Viterbo STORIA Le lamine di Pyrgi, di cui riportiamo una doppia traduzione, una ad opera del Professor Giovanni Garbini, l’altra ad opera del professor Mangosi
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Lamine di Pyrgi nel Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma

A testimoniare quanto gli Etruschi fossero una civiltà progredita e dedita ai commerci, stanno anche le famose lamine puniche di Pyrgi conservate presso il museo etrusco di Villa Giulia a Roma.

Etruschi e Punici intrattennero vere e proprie relazioni commerciali e diplomatiche. In questi rapporti i Fenici avevano un certo controllo avendo imposto agli Etruschi un loro re di nome Thefarie Velianas.

Thefarie Velianas, con il pretesto di aiutare gli Etruschi a proteggersi dagli insediamenti ellenici nel Mediterraneo, si era di fatto imposto come supremo magistrato della città di Caere Vetus, l’odierna Cerveteri.

Etruschi e Punici facevano parte della rete di alleanze antielleniche dell’epoca ed i loro rapporti, così strutturati e istituzionalizzati, mostrano quanto questi popoli fossero progrediti.

Se la diplomazia in senso moderno, può dirsi nasca con la pace di Westfalia e la nascita degli Stati moderni nel 1648, nel VI-V secolo avanti Cristo i popoli arcaici del Mediterraneo già instauravano, più o meno consapevolmente, dei veri e propri rapporti di intelligence diplomatica.

Le lamine di Pyrgi, di cui riportiamo una doppia traduzione, una ad opera del Professor Giovanni Garbini, l’altra ad opera del professor Mangosi, mostrano chiaramente quella che era l’influenza di Cartagine nel Tirreno. L’approccio ricorda molto quello di americanizzazione che l’Europa ha vissuto in seguito alla Seconda Guerra Mondiale.

Il ruolo di Cartagine, era quello di costituire un fronte anti-Ellenico nel Mediterrano istituendo una serie di governatorati satellite, molto simili ai “Governi Fantoccio” che gli Usa hanno creato in Sud America e Medio Oriente.

La significativa, e fondamentale differenza con gli statunitensi dei nostri giorni, è rappresentata dal fatto che i protettorati Punici in terra etrusca, erano gestiti non da regnanti locali manovrati dai Cartaginesi, ma da magistrati punici in carne ed ossa.

La pratica di istituire dei centri di controllo in terra straniera, per controllarne l’influenza servendosi di autoctoni, sarà seguita primariamente dai Romani. Un esempio lampante sarà il re Erode in Giudea, natio del posto e servo al soldo dei Romani invasori. Questi gestirà per l’Urbe il protettorato romano intorno a Gerusalemme.

Considerato che i rapporti tra Cerveteri e Cartagine non erano dei migliori, molto probabilmente Thefarie Velianas, con la scusa della protezione dagli Elleni, intendeva approfittare della decadenza etrusca di fine VI secolo, per riappropriarsi del controllo sulle coste tirreniche.

Quaderno del professor Mangosi

Le iscrizioni presenti sulle lamine d’oro di Pyrgi mostrano una sorta invocazione alla dea fenicia Astarte in occasione della consacrazione del Tempio che Velianas aveva fatto costruire per onorare la dea.

Le tre lamine, rinvenute nel 1964 da Massimo Pallottino durante uno scavo a Cerveteri, presentano tre iscrizioni; una in fenicio e due in etrusco.

Il contenuto del testo sembra essere diverso, in certe parti, ma costituisce un documento importante per la comprensione della lingua etrusca.

A differenza della Stele di Rosetta, però il contenuto differisce leggermente nelle tre lingue ed offre, dunque, margine a eventuali dubbi interpretativi.

La differenza principale è che il testo fenicio offre spunti per la consacrazione del Tempio alla dea Astarte, il cui corrispettivo etrusco era Uni.

Gli altri due testi, scritti in lingua etrusca, riguardano più il cerimoniale di culto.

Con il testo scritto in fenicio Thefarie Velianas rende omaggio alla Dea e la ringrazia per il potere detenuto presso Cerveteri.

Questo dimostra come nell’antichità il culto personale del Tiranno abbisognasse della legittimazione religiosa per poter avanzare la sua autorità sul popolo.

Bisognerà attendere il 1700 inoltrato, con Federico II di Prussia, per sentir pronunciare da un sovrano una frase del tipo “Io sono il primo servo dello Stato”.

Per molti secoli, infatti, la legittimazione del potere sarà ricondotta all’elemento divino, o come fonte di legittimazione esterna, o come un tutt’uno con la persona del sovrano.

Traduzione professor Mangosi

Le lamine di Pyrgi offrono un “dizionario” per interpretare il linguaggio etrusco, anche se in maniera meno attendibile rispetto alla Stele di Rosetta per l’Egizio.

Sono inoltre una testimonianza palese di quanto i processi politici, diplomatici ed i meccanismi di potere dei popoli arcaici fossero progrediti.

Per tutto il periodo dell’Assolutismo, infatti, fino alle guerre napoleoniche, i meccanismi istituzionali e politici conserveranno quasi invariata la loro grammatica.

I popoli Italici del Mediterraneo, ancora una volta, hanno mostrato ai posteri che sulla loro civiltà è stata fondata la Storia delle genti e tutto ciò che essa ha prodotto fino ad oggi.

Alessandro Gatti

Per approfondimenti:

    E. Mangosi: Archeologia
    E. Mangosi: I dadi di Tuscania ed i primi sei numeri etruschi.

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