Viterbo STORIA Sesto incontro con i lettori de La Città (www.lacitta.eu)
Maurizio Pinna


Viterbo - 21 aprile 1939. Festa del Lavoro. Consegna libretti pensione Inps
(Foto F.lli Sorrini - Viterbo)

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5 - Ventennio: Fu propaganda o comunicazione? Dal Ventennio a oggi nulla è cambiato
4 - I bombardamenti sembrano una festa. Ma è propaganda militare
3 - I bombardamenti su Viterbo. Incursioni aeree di febbraio 1944
2 - La persecuzione degli ebrei
1 - Bombardare Viterbo! 1943-1944. Un volantino rarissimo svela i metodi della propaganda

Gli errori restano errori, così come il bene resta il bene

La perfezione sicuramente non appartiene all’uomo, mentre le possibilità di sbagliare sono sempre in agguato in maniera proporzionata all’attività e ai ruoli ricoperti dal personaggio, oltre che del contesto storico nel quale si opera.

 

Adesivo Autarchia

 

Gli errori restano errori, ed è inutile cercare di ridurli di gravità mentre, come principio, dovrebbe esserci sempre la volontà e la capacità di separarli dal bene.

Il regime guidato da Mussolini sapeva creare e gestire la comunicazione, seppur esaltando i fatti compiuti, ma alla base della propaganda esisteva sempre una buona dose di concretezza, di fatti, di meticolosa e grande forza di volontà di fare il bene del Paese, innegabilmente sorretti da una complessa gestione della comunicazione.

Bene, quindi, il termine “propaganda” quando, parlando del Ventennio, ci si riferisce ai fatti compiuti o da compiere, seppur esaltati entro certi comprensibili limiti; male, se si vuole semplicemente esprimere il proprio sentimento di odio personale maturato e covato per mille ragioni, disconoscendo l’evidenza o la validità delle cose buone realizzate, non volendole distinguere, per motivi ideologici, da quelle sbagliate.

 

Il duce abbraccia un Balilla

 

L’odio è il primo male che ostacola la pace e chi predica la pace non dovrebbe conoscere il sentimento di odio; non dovrebbe nemmeno pronunciare termini camuffati da parole più innocenti che, però, lo evidenziano ugualmente.

Soltanto così si potrà sperare di porre fine a quel rinnovarsi di rancori, magari mai conosciuti, mai provati sulla propria pelle, ma semplicemente tramandati con il passa parola, con gli slogan politici, con la moda, con alcuni libri di testo tutt’altro che obiettivi.

E da questa regola di civile e di cristiana convivenza non si dovrebbe sentire esonerato nessuno.

 

Forse oggi non si fa propaganda?

Tutte, o buona parte delle reti televisive che trasmettono in chiaro e che sono quindi ricevute dalla gente più modesta e di semplici pretese, la massa, sono schierate e tentano di fare propaganda per i loro sponsor politici. All’interno della stessa televisione di Stato si fa propaganda. Ma, ahimè, c’è molto poco da propagandare perché, tolte le chiacchiere, spesso mancano i fatti.

È propaganda il meccanismo che, attraverso le immagini diffuse con qualunque mezzo, mira a creare uno stile di vita, una linea di pensiero, una moda, condizionando, fino a guidare a nostra insaputa, le nostre azioni quotidiane. E questo processo di trasformazione del nostro comportamento, purtroppo, non è facilmente arrestabile, perché studiato per essere somministrato nel lungo periodo, tutti i giorni, a piccole dosi.

 

Libro 3^ classe

 

Di questo fenomeno si parla ancora troppo poco, ma qualche denuncia più specifica è iniziata a essere diffusa dai media. Per esempio, sembra che per grandi interessi economici mondiali sia in atto, da tempo, un condizionamento delle masse che si origina con un problema di grande entità, a volte reale, ma perfino simulato, volutamente diffuso per spingere l’opinione pubblica a chiedere e sperare in una soluzione.

Soluzione già stabilita a priori e che sarà poi resa nota nei tempi e nei modi previsti da un piano che la porterà a essere accettata come una conquista dei popoli mentre, in realtà, si accettano inconsapevolmente le soluzioni che soddisferanno la sete di potere e di denaro dei potenti massoni mondiali, distribuiti in tutti i paesi attraverso le maglie della loro organizzazione. Da questa infernale procedura non sembrano escluse le guerre.

 

La propaganda di oggi è molto diversa da quella di ieri?

 

Oggi si litiga per far credere che una data manifestazione di piazza possa aver richiamato tantissime persone; numeri che poi vengono ridotti dalle stime delle questure.

Ma basta guardare i video per avere un’idea di come stanno realmente i fatti anche se, con un buon operatore e un sapiente montaggio, si può sempre ingannare il pubblico.

In politica sembra esistere la brutta regola del “non fare nulla se gli altri non sanno che lo hai fatto tu”, che va in netto contrasto con l’insegnamento della nostra religione cristiana, “non sappia la mano destra quello che fa la mano sinistra”, mirando con ciò a garantire ricompense divine all’uomo di buona volontà che opera secondo gli insegnamenti di Gesù, e che per questo aspira a ben altro, anziché agli immediati vantaggi economici e materiali, tipici di chi vuole porsi in evidenza per un proprio tornaconto, o per squallide manie di protagonismo e di grandezza. Come considerare, poi, chi non fa proprio nulla e si mette in mostra ugualmente riportando, magari, qualche buona intenzione pronunciata da altri?

Ma sembra che ci sia un’altra regola, forse peggiore, che ci viene mostrata nella pratica quotidiana attraverso i media; è quella che suggerisce ad uno schieramento politico, di “distruggere e combattere una buona idea se nasce dai rappresentanti dei partiti avversari”.

Lo scopo di questi comportamenti irresponsabili è chiaro: impedire ai “nemici” politici di fare gli interessi del Paese per evitare che alle prossime elezioni aumentino i loro consensi elettorali.

La conferma di questo cattivo pensiero la troviamo sulle pagine dei quotidiani e in televisione, specie all’indomani dello scrutinio delle schede elettorali quando, chi deve sedere da sconfitto nelle poltrone dell’opposizione, minaccia dura battaglia senza sconti, anziché offrire serena, matura e responsabile collaborazione.

Ecco che quella parola “odio” riaffiora sotto mentite spoglie, attraverso “dura” e “senza sconti”, supportate da adeguato timbro di voce e volto accigliato.

Tutto questo non è propaganda? E allora viene da pensare che c’e “Propaganda” e propaganda, una con la “P” maiuscola, l’altra tendente a diffondere il nulla, perseguendo soltanto gli interessi di chi la genera.

Certamente la bugia, l’esaltazione o l’accomodamento della verità sono sempre presenti in ogni circostanza, ma dall’esaltazione dei fatti a passare al nulla, come si vorrebbe far credere con il termine “propaganda” spesso pronunciato con disprezzo, la strada è lunga e noiosa.

Asvero Gravelli, nel 1934, ha scritto: «Il Fascismo ha vinto perché aveva le canzoni più belle degli altri». Su un’affermazione del genere ci si può anche ridere e scherzare, ma se si volesse ritenere seria, possibile che non viene da pensare all’offesa che si rivolge ad un popolo, sospettato di deficienza totale per aver scelto una casa discografica al posto di un Governo?

Nella prossima uscita:

Un uomo amato e odiato, che non passò inosservato

Mussolini odia le classi dirigenti

Un confronto di linguaggio e di merito

Maurizio Pinna

Fonte e riferimenti bibliografici: Maurizio Pinna, Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai giorni nostri, Viterbo, 2011