Viterbo STORIA Sedicesimo incontro con i lettori de La Città (www.lacitta.eu)
Maurizio Pinna

 

A sx Cap. Pietro Calistri a dx il fratello Alberto

La storia che oggi propongo ai lettori de La Città, ha dell’incredibile per come il destino si è beffato più volte di un Ufficiale pluridecorato, legato a San Martino per origini paterne.

L’illustre personaggio è un eroe che ha sempre servito l’Italia nel suo tempo, con coerenza, con coraggio, senza mai tradire o darsi alla macchia.

Ma proprio per questo le istituzioni italiane si sono dimenticate di lui, per le scelte fatte con dignità il quel fatidico 8 settembre 1943, fino a che un altro valoroso viterbese, Franco Guidozzi, lo ha scoperto e riportato alla memoria.

Non voglio anticipare nulla di più perché nel corso di queste due uscite (la seconda Mercoledì 16 marzo) tutto sarà raccontato con dovizia di particolari.

La guerra, per chi ha avuto la disgrazia di viverla, ma la fortuna di superarla, ha rappresentato un periodo in cui si sono messi a dura prova la sofferenza, il dolore, le paure, la fame e le privazioni di ogni genere.

 

Franco Guidozzi

 

Parallelamente, però, nelle persone colpite da quei drammi, si sono sviluppati sentimenti d’amore e di condivisione, alimentati dalla necessità di godere reciprocamente di conforto e di speranza.

Da questa scuola di vita è uscito un uomo di eccezionali virtù e bontà, scomparso il 18 maggio 2008 all’età di 79, per un male che purtroppo non gli ha dato speranze come in guerra. Quelle speranze che più volte lo avevano fatto tornare nella branda dopo una giornata di fuoco, di rappresaglie, di bombardamenti.

Quest’uomo, amato da tutti i viterbesi che l’hanno conosciuto, è Franco Guidozzi, volutamente scritto al presente perché Franco è e sarà sempre “Presente!”.

Franco, per gli amici “Ricciolino”, negli ultimi anni di vita è stato Vice Presidente dell’Associazione ex Combattenti della RSI, perché è nella Repubblica sociale che ha terminato il suo servizio per quella Patria in cui tutti credevano, specialmente in tempi più comodi. Franco, punto di riferimento dei ragazzi di quell’epoca, fedelmente iscritti all’Associazione, animati da profondo rispetto di tutto e di tutti, qualche anno fa ricevette una notizia che lo mise immediatamente in movimento: «In qualche cimitero vicino a Viterbo risulterebbe sepolto un Capitano della Regia Aeronautica, ucciso insieme a Benito Mussolini, perché scambiato per il pilota personale del Duce».

A questa notizia Franco Guidozzi si è subito attivato per una paziente azione di ricerca, riuscendo a individuare la tomba del Capitano Calistri, presso il cimitero di San Martino al Cimino.

È difficile comprendere, in tutta la sua pienezza, l’emozione e i sentimenti che possa aver provato Franco nel deporre un fiore in quel loculo. Credo, però, che andando avanti con il racconto, anche il cuore più gelido e insensibile possa riuscire a percepirne qualche suo sentimento. Ma vediamo chi era quell’ufficiale e che destino lo aspettava quel tragico giorno del 1945.

Il Capitano Calistri, per le operazioni svolte nella Regia Aeronautica dal 5 settembre 1935 all’8 settembre 1943, è stato decorato con due Medaglie d’argento al valor militare (1940-1941), Medaglia di bronzo al V.M (1942), Medaglia Commemorativa della Campagna di Spagna (1938), Medaglia di Benemerenza per i Volontari di Guerra (1938), Cruz de Guerra spañola, Medalla de la Campaña spañola, Medalla militar collettiva spañola, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, quattro Croci al merito di guerra. Ha partecipato a cinque campagne di guerra ed ha conseguito le abilitazioni al pilotaggio di oltre otto tipi di aeromobili. Durante una delle numerose operazioni di guerra, fu seriamente colpito alla gamba da una mitragliata aerea nemica. Per ripristinare la funzionalità dell’arto i medici gli dovettero impiantare una rotula d’argento. Quella rotula artificiale, vedremo, avrà un ruolo chiave nelle vicende che hanno caratterizzato il martoriato trascorso del suo corpo, non dimentichiamola.

Calistri fu ferito in combattimento negli ultimi tre mesi che precedettero l’Armistizio, arrivando all’appuntamento dell’8 settembre 1943 in licenza di convalescenza. Come ogni altro militare si ritrovò sbandato a causa degli eventi, e in assenza di ordini dovette decidere da solo cosa farne di tutto il suo eroico trascorso militare, speso a rischio della propria vita per la Patria.

Con molta probabilità egli trovò la risposta al dilemma il 14 ottobre 1943, quando il Colonnello Ernesto Botto, ufficiale Pilota della Regia Aeronautica, decorato con Medaglia d’oro al V.M., uomo di eccezionale valore militare e figura fortemente carismatica per i piloti, attraverso la radio invitò tutti gli aviatori dispersi o rimasti senza direttive a continuare il loro servizio con la Repubblica sociale italiana, nei reparti dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana.

La seconda parte sarà pubblicata mercoledì 16

(Fonte e riferimenti bibliografici: Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai giorni nostri, Maurizio Pinna, 2011).

Maurizio Pinna