Viterbo STORIA E' questa la guerra alla quale sinora si è meno dedicata attenzione persi come eravamo dietro ai miti del fascismo della guerra liberatrice e vittoriosa
Luciano Osbat

 
Viterbo, Porta Fiorentina,
25 febbraio 1915, il 60° reggimento fanteria
parte per il fronte
Archivio Mauro Galeotti
 
Il vivace incontro che si è svolto martedì 17 maggio nella Sala delle biblioteche del Centro diocesano di documentazione (a Palazzo papale) ha visto la partecipazione di diversi studiosi laici ed ecclesiastici che si occupano delle ripercussioni della Prima Guerra Mondiale nel nostro territorio.

Si scopre così che mentre centinaia di migliaia di soldati si battevano e morivano al fronte, altre centinaia di migliaia di civili si mobilitavano, soffrivano e qualche volta morivano per le conseguenze della guerra combattuta sulle Alpi e sul Carso.
E' questa la guerra alla quale sinora si è meno dedicata attenzione persi come eravamo dietro ai miti del fascismo della guerra liberatrice e vittoriosa (abbiamo liberato molti territori che non volevano essere liberati, e abbiamo vinto solamente perché gli altri hanno perso), ma è la guerra che è stata più partecipata e che ha più coinvolto tutta la società civile.

Il primo coinvolgimento è stato di quelli che hanno visto partire mariti e figli e che sono rimasti senza fonti di approvvigionamento e senza aiuto quotidiano. Il secondo coinvolgimento è stato delle amministrazioni locali e delle istituzioni ecclesiastiche che immediatamente si sono mobilitate per "tappare i buchi" e per "consolare gli afflitti".
 
Il terzo coinvolgimento è stato della stessa popolazione civile che si è data da fare per creare comitati finalizzati a mandare vestiario, creare sciarpe, guanti e calze di lana, produrre portavivande, raccogliere fondi per gli orfani e per i figli dei combattenti, e tutta un'altra serie di iniziative che ancora dobbiamo scoprire.
 
C'è stato poi il coinvolgimento di coloro che si sono visti arrivare i profughi dalle zone di guerra, i feriti che dal fronte venivano nei nostri ospedali militari a curarsi, i prigionieri austriaci e tedeschi che venivano ospitati in carceri e conventi (da noi i soldati austriaci nel convento de La Quercia).
 
E ultimo più tragico coinvolgimento è stato quello della Spagnola, che ha colpito non solo i militari al fronte, ma soprattutto i civili a casa, in una sorta di guerra combattuta senza le armi ma nella quale vi sono stati ugualmente centinaia di migliaia di morti nella sola Italia e milioni di morti in tutto il mondo.

Ultima annotazione che dice  di quanto la popolazione civile sia stata coinvolta negli effetti della guerra: a Viterbo e nelle altre città del Lazio nell'autunno del 1917 ci si attrezza nella previsione di quelli che potrebbero essere i primi bombardamenti aerei (che per fortuna non ci sono stati) e si danno i primi consigli su come difendersi dalle bombe.

Tutte le campane delle chiese dovevano suonare per avvisare che gli aerei si stavano avvicinando e si consigliava, sentendo arrivare una bomba, di stendersi per terra e di tapparsi le orecchie. Ovviamente nella speranza di non essere colpiti dalla bomba.

Questa è la guerra che è stata combattuta cento anni fa anche da quei trenta milioni di italiani che non sono andati al fronte, una guerra della quale ancora non è mai stata scritta la storia.

Luciano Osbat

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