Viterbo STORIA Nei momenti difficili ci si rivolge in prima istanza al santo protettore del paese per scongiurare acciacchi, malanni, scalogne, sconfitte, sfortune
Vincenzo Ceniti

Stampa della metà dell'800
riprodicente la Madonna della Quercia, negli ovali e tondi sono i miracoli

Vergine madre.

Un fondamentale dell’anno liturgico della Chiesa, il cui nome viene evocato e acclamato in ogni mese dell’anno e in particolare a maggio, il mese mariano per eccellenza, denso di ricorrenze inneggianti alla Madonna con canti, processioni, ringraziamenti, preghiere, picnic fuori porta, fuochi artificiali ed altro.

Nella Tuscia Viterbese la chiamano in mille modi: della Quercia, Liberatrice, del Giglio, del Suffragio, delle Grazie, del Monte, del Fiore, Addolorata, della Cava, ad Rupes, della Vittoria, di Castellonchio, del Poggio, della Neve, del Rosario, Assunta, del Ruscello, del Ponte, Immacolata.

Nei momenti difficili ci si rivolge in prima istanza al santo protettore del paese per scongiurare acciacchi, malanni, scalogne, sconfitte, sfortune e per assicurare favori, salute, gravidanze, abbondanti raccolti, successi e vincite. Ma in appello il pensiero è per lei, la madre di tutti i santi, la beata per eccellenza, colei che intercede, perdona e consola.

Regina indiscussa è quella della Quercia, patrona della Diocesi di Viterbo, il cui volto regge l’usura dei secoli nella tegola dipinta nel 1417 da tale mastro Martello, detto il Monetto (il prossimo anno ricorre il sesto centenario). L’album della casa è nutrito e colorito. I miracoli sono ricordati e raffigurati in oltre 200 tavolette disegnate dai madonnari della domenica ed oggi custodite nel Santuario di Santa Maria della Quercia. In maggior parte risalgono al XVI-XVII sec. Salvò le popolazioni da micidiali calamità, tanto che i viterbesi la festeggiano ogni anno a settembre con la manifestazione conosciuta come il “Patto d’amore”.

La più appartata e discreta è la Madonna della Cava, venerata a giugno a Latera in un chiesa di campagna poco fuori del paese. Si racconta che durante l’ultimo conflitto bellico abbia attirato su di sé tutte le bombe lasciando indenne l’abitato. Altrettanto miracolosa è quella del Castellonchio, pregata in una chiesetta-casetta tra i boschi di Graffignano e festeggiata a maggio. Ha salvato la vita a molti giovani e non, sia in guerra che in pace, come lo testimoniano le tante fotografie appese sul muro.

Le leggende che si sono animate intorno alla Madonna Liberatrice di Viterbo chiamano in causa il Bulicame, la sorgente d’acqua bollente nella zona termale, che un tempo sgorgava in pieno centro cittadino. La Vergine vi fece precipitare tutti i maligni, liberando la città dal diavolo. La “Liberatrice” ritratta in un affresco trecentesco custodito nella chiesa della SS. Trinità, venne in soccorso ai viterbesi anche nel XIV sec., mettendo fine a interminabili e sanguinose guerriglie stracittadine. Ben più convincente la sua protezione in occasione dell’ultimo conflitto mondiale. La processione è a maggio.  

A Ischia di Castro la Madonna apparve in un campo di gigli ad un giovane pastore che aveva perduto il gregge presso il fosso Cellerano. Glielo fece ritrovare con l’intesa che avrebbe fatto costruire sul posto una chiesetta inglobando la sorgente del ruscello. Di questo miracolo resta, nel piccolo sacello, un affresco con Maria e il bambino conosciuto come la Madonna del Giglio, ancora oggi venerato nei festeggiamenti di settembre.

E’ consigliabile, almeno una volta nella vita, inginocchiarsi davanti alla statua lignea seicentesca della Madonna del Suffragio, nella basilica di San Giovanni a Grotte di Castro che viene portata in processione ogni dieci anni in occasione del “festone” . Siamo fortunati perché il decennio coincide con il prossimo settembre. Onori alla Madonna del Suffragio pure a Canino, nell’omonima chiesetta, dove Maria si presenta in un abito bianco col manto celeste Processione a maggio .

Il miracolo della Madonna della Neve del 5 agosto del 352, ben noto ai romani che risposero al prodigio con la costruzione di Santa Maria Maggiore, è ricordato a Castiglione in Teverina in un affresco quattrocentesco con la Vergine e il bambino che venne inglobato in una chiesetta oggi dedicata a Santa Maria ad Nives. Si vocifera che alla fine del Seicento un vescovo zelante avrebbe fatto cessare le laute e scomposte libagioni che gli abitanti del posto organizzavano senza ritegno alle porte di quel luogo sacro nel giorno della festa in agosto. La Madonna della Neve viene anche ricordata a Monterosi sempre in agosto.

Miracolo senza precedenti ad Acquapendente. Nel XII secolo, la città da troppo tempo sotto assedio dalle truppe del Barbarossa, assistette alla improvvisa fioritura di un ciliegio ormai secco da anni. Il prodigio dette forza e coraggio agli aquesiani che reagirono e riuscirono a scacciare l’invasore. E’ detto il Miracolo della Madonna del Fiore. “E’ più facile – avrebbe commentato un contadino – che quel ciliegio ormai secco da anni fiorisca, che gli invasori lascino la città”. E miracolo fu. I fiori oggi colorano enormi pannelli con figure inneggianti alla libertà che vengono preparati a metà maggio e portati in processione nella festa dei cosiddetti “Pugnaloni”..    

Il labbro della Madonna del Ruscello a Vallerano butta sangue. Perché? Il 5 luglio 1604, mentre il pittore Stefano Menicucci stava restaurando il volto della Madonna in un affresco al riparo di una piccola edicola presso l’argine di un ruscello, sgorgò del sangue, ancora oggi visibile, dal labbro di Maria. In seguito al prodigio venne eretta sul posto una chiesa che accoglie l’affresco della Vergine. Oggi il Santuario della Madonna del Ruscello è ancora meta di pellegrinaggi, soprattutto nel mese di luglio.

Una volta tanto la fa da patrona e padrona, anche se gli abitanti simpatizzano di più per il Cristo Risorto. Accade a Tarquinia con la Madonna in Valverde raffigurata in una tavola del XIII sec. custodita nella chiesa omonima e festeggiata a maggio. Il suo palmares è prestigioso: ha salvato la città (che protegge ufficialmente dal Quattrocento) dalla pestilenza, dalla crisi demografica, dall’abbandono e dalla morte. Così almeno raccontano le cronache della fine Settecento. A Piansano la statua settecentesca in porcellana della Madonna del Rosario, raffigurata col bambino, è vestita di broccato con preziose decorazioni e capelli veri. Si trova nella parrocchiale di San Bernardino e nel giorno della sua festa in ottobre viene portata in processione su un baldacchino. Per fortuna dei piansanesi è dura a morire l’usanza di preparare per l’occasione le cotolette d’agnello a scottadito e i ravioli con la ricotta detti “tortelli”. Madonna del Rosario anche a Ronciglione dove si venera presso la chiesa della Pace con festeggiamenti a maggio .

L’Immacolata di Vetralla è una bella statua posta nel Duomo di Sant’Andrea ed onorata dal 1905 con festeggiamenti ogni venticinque anni, allorquando viene sistemata sull’altare maggiore per essere incoronata e proclamata castellana della città

Madonna delle Grazie a Capranica, Capodimonte e Civitella d’Agliano nel periodo primaverile. Processioni e canti popolari lungo le vie dei rispettivi paesi. Lubriano vanta una simpatica tradizione con la Madonna del Poggio raffigurata in un affresco nell’omonima chiesetta. Ogni anno, nei giorni dell’Ascensione, il parroco del posto nomina la “Signora della festa” che deve accudire alla chiesa e custodire in casa un quadro settecentesco con l’immagine della Vergine.

Sull’Annunziata c’è poco da dire. Solo una fiera mercato a Viterbo il 25 marzo che invade le vie del centro storico. Per l’Assunta si fa sentire Valentano dove gli abitanti le dedicano il “solco”. All’alba del 14 agosto nel piano sottostante il paese viene tracciato da secoli (probabilmente dal Cinquecento) un solco di circa quattro chilometri per invocare la benedizione della Madonna sul lavoro dei campi. Se non risulta “dritto” sono guai per tutti.

A Tarquinia Lido, la sera di Ferragosto, al tramonto del sole, la statua dell’Assunta viene portata in processione su una barca alla luce viva di lampioni lungo un tratto di mare a pochi metri dalla spiaggia. Stessa cosa a Marina di Montalto di Castro, ma lì la Madonna si chiama dello Speronello. Il paese di Montalto ne vanta un’altra, detta della Vittoria, raffigurata in un quadro della fine del XV sec. rinvenuto alle Murelle e oggi custodito nella chiesa di Santa Croce. Madonna della Vittoria anche a Fabrica di Roma venerata nella chiesa del SS. Salvatore: nel giorno della festa ad ottobre il parroco benedice i melograni simbolo della fertilità. L’Assunta di Oriolo Romano cambia nome e si promuove in agosto come Madonna della Stella. E’ una statua con abiti sontuosi confezionati dalle donne del luogo: alle Olmate le viene dedicato un palio. .

Per pregare davanti all’immagine seicentesca della Madonna ad Rupes a Castel Sant’Elia bisogna scendere in silenzio e in preghiera i 144 gradini scavati nel tufo in 14 anni di lavoro alla fine del Settecento dall’eremita Andrea Giuseppe Rodio. Non finiremo mai di ringraziarlo per averci regalato una visione esclusiva della valle Suppentonia, un tempo abitata da monaci anacoreti. La Vergine ad Rupes – patrona della Diocesi di Civita Castellana – è meta di pellegrinaggi soprattutto a maggio e settembre.

Dulcis in fundo, la Madonna del Monte a Marta. Di lei si sa tutto. Che è riprodotta in un affresco trecentesco custodito nell’omonima chiesetta poco fuori dell’abitato. Che viene festeggiata il 14 maggio con le “Passate”. Che vi partecipano casenghi, bifolchi, villani e pescatori e che la sua festa è il pretesto per una gita sul lago di Bolsena, spesso sublimata da una frittura mista di pesce mare-lago in una delle trattorie del posto. Evviva Maria! Sia lodato il Santissimo Sacramento! Evviva la Madonna Santissima del Monte! Evviva Gesù e Maria! A Marta pregano così.

Vincenzo Ceniti