Villa san Giovanni in Tuscia STORIA
Micaela Merlino



Theotokos in una icona bizantina

Il 1° Gennaio la Chiesa Cattolica commemora la festa di Maria Santissima Madre di Dio (Theotòkos), titolo contro il quale nel V secolo d.C. si scagliò il Vescovo Nestorio, che avrebbe voluto abolirlo.

 

Quel giorno a Costantinopoli i fedeli si erano raccolti attorno al presbitero Anastasio, e stavano ascoltando con attenzione la sua omelia. Ma ad un certo punto egli audacemente proclamò che era un grave errore definire la Vergine Maria come Theotòkos (Madre di Dio), e che dunque bisognava abolire al più presto quel titolo, con il quale già da molto tempo era venerata. L’assemblea dapprima rimase sbigottita, poi si levarono voci di protesta, perché i costantinopolitani erano molto devoti a Maria. Ma sorprendentemente in favore di Anastasio intervenne il Vescovo locale Nestorio, lì presente, che dal suo insediamento nel 428 d.C. per volontà dell’imperatore d’Oriente Teodosio II, si era guadagnato fama di “inquisitore”.

Infatti, aveva mostrato subito grande zelo contro gli eretici (ariani, apollinaristi, novaziani ecc.), tanto che a causa delle sue pressioni il 30 maggio di quell’anno l’imperatore aveva emanato contro costoro un editto molto severo. Nestorio difese l’affermazione teologica di Anastasio, suo amico, perché quando vivevano ad Antiochia avevano entrambi aderito alla dottrina eterodossa di Teodoro Vescovo di Mopsuestia, avversario dell’eretico Apollinare e dei suoi seguaci. A Costantinopoli lo scandalo provocato da Anastasio prese ad amplificarsi, perché anche Nestorio, muovendo dagli assunti di Teodoro, si mise a predicare pubblicamente una dottrina eterodossa.

Sosteneva, infatti, che il Logos-Verbo di Dio non si era fatto veramente uomo, ma inabitò la carne umana, pertanto riconosceva in Cristo due persone ben distinte anche se unite, e due nature. Da questa illegittima Cristologia derivava che la Vergine Maria non poteva essere definita Theotòkos (Madre di Dio), perché non aveva generato il Logos-Verbo che è eterno, quindi proponeva di sostituire questo titolo con quello di Christotòkos (Madre di Cristo, cioè della sola persona umana di Cristo).

Del subbuglio originatosi a Costantinopoli e in tutta la Chiesa d’Oriente a causa della predicazione di Nestorio, fu informato anche Cirillo Vescovo di Alessandria d’Egitto, che subito divenne suo avversario in difesa dell’ortodossia. A sua volta Cirillo mise al corrente Papa Celestino I di quanto stava accadendo, cosicché l’11 agosto 430 il Pontefice riunì a Roma un Concilio nel quale minacciava di scomunicare e destituire Nestorio, se non avesse ritrattato le sue affermazioni.

Ma Nestorio, lungi dal ritornare sui suoi passi, si rivolse invece a Teodosio II, inducendolo a convocare un Concilio Ecumenico, il 3° nella storia della Chiesa, nel quale il suo caso potesse essere discusso. Esso fu aperto il 22 giugno 431, ed ebbe uno svolgimento assai contrastato. Il Papa non vi partecipò personalmente ma inviò alcuni suoi delegati di fiducia, i Vescovi Arcadio e Proietto e il Diacono Filippo. Nella prima sessione Nestorio fu invitato a comparire ma non si presentò, perciò il dibattimento fu iniziato senza di lui.

In quella stessa seduta fu pronunciata la sentenza di scomunica comminata dal Papa: “…Noi siamo venuti con lacrime a portare questa triste sentenza contro Nestorio: Nostro Signore Gesù Cristo che egli ha bestemmiato, decide col presente santissimo Concilio, che egli viene escluso dalla dignità di Vescovo da tutto il collegio sacerdotale”. Nella sessione dell’11 ottobre fu definita come verità di fede la “Divina Maternità di Maria”, e perciò dichiarato lecito il titolo di Theotòkos.

Tuttavia la faccenda fu definitivamente risolta soltanto due anni dopo, nel 433, con la stipula di un compromesso detto Atto di Unione, sottoscritto dai Padri Conciliari e dagli scismatici facenti capo a Giovanni Vescovo di Antiochia, che a sua volta era stato scomunicato il 17 luglio nella 5° sessione. Nonostante la scomunica e la deposizione dalla carica di Vescovo di Costantinopoli, Nestorio non ritrattò mai, anzi scrisse un’opera dal titolo “Liber Heraclidis” (“Il Libro di Heraclide”) nella quale fece un lungo commentario degli atti del Concilio di Efeso, per dimostrare l’ortodossia delle sue affermazioni teologiche.

Tuttavia per decisione imperiale tutte le sue opere (omelie, lettere, memorie e lo stesso libro sopra citato) furono ufficialmente condannate e distrutte. Sopravvivono solo copie, non in lingua originale, di alcune lettere e di 12 sermoni, mentre nel 1895 fu rinvenuta una copia del “Liber Heraclidis” in lingua siriana. Per dare il giusto risalto alle decisioni del Concilio, nel 432 Papa Sisto III, succeduto a Celestino morto nel luglio di quell’anno, fece costruire a Roma sul sito dell’odierna S. Maria Maggiore, una basilica dedicata alla Vergine Maria Theotòkos.

Nel 1931 Papa Pio XII celebrò il XV Centenario del Concilio di Efeso, e per l’occasione il 25 Dicembre emanò l’Enciclica “Lux Veritatis”, con la quale fissò all’11 ottobre la festa liturgica della Divina Maternità della Beata Vergine Maria. In seguito alla riforma liturgica susseguente il Concilio Vaticano II la festa di Maria Santissima Madre di Dio è stata spostata al 1° Gennaio, data che nel calendario liturgico coincide con l’Ottava di Natale, cioè l’ultimo giorno del tempo di Natale, mentre nel calendario civile con il 1° giorno dell’anno.

In relazione alla connotazione mariana di questo primo giorno dell’anno, che i fedeli auspicano sorga con l’amorevole benevolenza della Theotokòs, mi viene in mente come una delle preghiere più antiche dedicate a Maria Madre di Dio, del III secolo d.C., cominci proprio con le parole “Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genetrix…” (“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio”).

Questo atto di affidamento dimostra che già molto prima del Concilio di Efeso le comunità cristiane veneravano la Vergine Maria come Theotokòs, riconoscendole un importante ruolo di protettrice dei fedeli, grazie alla sua potente intercessione presso suo Figlio Gesù, ai cui Misteri è strettamente unita.

Micaela Merlino