Villa San Giovanni in Tuscia STORIA Nel 1961 durante alcuni lavori per l’adeguamento della rete fognaria, furono riportati alla luce due ambienti con muri in opus latericium
Micaela Merlino

La zona più antica del paese di Villa San Giovanni in Tuscia sorge sulle rovine di una villa rustica di età romana, i cui soli resti attualmente visibili in superficie sono alcuni ambienti in Largo delle Fortezze attribuiti al balneum, cioè ad un impianto termale privato costruito nella pars urbana del complesso. Alcuni vani con pavimenti in mosaico furono rinvenuti, per la prima volta, nel 1893 durante lo scavo delle fondazioni per l’edificazione di una casa.

In seguito nel 1926-1927, durante i lavori di costruzione della scala esterna di questa stessa casa, alla profondità di circa un metro rispetto al piano di calpestio, furono rinvenuti due ambienti con pavimenti in mosaico a tessere bianche e nere; ma poco dopo furono reinterrati.

Nel 1961 durante alcuni lavori per l’adeguamento della rete fognaria, furono riportati alla luce due ambienti con muri in opus latericium, e pavimenti in mosaico a tessere bianche e nere. Interessante è la loro decorazione in mosaico: il primo ambiente (quello già messo in luce nel 1926-1927) presenta una cornice formata, in successione, da una fascia nera con riquadri bianchi aventi i lati a scale e un piccolo quadrato nero al centro, quindi una piccola fascia bianca, poi una larga fascia nera con un motivo a serpentina in tessere bianche, infine una fascia bianca e una nera.

Segue un motivo floreale con uccelli, mentre nella parte centrale il mosaico è andato perduto. Il pavimento a mosaico del secondo ambiente, scavato solo parzialmente, presenta un riquadro con cornice a dentelli, all’interno della quale è visibile la parte posteriore di un mostro marino caudato tra le onde, rappresentate con linee bianche parallele.

Il riquadro è a sua volta compreso all’interno di una complessa serie di cornici poste in successione: una piccola fascia bianca, poi una cornice nera a dentelli, quindi un’altra fascia nera decorata con semicerchi bianchi contrapposti. Seguono altre tre fasce (bianca, nera e bianca), l’ultima delle quali, più larga, comprende al suo interno nodi di Salomone bianchi alternati, contenuti all’interno di quadrati neri e rombi con lati neri.

Al centro di questi ultimi vi sono quadrati neri con i lati a scala, e un quadrato bianco centrale. In quello stesso anno, durante lo sterro degli ambienti furono rinvenute due lucerne, una del tipo Africano databile al IV secolo d.C., l’altra appartenente alla tipologia delle Firmalampen, con due anelli in rilievo entro i quali compare il nome Vibia.

In assenza di ricerche archeologiche condotte secondo il metodo dello scavo stratigrafico, ancora non praticato in Italia agli inizi degli anni ’60 del XX secolo, salvo rare eccezioni (meritano menzione le pionieristiche indagini stratigrafiche sperimentate già negli anni ’40-50 da Nino Lamboglia e dalla sua èquipe, nello scavo della città romana di Albintimilium), i due ambienti del balneum furono datati sia in base alla tecnica muraria (opus latericium), sia in base allo stile dei mosaici, tenendo anche conto della datazione indirettamente fornita dalle due lucerne. In merito allo stile, i mosaici di questo balneum trovano puntuali riscontri con mosaici ostiensi del III secolo d.C.

In particolare sia il motivo floreale con uccello, sia quello con il mostro marino caudato possono essere confrontati con la decorazione a mosaico delle Terme Marittime di Ostia antica, mentre i segmenti paralleli che simboleggiano le onde marine sono un motivo decorativo tipico dell’età Severiana (193-235 d.C.), e di quella immediatamente successiva. Sulla base di tali confronti, la studiosa Stefania Quilici Gigli datò i mosaici di Villa San Giovanni in Tuscia agli inizi del III secolo d.C.

Tuttavia la presenza delle due lucerne, ed in particolare di quella di tipo Africano, sarebbe prova del fatto che il balneum fu utilizzato, o almeno frequentato, fino al IV secolo d.C. Non fu comunque corretto né sorvolare, come si fece, circa la definizione di una convincente cronologia inerente la costruzione della villa, né ritenerla costruita, sulla base della cronologia degli ambienti del balneum, nel III secolo d.C.

Infatti recenti ricognizioni intraprese dalla scrivente insieme ad Angelo Capuzzi (2011-2013) nel centro urbano di Villa San Giovanni in Tuscia, per realizzare una nuova Carta Archeologica e confluite in una monografia, hanno individuato ampi tratti della cinta muraria della villa, costruita in opus caementicium con paramento in opus incertum. Tali murature hanno permesso di retrodatare la prima fase di costruzione del complesso agli ultimi decenni del II secolo a.C. o anche, più prudentemente, ai primi decenni del I secolo a.C.

E’ chiaro comunque, come dimostra il caso del balneum, che non tutti i corpi di fabbrica compresi entro il perimetro della villa furono necessariamente costruiti nel medesimo torno di tempo, ma, come spesso accadeva, le aggiunte edilizie potevano susseguirsi nel tempo, insieme ai restauri, alle ristrutturazioni e alle modifiche d’uso di alcuni vani, che si rendevano necessarie.

I due ambienti scoperti nel 1961 non furono reinterrati, perciò sono tuttora visibili, coperti da una struttura in metallo e plexiglass che, nonostante l’estetica poco felice, finora ne ha garantito la conservazione. Però occorre una sollecita manutenzione della struttura, perché non basta il riportare alla luce ma è indispensabile il continuo prendersene cura. Altrimenti ciò che è stato strappato all’oblio del terreno che tutto inghiotte, verrà nuovamente fagocitato dall’immemore indifferenza.

Micaela Merlino

 

 

 

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 737 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it