Viterbo STORIA

Cosa accadde il 6 gennaio di tanti anni fa a Viterbo?

Porta san Pietro nel 1900 circa. Si noti la Chiesa di santa Maria delle fortezze sulla destra, sarà distrutta in buona parte nei bombardamenti del 1944 (Archivio Mauro Galeotti)

Nel 1199 i Viterbesi dettero una non indifferente sconfitta ai Romani i quali, avevano posto d’assedio Viterbo, ma il 6 Gennaio 1200 «Li viterbesi stavano con le porte serrate, nè volevano che persona uscisse dalla città» perché erano venuti i Romani stessi a rivendicare l’onta subita.

Vinsero i Romani e allora «li Viterbesi tractaro con loro la pace con questi patti che li dierno la Campana del Comune, la quale loro portorno ad Roma poserla nel Campidoglio et poserli nome la Patarina de Viterbo.

Anco se portaro via la catena et la chiave de la porta de Salciccia [è l'attuale Porta san Pietro] le quali attaccorno all’Archo de S.to Vito in Roma et anco li merli furno scarcati nell’anno 1233», così afferma il cronista Francesco d’Andrea.

L’arco di san Vito è quello di Gallieno; delle catene si poteva ancora vedere, nel 1806, «una porzione pendente».

C’è comunque chi afferma, tra questi Ignazio Ciampi, che fino al 1825, quel residuo di catena e quelle chiavi, si vedevano ancora pendenti dall’arco di cui sopra.

Ma la storia continua, storia riferita a Porta san Pietro.

Nell’assedio a Viterbo da parte di Federico II nel 1243, tra le altre varie precauzioni, anche Porta san Pietro fu chiusa per garantire una maggiore difesa alla città.

Nello Statuto di Viterbo del 1251, sezione terza, si trova che la città è divisa in quattro settori, a Porta san Pietro facevano capo le Chiese di san Silvestro, di santa Maria Nova, di san Vito, di sant’Antonino, di san Giovanni in Pietra, di san Leonardo in Colle, di san Bartolomeo, di san Fortunato, di sant’Erasmo, di san Pellegrino e di san Pietro dell’Olmo (Statuto 1237) dalla quale derivò il nome della porta e non dalla Chiesa di san Pietro del castagno, che le sta di fronte.

Sempre nello Statuto è disposto che le carbonare esistenti presso Porta san Pietro detta pure portam Salciccle fino a Porta di san Sisto, dovevano essere mantenute della stessa ampiezza. Inoltre era previsto che dovevano essere collocate catene alla porta per un migliore controllo dei passanti, per evitare l’uscita o l’ingresso dalla città di animali rubati e per proteggere i beni in essa conservati.

Le notizie le ho tratte dal mio libro edito nel 2002: L'illustrissima città di Viterbo.

Mauro Galeotti