Viterbo STORIA Le opere eseguite a Viterbo durante il Ventennio fascista, dal libro di Maurizio Pinna "Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai giorni nostri, Maurizio Pinna, 2011"

Maurizio Pinna
Parte prima -
Diciannovesimo incontro con i lettori de La Città (www.lacitta.eu)

 

1935 c. Veduta dell'attuale Piazza dei Caduti con a destra il Palazzo delle poste e a sinistra il Torrente Urcionio, coperto

Con le prossime quattro uscite illustreremo tutte le opere realizzate a Viterbo durante il Ventennio, ma anche quelle in progetto poi svanite, purtroppo, a causa della guerra.

Viterbo, il 2 gennaio 1927, è elevata a capoluogo di provincia. Le opere d’urbanizzazione e di bonifica portate a compimento dal regime fascista a ritmo serrato in tutta Italia, di lì a poco, cambieranno d’aspetto anche la nostra città, ad iniziare con la bonifica e la copertura del fosso Urcionio, diventato una fogna a cielo aperto in conseguenza all’aumento della popolazione e della realizzazione dei nuovi quartieri.

Nel citare le opere compiute a Viterbo, si noterà che spesso le loro inaugurazioni si celebravano il 28 ottobre.

Quella data, infatti, si richiama al 28 ottobre dell’anno 1922, giorno della marcia su Roma ed inizio della datazione dell’Era Fascista.

È per questo motivo che il regime, quando possibile, concentrava le inaugurazioni, le feste e le ricorrenze in quella data.

Ora, seguendo il calendario dei lavori, osserviamo cosa fu realizzato a Viterbo in quegli anni, pochi, se vogliamo, rispetto alla quantità di opere portate a compimento durante il periodo di grande consenso per Mussolini, prima che la guerra fece la sua disastrosa comparsa.

Abbattimento del Palazzo Moscatelli

Il 7 agosto 1925, alle ore 14, divampò un incendio che distrusse il Cinema Margherita, avanti al Palazzo Santoro, in piazza Giuseppe Verdi. L’anno successivo al rogo l’edificio fu abbattuto, lasciando libera la visuale del retrostante Palazzo, oggi Biblioteca Comunale degli Ardenti.

 

Copertura del Torrente Urcionio verso il 1935, oggi è Via Marconi. Foto F.lli Sorrini (Raccolta Mauro Galeotti)

 

Inizia la copertura del Fosso Urcionio

Nel 1925 viene deliberata la prima parte dei lavori per la copertura del fosso dell’Urcionio, l’appalto della copertura viene affidato al sig. Giuseppe Soldati. Due anni dopo, nel 1927, fu la volta della demolizione del quartiere Cunicchio, a fianco del Teatro dell’Unione.

Contemporaneamente si iniziò la copertura del fosso nel punto chiamato “gabbia del cricco”.

I lavori di copertura saranno utili per creare l’ingresso a piazza Giuseppe Verdi, dove il 17 maggio 1925 era stato inaugurato il monumento ai Caduti della guerra 1915-1918.

La nuova strada di accesso a piazza Verdi, che si è venuta a creare con la copertura dell’Urcionio, sarà denominata via XXVIII Ottobre.

Nel 1932 iniziarono da ponte Tremoli, nell’attuale piazza dei Caduti, i lavori per la copertura del torrente Urcionio, per terminare il 10 maggio 1936 alla “Svolta”.

Quella grandiosa opera che oggi offre una vista ed una mobilità cittadina che appare scontata, ha bonificato il corso di un torrente insalubre che, tra l’altro, divideva la città in due versanti collegati tra loro dal ponte Tremoli, a valle di via Cairoli, e alla “Svolta”, che caratterizzava il proseguimento tra l’attuale via Matteotti con il Corso Italia.

 

Via Littoria nel 1935 con il Palazzo delle Regie Poste oggi è Via Filippo Ascenzi. Foto F.lli Sorrini (Raccolta Mauro Galeotti)

 

Le R.R. Poste e Telegrafi

Nel 1933 si avviarono le procedure per acquistare le aree dove sarebbe sorto il Palazzo delle R.R. Poste e Telegrafi, valorizzando ulteriormente via Littoria, oggi via Filippo Ascenzi, anch’essa realizzata poco prima con l’intento di creare una più importante arteria di collegamento con la piazza del Plebiscito. Prima di via Littoria esisteva via della Pescheria che, uscendo dall’arco di piazza del Plebiscito, procedeva stretta e in ripida discesa, passando avanti alla chiesa di Santa Maria della Salute. Per questo motivo la chiesina oggi offre le spalle alla più importante via Filippo Ascenzi.

Le Regie Poste, progettate dall’ing. Bazzani, lo stesso che ha disegnato il Palazzo dell’Economia Corporativa, intanto, procedevano a ritmo spedito. Il poderoso cantiere rimase aperto soltanto dal 1933 al 21 aprile 1936, giorno dell’inaugurazione.

 

Piazza del Plebiscito negli anni '20 con l'arco che unisce il Palazzo dei Priori con quello del Podestà, venne chiamato, scherzosamente, l'arco di Pippo, per ricordare Filippo Ascenzi, il podestà che lo fece realizzare.(Archivio Mauro Galeotti)

 

L’arco tra piazza del Plebiscito e via Filippo Ascenzi

Nel 1934 fu modificato l’arco con il sovrastante edificio, che unisce via Filippo Ascenzi con piazza del Plebiscito. Con il nuovo arco si creò, al tempo stesso, un ambiente di collegamento interno tra il Palazzo dei Priori e il Palazzo del Podestà. Attualmente il “corridoio” di raccordo tra i due Palazzi cittadini, ricavato sopra l’arco, ospita una piccola pinacoteca.

Dopo la realizzazione di via Littoria e la copertura del torrente Urcionio nel tratto di ponte Tremoli, con la terra di riporto dei vari sbancamenti, nel 1935 si realizzò piazza del Littorio, oggi piazza dei Caduti.

Successivamente al completamento della copertura del torrente Urcionio fino alla “Svolta”, la viabilità cittadina in uscita da piazza del Plebiscito, fino a raggiungere la via Nazionale Cassia, all’altezza del sottopassaggio ferroviario, può essere così ricomposta: via Littoria, piazza del Littorio, la nuova via Littoria (oggi via Marconi), piazza Giuseppe Verdi o “del Teatro”, via XXVIII Ottobre (attuale via Fratelli Rosselli).

Il completamento di queste arterie, le bonifiche ed i movimenti terra eseguiti, crearono al tempo stesso ambienti di ampio respiro laddove prima esisteva l’abbandono, l’approssimazione e l’improvvisazione dettata da ben altri stili di vita e da necessità più antiche.

 

La Chiesa di santa Maria della Peste nel 1956, i palazzi sul retro che la soffocano non sono stati ancora costruiti (Archivio Mauro Galeotti)

La chiesa di Santa Maria della Peste e il Sacrario dei Caduti

Per chiudere la descrizione di quella zona, è bene dire che intorno alla chiesa di Santa Maria della Peste, consacrata nel 1936 a Sacrario dei Caduti nella Guerra 1915 -’18, dei Caduti per l’Impero in Africa Orientale e dei Caduti per il fascismo in terra straniera, esistevano fatiscenti abitazioni che la soffocavano e che per questi motivi sono state abbattute aprendo la più decorosa attuale situazione. Sulla parete esterna che guardava via Littoria era scritto “VITERBO / AI SVOI CADVTI / PER LA GUERRA E PER LA RIVOLVZIONE / A. XV E.F.”.

Oggi, scendendo da via Ascenzi, si legge più genericamente “VITERBO / AI SVOI CADVTI / PER LA PATRIA”.

Se in questo tempietto si ricordano i morti per le cause di interesse nazionale, presso la chiesa di Santa Rosa, nella parte superiore interna della porta centrale, si legge “I LEGIONARI REDUCI DALL’A.O.I. / ED IL POPOLO VITERBESE / A.D. MCMXXXVII. XV”. Fu così che i reduci ed i loro familiari vollero ringraziare Santa Rosa per aver conservato in vita i militari viterbesi rientrati dall’Africa Orientale Italiana. Il “XV” finale indica l’anno dell’Era Fascista, corrispondente al 1937.

 Maurizio Pinna

(Fonte e riferimenti bibliografici: Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai giorni nostri, Maurizio Pinna, 2011).