Viterbo STORIA Sarà dunque l’intervento di Giovanni Maria Vitelleschi a dare supporto al Papa e sedare le rivolte a Roma
Alessandro Gatti


Giovanni Maria Vitelleschi

Un furto di capi di bestiame ai Viterbesi perpetrato dai Colonna, un tradimento inaspettato ed un contesto storico politico turbolento e meschinamente caotico. A dominare la scena quattrocentesca, sulla scia di un retaggio bassomedievale che non sembrava voler mutare, la contrapposizione ferma tra Papa e patrizi romani.

Come avvenne anche in passato, prima con le controversie tra papato e baronato romano nel periodo del Brancaleone, poi con le dispute tra Papa e famiglie patrizie romane ed orvietane, quali i Monaldeschi ed i Cervareschi, così anche nell’ultima fase del Basso Medioevo non mancarono scaramucce dall’interessante risvolto storico.

Siamo all’incirca nel 1431 quando l’allora Papa, Eugenio IV, portava all’estremo le sue controversie politiche con la famiglia nobile dei Colonna. Questi avevano perso terreno, sulla scena politica, in seguito alla morte del loro parente Papa Martino. L’affascinante ragnatela nicciana, ancora una volta, mostra l’epilogo delle sue trame in un armonioso e ripetitivo motivo suadente. Eccolo riecheggiare, dunque, il “ritornello” della storia.

Come fu per l’elezione di Papa Alessandro IV, secoli prima, anche ora si assiste ad una spiccata alternanza di interessi tra i patrizi romani ed il papato. Quest’ultimo sarà intento a combattere la nobiltà romana quando questa gli sarà distante e sarà invece intento a favorirla quando vi saranno di mezzo comode parentele ed alleanze. All’epoca dell’elezione di Riccardo di Jenne (Alessandro IV) vi era la contrapposizione tra la famiglia degli Annibaldi, che lo favoriva perché vicino ai propri interessi, e l’ostilità ferma del Brancaleone che era invece vicino alla fazione ghibellina ed acerrimo nemico degli Annibaldi.

Tra il 1430 ed il 1435 la situazione non era tanto diversa e Viterbo si trovava proprio al centro del Patrimonio di San Pietro ed era un terreno di conquista ambito per la sua vicinanza a Roma, sia dal profilo storico, che dal punto di vista geografico.

I Colonna, assieme agli Orlandi, scesero da Soriano con le loro truppe in armi sui territori di Toscanella e Viterbo e depredarono considerevoli quantità di bestiame. A motivare il loro atto vi era la vendetta poiché l Viterbo aveva dato appoggio fermo al Patrimonio di San Pietro. In realtà questi patrizi volevano riacquisire tutti i privilegi che avevano al tempo del Martino e che il nuovo Papa aveva loro sottratto. La controversia tra Colonna e Papa porterà quest’ultimo, nel 1434, a fuggire a Firenze.

Sarà dunque l’intervento di Giovanni Maria Vitelleschi a dare supporto al Papa e sedare le rivolte a Roma. Ma torniamo ora alla nostra Viterbo che si vedeva costretta a recuperare i capi di bestiame rubati dai Colonna e dare ragione a sé stessa per l’onta subita.

Intelligentemente i Viterbesi aspettarono le truppe dei Colonna nei pressi di Vetralla, da dove essi sarebbero dovuti passare per condurre i capi di bestiame rubati fino a Soriano. Quando lo scontro avvenne i Viterbesi ebbero la meglio, ma vennero poi sconfitti dall’enorme stupore che li sopraffece. Ad un tratto si palesò infatti all’orizzonte il Prefetto Giacomo di Vico che loro credevano amico.

Il di Vico era accorso da Vetralla per dare sostegno ai Colonnesi e tradì i Viterbesi prendendone in 128 come prigionieri. I cittadini dovettero prendere atto del tradimento e si trovarono sconfitti due volte; nella concretezza dei fatti e nell’ardimento della morale. Il Prefetto Giacomo di Vico era in aperta rottura con la Chiesa di Roma, avendo tolto a quest’ultima anche il castello di Fabrica, rinsaldando così, mediante l’amicizia coi Colonna, anche l’alleanza col duca di Milano e con il Principe di Salerno.

Giacomo di Vico, per chi non lo conoscesse, o non fosse memore delle sue origini, fu Prefetto di Roma, Signore di Vetralla, Civitavecchia, Vico, Caprarola, Carbognano, Vignanello, Santa Severa, Vallerano e Tolfa Nuova. Si vide apparentato con Antonello Ruffaldi, Michelangelo Attendolo e Rinaldo Orsini. Fu proprietario di numerose magioni ed ebbe un ruolo politico di spicco nella città di Viterbo ponendosi più volte in contrapposizione con il papato. Uomo spietato e senza scrupoli colse le più disparate opportunità da strategiche alleanze di comodo che, via via, gli offrirono favorevoli occasioni.

Il suo destino, nel 28 settembre del 1435, assumerà il volto di Giovanni Maria Vitelleschi. Ma di questo come di quello che ne è in mezzo, parleremo meglio prossimamente.

Alessandro Gatti

 

 

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