Viterbo STORIA Le opere eseguite a Viterbo durante il Ventennio fascista, dal libro di Maurizio Pinna "Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai giorni nostri, Maurizio Pinna, 2011"

Maurizio Pinna
Parte seconda - Ventesimo incontro con i lettori de La Città (www.lacitta.eu)

Viterbo - Il Campo sportivo del Littorio nel 1943
(Archivio Maurizio Pinna)

Per apprezzare al meglio la propria città, credo si debba iniziare dal conoscerla bene, poiché ogni palazzo, ogni strada, ogni pietra, ogni simbolo apparentemente insignificante, ha qualcosa da raccontare.
E più si scoprono i particolari e le vicende che hanno caratterizzato, modificato, migliorato ma anche stravolto la vita cittadina nel corso dei secoli, più tutto ciò che appare alla nostra vista assume un aspetto vivo, narrante, affascinante che non può lasciare indifferenti.

Ricordo quando l’amico Mauro Galeotti, mentre lavoravamo giorno e notte per realizzare quel voluminoso libro “Rosa, piccola… già Santa” mi disse: “Vorrei vivere abbastanza per leggere, conoscere e capire tutto ciò che ancora è lì che mi aspetta”. Che riflessione straordinaria! Che meraviglia sarebbe poter avere tutto il tempo necessario per sfamarsi di conoscenze con cotanta passione!

Ecco, allora, che nel nostro piccolo, circoscritto alle opere del Ventennio, ci soffermeremo, seppur sinteticamente, a sfogliare un calendario lungo appena quindici anni, ricordando la quantità e la qualità delle opere realizzate a Viterbo come nel resto d’Italia.


(Archivio Mauro Galeotti)

Collegio “Cardinal Ragonesi”

Risale al Ventennio il Collegio “Cardinal Ragonesi”, costruito dalla Congregazione dei Fratelli Maristi col concorso del Cardinal Ragonesi, realizzato in via IV novembre tra il 1925 e il 1927, su progetto dell’ing. Rispoli e dell’arch. Bodini.

 

Campo sportivo intitolato nel 1942 a Giovanni De Prato
la casa col belvedere avanti l'ingresso fu distrutta nel 1963
(Archivio Mauro Galeotti)

Il Campo Sportivo del Littorio

Il Campo Sportivo del Littorio, oggi Stadio Comunale Enrico Rocchi, fu iniziato nel 1930 ed inaugurato il 28 ottobre dello stesso anno, anche se i lavori di completamento si chiusero nel 1933.



(Archivio Mauro Galeotti)

La Casa del Balilla

Il regime, per condurre il suo programma formativo e di aggregazione, negli anni 1930-1931 realizzò il Palazzo della Gioventù italiana del Littorio (GIL), il maestoso edificio che oggi ospita il Liceo ginnasio statale “Mariano Buratti”, progettato dall’ing. Rispoli e dall’arch. Bodini, gli stessi professionisti viterbesi che realizzarono il Collegio “Cardinal Ragonesi” ed il Campo sportivo del Littorio, ma che non vinsero il bando per l’aggiudicazione delle R.R. Poste e Telegrafi.

A seguito della costruzione del monumentale edificio, si ravvisò la necessità di realizzare l’attuale via Tommaso Carletti sull’area del demolito Convento di San Domenico, in modo da creare un’arteria di collegamento, prima inesistente, tra il centro cittadino e la stazione di Porta Romana, passando attraverso il rione e la Porta San Leonardo.

 
(Archivio Mauro Galeotti)

Le Terme di Viterbo e la grande piscina termale

Il regime non tralasciò, certamente, l’aspetto curativo e turistico termale, tanto che le Terme Comunali furono portate a nuovo splendore dall’Opera Nazionale Dopolavoro nel 1929. Successivamente, nel 1932, L’O.N.D. realizzò la grande piscina termale.

Su questo argomento, molto caro ai viterbesi che vorrebbero veder decollare il termalismo, ho riservato un approfondimento in altro capitolo. Come anticipazione è interessante conoscere la volontà del regime circa la fruibilità di tali risorse naturali viterbesi: «(…) salvando un patrimonio naturale meraviglioso, vanto legittimo del nostro Paese, migliorandolo ed utilizzandolo con una concezione assistenziale profondamente umana ed altamente fascista, seguendo fedelmente il comandamento del Duce: andare verso il popolo».

Il Duce a Viterbo in Piazza del Plebiscito
per l'inaugurazione della Ferrovia Roma Viterbo, nel 1932

(Archivio Maurizio Pinna)

La linea ferroviaria della “Roma Nord”

Alla linea Roma-Civita Castellana-Viterbo, il mensile Le vie d’Italia, n. 11, novembre 1932, edito dal TCI, dedica ben 11 pagine nella rubrica “Le opere del Regime”.

La linea, comunemente detta “Alto Lazio”, ma per i viterbesi meglio nota come “Roma Nord”, fu inaugurata il 26 febbraio 1905, salutata con gioia per i primi 54 chilometri dalla capitale fino a Civita Castellana.

Nel 1913 si aprì il tronco Civita Castellana – Viterbo, sempre a scartamento ridotto (1 m), ma con carattere di ferrovia. Fino al 1925 la tratta segnò i suoi anni migliori, ma poi si iniziarono ad accusare, oltre all’usura degli impianti messi a dura prova durante le esigenze belliche del Primo conflitto mondiale, la preoccupante concorrenza dell’automobile e dei camion per le merci e la crisi economica mondiale che durava già da un triennio.

Se nel 1905 una linea del genere appariva moderna e funzionale, successivamente quattro ore di percorrenza per soli 100 chilometri risultarono decisamente eccessive.

Il progetto per trasformare, ex novo, una linea inizialmente nata come sede tranviaria, in una moderna linea ferroviaria, incontrò numerose difficoltà tecniche. Nonostante ciò partì l’ordine di procedere per realizzare il tronco ferroviario che in un «prossimo futuro», passando da Viterbo, avrebbe potuto collegare in linea diretta Roma con Siena.

Lo Stato si assunse così l’onere della ferrovia costata novanta milioni, autorizzando l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni a mettere a disposizione i suoi capitali.

Anche per quest’opera il regime stabilì un tempo di realizzazione: «Un anno di tempo!» E le imposizioni dovevano essere rispettate alla lettera. L’appuntamento per l’inaugurazione, infatti, doveva corrispondere alla celebrazione del decennale della Rivoluzione fascista, e così avvenne il 28 ottobre 1932, grazie ai 4000 operai occupati.

Sistemato, quindi, l’intero tracciato, migliorate le curve per consentire maggiore velocità di marcia, posti 115 chilometri di binari ed altrettanti di linea aerea, edificate tre officine di trasformazione e conversione dell’energia elettrica e numerose opere idrauliche e di perforazione, il risultato finale fu soddisfacente.

La Roma – Civita Castellana – Viterbo si poteva finalmente percorrere in poco più di 120 minuti alla media di 50 km/h circa, con un risparmio di due ore rispetto al vecchio impianto e tracciato.

 

(Archivio Mauro Galeotti)

Il Palazzo del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa

Tra i palazzi d’interesse pubblico di notevole pregio, in quella che fu via XXVIII Ottobre, oggi via Fratelli Rosselli, troviamo il Palazzo del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa, comunemente detto Palazzo delle Corporazioni o dell’Economia, attuale Camera di Commercio Industria Artigianato ed Agricoltura. Il Palazzo, iniziato nel 1932 su progetto dell’ing. Bazzani, fu inaugurato il 28 ottobre 1933.

 (Archivio Mauro Galeotti)

Abbassamento della quota del pavimento di piazza San Lorenzo

Il centro rappresentativo del culto cristiano viterbese è sempre stato il Colle del Duomo, con il caratteristico Palazzo papale e la cattedrale di San Lorenzo.

Nell’anno 1933, con l’obiettivo di impreziosire l’accesso alla cattedrale con i gradini esterni che oggi possiamo ammirare, fu abbassata la quota della piazza. Con tale intervento si ottenne, al tempo stesso, uno scenografico slancio della casa di Ludovico della Pagnotta e della scalinata del Palazzo dei Papi.

Con i lavori di sbancamento, inoltre, si scoprirono ulteriormente i basamenti delle costruzioni di epoca etrusca, visibili entrando nella piazza, sui muri a destra ed a sinistra.

(Fonte e riferimenti bibliografici: Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai giorni nostri, Maurizio Pinna, 2011).

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