Viterbo STORIA Dopo l'armistizio i soldati italiani continuarono a combattere i tedeschi nel Montenegro
di Emanuela Dei

I comandanti della Garibaldi

Dal settimanale viterbese “Il Bulicame”, del 18 giugno 1945, diretto da Buzzi e Buffetti riportiamo un colloquio avuto con un ufficiale della divisione “Garibaldi”, in prima linea nella lotta contro il nazismo.

La “Garibaldi” nacque dalla fusione di due divisioni “Taurinense”e “Venezia”, la cui forza complessiva, al momento dell'armistizio, ammontava a 23000 uomini, Questa unità si rifiutò in massa, dai rispettivi comandanti all'ultimo soldato, di arrendersi ai tedeschi.

Già dal 1943 la “Taurinense” era stata duramente provata dagli attacchi concentrici dei tedeschi e dei loro alleati locali (cetnici, mussulmani ecc). In più i soldati dovevano combattere la guerra senza la conoscenza perfetta del terreno e senza l'appoggio delle popolazioni. Solo nell'ottobre del 1943, dopo molti tentativi, i marconisti della divisione “Venezia” riuscirono ad inserirsi tra due stazioni italiane e a cominciare che soldati d'Italia stavano combattendo in mezzo ai monti della Jugoslavia.

In queste condizioni si cercò di stabilire dei rapporti con qualche forza organizzata del paese che avesse lo scopo di combattere i tedeschi. Furono scelti i partigiani di Tito perché sembravano costituire il gruppo che lottava con maggior vigore. Dapprima gli Jugoslavi mostrarono una notevole diffidenza, giustificata, visto che fino all'otto settembre le nostre truppe erano state truppe di occupazione poi, quando videro i soldati italiani andare all'attacco, si dileguò ogni dubbio.

Nel febbraio del 1944 due brigate della divisione, con una forza di 1500 uomini ciascuna, partirono per un ciclo operativo nella Bosnia. Della terza brigata non tornò nessuno, della seconda solo 300 uomini malati di tifo petecchiale. I superstiti raccontarono che avevano dovuto combattere contro tutti e tutto: il freddo e la fame avevano fatto tante vittime, quanto i bombardamenti e le malattie.

Durante la guerra la divisione “Garibaldi” riportò il settanta per cento di uomini uccisi durante i combattimenti. Ma ancora più gravi furono le perdite del nemico. Durante la ritirata tedesca dalla Grecia, la divisione obbligò i nemici a rimanere in fondo alle valli, questo li rese un facile bersaglio dell'aviazione alleata. Se l'esercito tedesco dei Balcani non portò nessun aiuto apprezzabile alle sue divisioni schierate sul fronte orientale, fu per merito dell'efficace azione della “Garibaldi”, unita alle forze jugoslave. L'iniziativa, passata nelle mani dei garibaldini, distrusse i presidi nemici del Montenegro, penetrando in Bosnia, fino ad arrivare a Sarajevo.

 

Quando nel febbraio del 1945 arrivò l'ordine del rimpatrio, si chiusero diciotto mesi di lotte durissime. Oltre quindicimila garibaldini rimasero uccisi sul campo di battaglia.

Il sacrificio degli ufficiali e dei soldati avevano tenuto alto l'onore del nostro esercito. Per le operazioni di guerra della “Garibaldi” nel Montenegro fu concessa la medaglia d'oro alla memoria del Magg. di fanteria Cesare Piva da Milano, al Cap. di fanteria Mario Riva da Milano, al Ten. Veterinario Villi Pasquale da Savona, al Ten. di fanteria Luigi Rizzo da Palermo e al Sottotenente del Genio Franco Bonetti da Milano.

La massima ricompensa fu concessa al Gruppo Artiglieria Alpina “Aosta” del I reggimento Art. Alpina della divisione “Taurinense”.

Emanuela Dei

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