Tuscania STORIA dal sito http://www.aliantetuscia.com/lingua-etrusca-dadi-di-Tuscania
Alessandro Gatti

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Sarebbero stati i dadi ritrovati a Tuscania, ed ora conservati presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, a rendere noti quelli che furono i primi sei numeri etruschi. Secondo gli studi del Maggiore Enrico Mangosi, tali dadi rappresentano una delle testimonianze più evidenti che l’Etrusco appartiene al gruppo delle lingue semitiche, più precisamente discenderebbe dall’ arabo-fenicio.
L’ Aliante propone un articolo inedito, l’elaborazione di una ricerca d’archivio in merito agli studi dell’etruscologo Enrico Mangosi.

Lo stesso Pericle Ducati nella sua opera “Gli Etruschi” afferma:

“I numerali dall’uno al sei ci sono noti dai famosi due dadi ritrovati a Tuscania i cui numeri sono espressi su ciascuna faccia in lettere; i numeri di Tuscania che si contrappongono tra di loro sono:

hutu-thu; ci-sa; mach(X)-zal.    

Sebbene sia triste poter ammirare questa testimonianza glottologica lontano da Tuscania, per l’esattezza a Parigi, siamo comunque lieti che la nostra Toscanella si presenti come protagonista di una così sensazionale curiosità storica.

Nell’ordine i primi sei numeri etruschi sono stati così interpretati:

thu=1; zal=2; ci=3; sa=4; mach(x)=5; hutu=6.

La teoria di cui Enrico Mangosi è persuaso riguarda la discendenza dell’Etrusco dal ceppo delle lingue semitiche, più precisamente quelle ebraico-siriache con varianti dialettali sarde.

Le lettere riportate sui dadi di Tuscania, ed indicanti i primi sei numeri, mostrerebbero infatti il tipico carattere angolare e quadrato tipico delle altre lingue semitiche, come per l’appunto l’ebraico, l’arabo, il fenicio e, quindi, anche il greco che da quest’ultimo deriva.

La particolarità di queste lingue, oltre che dalla forma grafica dei caratteri, è data dal fatto che esse chiamavano i primi dieci numeri usando le lettere dell’alfabeto e sempre seguendo lo stesso schema d’ordine.

Se facciamo un esempio pratico con i numeri arabo siriaci, notiamo che essi sono:

wahed; zoz; telt; arba’a; hamsa; sitta.

Confrontiamo ora questo schema con il corrispettivo dei dadi di Tuscania:

1= uth; 2= thu; 3= ci; 4= zal; 5= mach; 6= sa.

    Uth corrisponde al wahed arabo-siriaco e richiama la radice ebraica Ad di Adamo.
    Thu è in arabo zoz, e cioè “coppia; paio”.
    Ci è la terza lettera dell’alfabeto nonché variazione di ghimel ebraico e gamma greco.
    Zal è il dhalet ebraico, il delta greco e lo dzal arabo.
    Mach(x) non sembra presentare corrispondenza semitica secondo gli studi del maggiore Mangosi. Probabilmente trattasi di una contrazione.

L’interesse dello studioso di cui l’Aliante ha analizzato il lavoro si concentra poi su un confronto preciso fra i dadi ritrovati a Tuscania e altri 16 dadi in osso conservati presso il museo di Villa Giulia a Roma di derivazione, egizio-greca. Tra questi dadi ve ne sono alcuni le cui facce opposte, se sommate, danno il numero 7. Questi sarebbero i dadi come li conosciamo noi oggi:

1-6; 2-5; 3-4.

Altri dadi, invece, hanno una numerologia disposta in modo da formare coppie di numeri che danno sommati, proprio come quelli ritrovati a Tuscania, 3 e 9:

1-2; 3-6; 5-4.

Molto probabilmente, anticamente, la coppia dei dadi da gioco era formata da queste due differenti tipologie di disposizione e i dadi trovati a Tuscania confermerebbero la loro appartenenza a questa seconda tipologia partitiva delle coppie di numeri.

Troviamo infatti:

hutu-thu; ci-sa; mach(X)-zal.

  1-6          3-4           5-2      

alfabeto-etrusco   caratteri-etruschi

Altri studi, portati avanti ad esempio dall’etruscologo Alain Hus o dall’italiano Glori, sostenevano la non discendenza dell’etrusco dal ceppo semitico proprio per questa differenza di disposizione numerologica sui dadi.

Dal momento che anche greci ed egizi usavano questa disposizione dei numeri sui dadi da gioco, unita alla disposizione classica, come escludere con certezza che gli Etruschi derivino la loro lingua dai ceppi semiti e, più precisamente, da quello ebraico-siriaco o arabo-fenicio?

Si tratta, dunque, di un primo passo per l’interpretazione delle epigrafi etrusche e di una scoperta sensazionale di cui l’Italia e Tuscania sono protagoniste?

L’Aliante si augura che questo studio dell’ormai lontano 1969 sia stato seguito da altri approcci, tanto avventurosi quanto empirici, affinché un giorno, finalmente, si possa acclamare alla scoperta di una “Stele di Rosetta” per la misteriosa lingua del magico popolo degli Italici.

Alessandro Gatti

Per approfondimenti si rimanda alla monografia:

“Nuova tecnica grafica” Roma 1969
Magg. Enrico Mangosi: Breve memoria sui primi sei numeri etruschi e i dadi di Tuscania

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