRTU’ / Aldimiro di Candia, Il Sig. Domenico Massi / Ceralbo di Atene, il Sig. Luca Grispigni / Ergasto di Macedonia, Il Sig. Antonio Leonardi
[Poi la poesia] Eccoci pronti in Giostra / e sia pena all’ardir la Gloria vostra / sul vostro folle orgoglio / ergeremo ben tosto il Campidoglio / e sosterremo in perigliosi impegni / che Voi di Noi men degni / sarete nell’arringo, e con rossore / cedrete il Campo, e alla Virtù l’onore».

Mauro Galeotti

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