Viterbo STORIA Le opere eseguite a Viterbo durante il Ventennio fascista, dal libro di Maurizio Pinna "Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai giorni nostri, Maurizio Pinna, 2011"
Maurizio Pinna
Parte quarta - Ventiduesimo incontro con i lettori de La Città (www.lacitta.eu)

Le opere eseguite a Viterbo durante il Ventennio fascista - Prima parte
Le opere eseguite a Viterbo durante il Ventennio fascista - Seconda parte
Le opere eseguite a Viterbo durante il Ventennio fascista - Terza parte

 

Con questa uscita completeremo la rassegna delle opere realizzate a Viterbo nel Ventennio, ma conosceremo anche quelle in programma mai più realizzate.

A dire il vero, in quel periodo, ciò che fu realizzato a Viterbo è circoscritto in soli sedici anni, ovvero, dal 1925 con la copertura dell’Urcionio, al 1941 con la consegna del primo lotto delle case popolari nell’odierno quartiere Pilastro.

Come ho precisato nella prima uscita, chiudo ricordando che nel citare le opere compiute a Viterbo si noterà che spesso le loro inaugurazioni si celebravano il 28 ottobre.

Quella data, infatti, si richiama al 28 ottobre dell’anno 1922, giorno della marcia su Roma e inizio della datazione dell’Era Fascista.

È per questo motivo che il regime, quando possibile, concentrava le inaugurazioni, le feste e le ricorrenze in quella data.


Palazzo della Banca d’Italia

Genio Civile

Edifici INA

Tra gli ultimi edifici costruiti dal regime si deve citare il Palazzo della Banca d’Italia, i cui lavori furono iniziati il 2 dicembre 1939, ma ultimati il 31 agosto 1947, a causa della sospensione obbligata dagli eventi bellici.

Giunti quasi al termine di questa elencazione di opere, per immaginare meglio i cambiamenti avvenuti sulla nuova via Littoria, attuale via Guglielmo Marconi, dopo la realizzazione del Palazzo della Banca d’Italia e, successivamente, del Palazzo del Genio Civile, inaugurato nel 1949 dal Ministro ai Lavori pubblici, Umberto Tupini, è utile volgere lo sguardo nel tratto terminale che oggi si affaccia su piazza Verdi.

Lì, negli anni 1935-1937 furono abbattute le case che costituivano la “Svolta”, partendo dalle ultime costruzioni sul Corso, per proseguire con la demolizione dei vecchi fabbricati su via Principessa Margherita, che oggi corrisponderebbero all’ingresso dell’attuale via Giacomo Matteotti.

Al posto delle vecchie costruzioni, negli anni 1937-1938, l’Istituto Nazionale Assicurazioni (INA) costruì i complessi oggi presenti e che riportano a chiare lettere il nome dell’Ente proprietario.

In uno di questi edifici, successivamente, sarà aperto il Banco di Roma.

Per avere una visuale a tutto campo da via Marconi a piazza Verdi, si dovrà attendere il 1952, anno in cui fu abbattuto il Palazzo Monarchi, palazzo costruito in proseguimento di quello che oggi ospita la farmacia Montalboldi, così da risultare invasivo per la piazza, oltre che d’ostacolo per la nuova grande strada rappresentata da via Marconi.

 

Acquedotto e serbatoio “Roncone”

Viterbo non manca certo di acqua sorgiva, anche se un tempo era sicuramente qualitativamente migliore, specie quella che sgorgava dal fontanile della Grotticella dove molti viterbesi, per lunghi anni, hanno riempito le loro bottiglie.

Fu in quella zona che il 28 ottobre 1938 il ministro Giuseppe Bottai, inaugurò la nuova canalizzazione che contribuì a fornire d’acqua la città.

 

Opere in progetto non più realizzate

Oltre alle opere realizzate, esiste traccia della forte volontà che fu messa in atto per costruire il Palazzo degli Uffici dello Stato, il cui progetto fu approvato il 29 giugno 1933.

Il Palazzo doveva ospitare la Regia Intendenza di Finanza, gli Uffici Tasse e Registro, l’Ufficio Tecnico di Finanza, le Ipoteche, il Catasto, il Magazzino Monopoli, l’Ufficio Metrico Pesi e Misure, la Caserma della Regia Guardia di Finanza, il Genio Civile e il Regio Archivio Notarile.

La zona individuata per questa importante opera era compresa tra largo Magliatori, via delle Piagge e via Cairoli. Nonostante tutto sembrasse giunto alla fase esecutiva, il Palazzo non fu mai realizzato. In data 30 luglio 1934, infatti, la Direzione Generale dell’Edilizia, Viabilità e Trasporti del Ministero Lavori Pubblici, comunicava al Genio Civile la mancanza della copertura finanziaria per la sua realizzazione.

Un altro manufatto che non fu realizzato per tempo fu la Casa del Fascio. Due costruzioni importanti ai fini funzionali della città e di immaginabile impatto architettonico, che oggi si sarebbero potute convertire a vantaggio della comunità.

 

La distruzione dei simboli del Ventennio

Commentare la quantità e la qualità delle opere edilizie compiute in così poco tempo è superfluo. Ciascuno potrà facilmente trarre le proprie conclusioni e ammirare, o criticare, come si è sempre fatto.

L’accanimento manifestato contro il regime e il suo capo è stato espresso anche attraverso la distruzione di innocui simboli che contrassegnavano opere ed edifici, riconducendo al loro autore o, quantomeno, al periodo storico, così come è ben spiegato ne Il tempo del bastone e della carota, storia di un anno, 1942-1943 di Benito Mussolini, dove l’ex Capo del Governo analizza la “Tecnica di un colpo di Stato”:

«Se qualche incertezza sul carattere del colpo di Stato poteva sussistere nella serata del 25 luglio [1943], nella mattinata successiva ogni dubbio doveva crollare. Fu la mattinata in cui la “folla” scorrazzò per le strade (...) devastò le sedi di tutte le organizzazioni fasciste, demolì tutti i simboli del Littorio, commise violenze sulle persone, cancellò con una iconoclastia feroce e stupida tutto ciò che poteva ricordare Mussolini e il Fascismo. Mentre dalle finestre volavano a migliaia busti e ritratti di Mussolini, le vetrine si adornavano di quelli di Vittorio Savoia e di Pietro Badoglio».

Per ricordare gli ultimi atti dell’Italia fascista mi limiterò a sintetizzare alcuni eventi. Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra contro la Francia e l’Inghilterra. Il 10 luglio 1943 le forze anglo-americane invadono la Sicilia. Il 24 luglio 1943 il Gran Consiglio del fascismo sfiducia Mussolini. Il 25 luglio 1943 re Vittorio Emanuele III fa arrestare Mussolini. 8 settembre 1943 Badoglio annuncia la firma dell’armistizio con le truppe d’invasione, l’Italia si spacca su due fronti.  Il 13 ottobre 1943 Badoglio annuncia la cobelligeranza dell’Italia a fianco delle nuove forze alleate per combattere contro i vecchi alleati tedeschi. Il 25 aprile 1945 crollo definitivo del fascismo con la liberazione di Milano e l’uccisione di Benito Mussolini avvenuta il 28 aprile 1945.

(Fonte e riferimenti bibliografici: Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai giorni nostri, Maurizio Pinna, 2011).

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