Viterbo STORIA Quanta storia ancora sa scoprire dietro ad una santa bambina!

Gent.mo Mauro Galeotti, qualche tempo fa abbiamo ricevuto un articolo di una studiosa brasiliana della lingua italiana, la quale ha scritto la storia che allego, si tratta della presenza di santa Rosa in Brasile.

Visto il taglio del contributo pensavamo che potrebbe interessare i suoi lettori.
La ringrazio e le porgo cordiali saluti
 
Filippo Sedda 
Segretario CSSRV
Centro Studi Santa Rosa da Viterbo Onlus

via O. Benedetti, 21
00110 Viterbo - Italy
Tel: 3460124789

Gentile Filippo Sedda, La ringrazio per l'interessante ricerca che pubblico ben volentieri, studio che catturerà molto i nostri lettori, appassionati della storia della nostra Viterbo e di santa Rosa. (m.g.)

Un viso brasiliano per santa Rosa da Viterbo

Zanini, Marta P.S.[1]

Stai attento Fendin, che ieri sera la barca non è restata al suo posto,

stai attento Fendin l'han legata ad un anello, ma il nodo non era di nostri

e lo sanno tutti Fendin che la barca non l'hai portata alla benedizione

e lo sanno tutti Fendin che di notte sulle onde si sente una strana canzone.

(Fendin  di Davide Van de Sfroos)

RIASSUNTO

 

Questo testo si propone di presentare una breve panoramica sulla presenza di Santa Rosa da Viterbo in Brasile, cercando di capire non solo come il culto della santa sia arrivato e si sia diffuso, ma anche quali sono le forme di appropriazione e di rappresentazione a esso legate. La ricerca si è sviluppata a partire dall'analisi di documenti disponibili online. Il lavoro, realizzato da ricercatori di ambiti diversi, evidenzia la necessità di ampliare gli studi sulla santa, considerando le particolarità rintracciate nella declinazione brasiliana del culto

KEYWORDS: Santa Rosa da Viterbo, culto in Brasile, rappresentazioni.

 

INTRODUZIONE

            Come Fendin, il barcaiolo distratto della canzone del cantautore lariano Davide Van de Sfroos, i brasiliani hanno imparato che devono stare sotto la protezione e benedizione di chi li possa tenere lontani da ogni sorta di male. Così, dalla più grande – São Paulo – alla più piccola – Santa Cruz de Minas – le città brasiliane sono nate sotto il segno dei santi cattolici. Questo per parlare di un solo aspetto della costituzione di un paese cresciuto alle orme della cristianizzazione del Nuovo Mondo, che era la motivazione dichiarata dal Regno portoghese per giustificare le grandi navigazioni lungo i suoi oltre cinquecento anni di storia, i santi cattolici sono arrivati  a poco a poco e la toponimia brasiliana ne è ricca. Infatti, in un totale di 5.565 città, l'11 per cento porta il nome di un santo cattolico e se aggiungiamo piccoli paesini il numero arriva alla strepitosa somma di 2.500 località.

            Pensare quando e come ogni santo è sbarcato in Brasile è un compito piuttosto difficile e presuppone capire la pluralità degli aspetti della colonizzazione ovvero le comunità religiose, la nazionalità degli immigranti, le date significative del calendario cattolico e tanti altri aspetti. I conquistatori portoghesi giungevano accompagnati da una comunità gesuita, ma è stato un sacerdote francescano a celebrare la prima messa in Brasile e probabilmente invocando sant’Antonio, il più conosciuto e il più amato dai brasiliani, sia nel passato che nel presente. Questo potrebbe essere la ragione della vicinanza tra i brasiliani e i santi francescani che hanno raggiunto i più lontani estremi del continentale paese.

            Anche santa Rosa da Viterbo è attestata in Brasile e la sua presenza è piuttosto pittoresca. Fuggendo alla grandiosità dei santi più popolari, santa Rosa sorge umile, serena, senza grandi pretese, conquistando lentamente, ma in modo effetivo, il cuore di un popolo che, sin dall'inizio della storia del Brasile, è carico di fede e speranza.

            In Brasile, la religiosità cattolica ha leggi proprie, nel senso che nelle comunità più lontane dai centri più sviluppati e famosi, ove tuttora la presenza della Chiesa, e particolarmente dei sacerdoti, si riassume in visite di una volta al mese, o ogni due mesi, o addirittura una volta all'anno. Se andiamo indietro con il tempo, questa lontananza era ancora maggiore, sopratutto se consideriamo i mezzi di trasporto; dunque la presenza e devozione ad un santo era, e lo è ancora, molto legata alla vita quotidiana dei suoi devoti.

            Per parlare della presenza di santa Rosa da Viterbo in Brasile abbiamo scelto quattro momenti significativi e illustrativi delle caratterische e particolarità del suo culto: santa Rosa da Viterbo patrona di Guajeru nello stato di Bahia; santa Rosa da Viterbo, patrona della città dello stesso nome nello stato brasiliano di San Paolo; santa Rosa da Viterbo patrona della città di Niterói, nello stato brasiliano di Rio de Janeiro e santa Rosa da Viterbo patrona della JUFRA-Juventude Franciscana ovvero la Gioventù Francescana in Brasile.

1. La patrona di Guajeru

            Guajeru è una piccola città brasiliana dello stato di Bahia, con più o meno sedicimila abitanti. Riconosciuta come città nel 1893, ha le origini nel paesino di Santa Rosa del Panasco. La città, distante circa 700 chilometri dalla capitale Salvador, era a quei tempi di difficile accesso e ci si arrivava soltanto a cavallo. Questo potrebbe spiegare la scarsità delle funzioni religiose. Infatti, il sacerdote ci andava solo una volta all'anno e in tale occasione venivano amministrati i sacramenti (il battesimo, la prima comunione, la cresima e i matrimoni) e avevano luogo le prediche. Ciò spiegherebbe il fatto che le famiglie adottavano, e lo fanno tuttora, la pratica di riunirsi non in chiesa ma nelle case per la recita del rosario. Secondo Tranquilino Torres, in Memória Descritiva do Município de Condeúba, in Jesuino Aparecido Andrade[2](2010):

Santa Rosa ha cominciato a figurare nello scenario Guajeruense dopo il 1875. In quell'anno gli abitanti della Fattoria Posse, tra i quali :   Reinaldo José das Virgens, Antônio Joaquim Pinto, Alexandre José de Novais, Clemente Pinto e Franscisco Manoel Novais, con l'appoggio della famiglia Porto, hanno iniziato la costruzione della cappella il cui patronato è stato affidato a Santa Rosa, dato che questo era anche il nome della località [3].

            Costruita la cappella e deciso il patronato restava la necessità di avere un'immagine di santa Rosa da Viterbo. La scelta del nome si deve alla presenza dei francescani radicati a Salvador e non agli immigranti, dato che la regione nordest del Brasile non ha ricevuto immigranti italiani in quell'epoca. Sempre dal racconto di Tranquilino Torres, riferito da Andrade, un cittadino del luogo si è proposto di donare i soldi per l'immagine della santa. L'acquisto è toccato al vicario Belarmino Silvestre Torres che l'ha richiesta ad un artigiano di Salvador. Lo attesta una ricevuta, ancora oggi parte dei documenti della chiesa. La trascrizione è la seguente:

Ho ricevuto dal signore Reinal José das Virgens, l'importo di sessantamila reis per la consegna ao signor vicario Belarmino Silvestre Torres, in pagamento per un'immagine di Santa Rosa, che lo stesso vicario ha portato dalla Bahia, sotto richiesta dallo stesso signore Reinaldo. Ricevuto i soldi ho chiesto al compare re Alexandre José de Novais di scrivesse questa ricevuta. Santa Rosa, 20 de janeiro de 1883. Antônio Joaquim Pinto[4].

            Da allora l'immagine della santa è nella chiesa di Santa Rosa da Viterbo a Guajeru, in Bahia, a vegliare i suoi cittadini. Ma un mistero coinvolge l'immagine venerata e si riferisce all'identità della santa. Tale mistero è nato perché nella attuale rappresentazione la santa porta i vestiti chiari e non quelli scuri dei francescani. Sarebbe un'altra santa? Ovvero nel momento di scolpirla l'artigiano non avrebbe confuso santa Rosa da Viterbo con santa Rosa da Lima? Il dubbio è nato perché mentre la prima porta gli abiti scuri francescani, la seconda è una santa dominicana, che porta gli abiti chiari. Il dubbio è corroborato dal fatto che nella ricevuta si legge semplicemente 'santa Rosa', senza altre spiegazioni. Pure gli antichi abitanti, secondo Andrade, coltivavano il dubbio e ora uno affermava trattarsi di santa Rosa da Viterbo; ora altro diceva trattarsi di santa Rosa da Lima.

La curiosità ha spinto la gente a cercare una spiegazione e le ipotesi formulate sono state varie. Come spiegare la devozione ad una santa italiana se non c'erano gli immigrati? La risposta al mistero è nella ricevuta: l'acquisto è stato fatto a Salvador, ove era presente l'Ordine di San Francesco in Bahia e anche un'altro documento dello storico Reis de Magalhães collega il sacerdote che ha ordinato l'immagine ai francescani di Salvador. Mistero svelato riguardo l'origine, resta quello delle vesti chiare della santa.

Questo sarà sciolto soltanto nel 2006, quando l'Istituto del Patrimonio Artistico e Culturale ha deciso per il restauro dell'immagine. All'inizio del lavoro, il restauratore ha osservato che il colore originale era stato alterato e che sotto c'era un colore scuro. Ciò ha portato in mente un episodio del 1939. Secondo la narrazione di antichi abitanti, in quell'anno i devoti avevano acceso molte candele vicino all'immagine provocando un'incendio che l'ha danneggiata enormemente, tanto da doverla portare da un restauratore, il quale l'ha modificata dando l'aspetto di santa Rosa da Lima.


 

2. ‘L'Yara do Rio Pardo'

            La seconda manifestazione della presenza di santa Rosa da Viterbo in Brasile risulta nella città dello stesso nome, nello stato di San Paolo, nella regione sudest del Brasile. Si tratta di una piccola città nell’area della coltivazione di caffè, fortemente segnata dalla presenza degli immigranti italiani. La città che oggi conta quasi ventiquattromila abitanti, è nata come Quartiere Lagoa, attorno alla Ferrovia Mogiana, i cui lavoratori hanno costruito una cappella a santa Rosa da Viterbo. Col passare degli anni e l'aumento della popolazione, in particolare per l'aggregazione ai lavoratori della Fattoria Santa Amalia, la piccola località è stata alzata alla categoria di città, secondo l'organizzazione dei comuni in Brasile. L'ambiente tranquillo e l'atmosfera rurale, lungo il fiume Pardo hanno fatto sì che il posto restasse lontano dal progresso e l'industrializzazione che caratterizza le città della regione metropolitana del sudest del Brasile e la sua gente resta pacifica innamorata di questo modo di vivere, come lo dice uno degli intervistati da Souza e Crippa[5] (2011)

Boniperti: A me piace uscire in giro per le vie e conoscere tutti che mi sono attorno. […] questa tranquillità è qualcolsa che mi attrae che mi ha sempre attrato molto. Conoscere le persone e essere tranquillo perché le persone ti conoscono il che evita effetivamente la violenza, i tumulti Eu gosto de sair pra rua e conhecer todo mundo que está ao meu redor. […] essa tranquilidade é algo que me atrai muito, sempre me atraiu. De conhecer pessoas e estar tranquilo porque as pessoas te conhecem e isso evita, sobremaneira, violência, tumultos[6].

            La bellezza e tranquillità del posto ha sopranominato la città di 'Yara do Rio Pardo', essendo l'Yara un essere fantastico del folclore indigeno brasiliano, raffigurato come una donna dai lunghi capelli che vive nel fiume.

            Ma come santa Rosa da Viterbo è arrivata a questo angolo del Brasile? La storia è piuttosto pittoresca[7]: All'inizio del primo insediamento l'arrivo del sacerdote per le funzioni religiose era piuttosto scarso, come di resto succedeva nelle altre piccole città brasiliane, e quindi era diffusa la recita del rosario nelle case delle famiglie. In quella regione, ad organizzare gli incontri era una signora Sa Chica e ha avuto il seguente sviluppo:

    Nel quartiere Lagoa, con l'aumento della popolazione, la borgata non sopportava più l'aumento della ricerca per le recite del rosario di Sa Chica. Allora i frequentatori della recita hanno cominciato a raccogliere donativi e realizzare eventi comunitari per avere i fondi necessari alla costruzione di una cappella, dopo 1884, nelle terre della collina dell'Ostello di Sa Chica, donate da una coppia del posto, i Feliciano, dove c'era un cimitero. La chiesetta sarà finita nello stesso anno.

      Per desiderio di Sa Chica, la cappella era eretta in onore alla Madonna. Una volta finita la costruzione, lei ha assunto il compito di comprare un'immagine della santa padrona della cappella. L'immagine è stata acquistata da un mercante e ci ha collaborato tutta la borgata. Allora è successa una grande confusione.

       Dopo l'acquisto la signora e gli altri fedeli hanno portato l'immagine al sacerdote di Cajuru per la benedizione. Il sacerdote ha informato Sa Chica che lei era stata ingannata dal mercante perché l'immagine era dell'italiana santa Rosa da Viterbo e non della Madonna. I devoti sono rimasti sbalorditi, ma il prete si è messo subito a raccontare la storia della vita e dei miracoli della santa. I fedeli sono rimasti convinti e hanno accettato la nuova patrona. Più tardi la stessa Sa Chica ha offerto un fioretto e ricevuto una grazia da santa Rosa. Così la nuova patrona è stata definitivamentea accolta[8].             

            È una storia commovente perché la scelta si basa sulla natura della santa, della sua storia e delle sue caratterische. Non si tratta, in questo caso, di un'imposizione, pure la sua presenza sia nata da un'inganno. Oggi, la chiesa di Santa Rosa da Viterbo occupa il centro della città, come era nel 1940, come si vede dalla foto, e la festa in suo onore ha luogo l’8 settembre.

 

Figura 2: Foto della Chiesa di Santa Rosa da Viterbo a Santa Rosa de Viterbo

– São Paulo 1940 -  Disponibile nel web

3.Patrona di Niterói

            Niterói è una città dello stato brasiliano di Rio de Janeiro e conta quasi mezzo milione di abitanti. È una città sviluppata e industrializzata che vive in sintonia con una splendida natura.  E’ una delle più antiche città brasiliane, il cui primo insediamento risale alla borgata cresciuta attorno alla chiesa di San Lorenzo degli Indios, verso l'anno 1567.

            Oggi la città è divisa in vari quartieri, uno dei quali dedicato a santa Rosa da Viterbo e naturalmente sviluppato alle soglie della chiesa:

Primo segno del quartiere di Santa Rosa, la chiesa è stata costruita all'inizio del secolo XVIII dal capitano Pedro Bandeiros de Sousa, proprietario della fattoria di santa Rosa e padre di don João Bento Barreiros de Souza, allora vicario della parrocchia di san Giovanni di Itacaraí – l'Eremitaggio della Pietra. Abbandonata da molti anni, nel febbraio del 1882 un fulmine ne ha distrutto la torre, buttando per terra la croce dall'alto dalla facciata.

I devoti hanno fatto una raccolta di denaro e il 6 maggio 1883 è stata posta solennemente una nuova croce. In conformità alla situazione e dopo reiterate gestioni, sono riusciti ad avere un ausilio dell'Assemblea Provinciale, il cui ricavato è stato sufficiente per la riforma della chiesa. Nel 5 novembre del 1884, la chiesa è stata benedetta da Monsignor João Aureliano Correia dos Santos, vicario del Duomo di San Giovanni.

La prima festa è stata realizzata il 21 dello stesso mese, nel corso della visita del vescovo di Rio de Janeiro, dom Pedro Maria de Lacerda, conte di Santa Fé. Nel 1890 però era di nuovo abbandonata. Restaurata dal provveditore della devozione, João Caetano Monteiro, venne inaugurata il 18 aprile del 1902. Nel 1919, ha sofferto una nuova riforma.

Nel 6 giugno del 1940 il vescovo dom José Pereira Alves firmava il decreto creando la parrochia del Cuore eucaristico e Santa Rosa da Viterbo e alzando la cappella alla categoria di duomo. Il 1º giugno del 1944, lo stesso vescovo, considerando le difficoltà di accesso al Duomo di Santa Rosa da Viterbo, nell'alto di una collina nel quartiere dello stesso nome, ha trasferito la sede parrochiale della chiesa, oggi basilica di Nostra Signora Ausiliatrice, accanto al Collegio Salesiano Santa Rosa, la casa principale della parrochia di Nostra Signora Ausiliatrice.[9]

            La curiosità riguardo la presenza di Santa Rosa da Viterbo a Niterói sta nel fatto che la chiesa è stata più volte abbandonata e ripetutamente ristrutturata. Da indagare sono i motivi di tale atteggiamento. Sarebbe da ipotizzare un tentativo di cancellazione della sua presenza? Tale ipotese potrebbe essere confermata dal fatto che, alla fine, dal nome del duomo si è ritirato il nome di santa Rosa da Viterbo.

 


4- Patrona della Giuventù Francescana (JUFRA)

            Infine, abbiamo santa Rosa da Viterbo patrona della JUFRA–Juventude Franciscana. La JUFRA è:

(…) un'organizzazione di natura religiosa, cattolica, rivolta a giovani che desiderano seguire il Vangelo di Gesù Cristo avendo come esempio san Francesco d'Assisi. La Jufra è nata dall'Ordine Francescano secolare nel 1950 in quanto era necessario creare uno spazio giovane all’interno della famiglia francescana. La JUFRA esiste soltanto se collegata alla OFS; in verità la JUFRA è parte dell'OFS e conta anche sulla collaborazione di altri ordini francescani [10].

             Tale organizzazione è piuttosto attiva all’interno della chiesa brasiliana ed è presente in vari stati brasiliani. Patrona della JUFRA è santa Rosa da Viterbo per i motivi che seguono:

Importante è evidenziare il messaggio diffuso da santa Rosa da Viterbo, alla sua epoca che continua ad essere valido ai nostri giorni, più che mai la necessità di conversione è presente, la fedeltà al Vangelo ha bisogno di essere restaurata e i comandamenti di amare Dio e il prossimo necessitano di essere rinvigoriti. Santa Rosa da Viterbo è diventata patrona della JUFRA perché era una giovane coraggiosa che lottava per i suoi ideali e per aver vissuto il Vangelo alla luce della spiritualità di Francesco e Chiara d'Assisi[11].

            La JUFRA organizza due feste in onore di santa Rosa, il 6 marzo e il 4 settembre, che ogni anno radunano giovani per grandi momenti di preghiera e per la processione con uno stendardo che unisce il messaggio della santa alle riflessioni o momenti religiosi come la “Campanha da Fraternidade”, proposta dalla Conferenza Nazionale episcopale brasiliana nella quaresima, sempre con un tema sociale. In Brasile da ormai 40 anni, l'organizzazione è in crescita e nuovi nuclei nascono in continuazione mostrando l'attualità del messaggio di santa Rosa da Viterbo per questi giovani.

            Nel 2011 si sono festeggiavati i 40 anni della JUFRA come è riportato dal seguente stendardo:

 

Figura 4: Estandarte da JUFRA. Disponível online.

 

CONSIDERAZIONI FINALI

            Siamo partiti con un'idea imprecisa su dove e su come indagare la presenza di santa Rosa da Viterbo in Brasile. Infatti, l'assenza quasi assoluta di documenti e studi a suo riguardo ci ha lasciato un po’ delusi. Però, man mano che si avanzava con la ricerca e si trovavano piccoli segni, quale non è stata la felicità di capire che si tratta di una presenza molto carica dell'ideale di san Francesco!  Ovvero qualcosa di semplice, di dolce che non si fa vedere subito e di cui ci sono altre testimonianze nella chiesa di San Francesco a Mariana, nello stato brasiliano di Minas Gerais, dove risulta, assieme a santa Chiara, san Vincenzo Ferrer, santo Antonio, santa Rita e santa Isabel di Portogallo, sul lato sinistro del tempio ove sono i santi che curano l'anima.

            In Brasile, santa Rosa da Viterbo è anche a Fortaleza, nello stato del Ceará e anche in una piccola città nello stato del Rio Grande do Sul, ma chissà in quanti altri posti. Per non parlare di tutta l'America Latina, in cui è presente in Messico e in Colombia. Un itinerario tutto da scoprire.

 

NOTA BIBLIOGRAFICA

Elenco dei siti e blog consultati:

http://guajeruonline.blogspot.com.br/

http://www.revistas2.uepg.br/index.php/rhr/article/viewFile/2427/2218

http://www.em.com.br/app/noticia/gerais/2012/12/30/interna_gerais,340199/especialistas-pesquisam-vestigios-da-maconaria-em-santuario-na-grande-bh.shtml

http://jufrase2.blogspot.com.br/2009/10/pequena-santa-rosa-do-viterbo.html

http://santarosadeviterbo.wordpress.com/historia/

http://santarosadeviterbo.wordpress.com/historia/



[1]Dottore magistrale in Teoria della Letteratura all’Università Federale del Goiás. Traduttrice di lingua italiana e ricercatrice di cultura e arte italiana. Specialista in Storia Culturale alla UFG/Goiânia. Membro del Gruppo di Ricerca NIESC – Núcleo de Estudos Sobre a Cultura/Cnpq. E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

[2]Jesuíno Aparecido Andrade è professore e ricercatore della storia di Guajeru. È anche autore del blog: http://guajeruonline.blogspot.com.br/2010/12/guajeru-breve-relato-historico.html

[3]   Santa Rosa passou a figurar no cenário Guajeruense a partir de 1875. Nesse ano, moradores da fazenda Posse, dentre eles: Reinaldo José das Virgens, Antônio Joaquim Pinto, Alexandre José de Novais, Clemente Pinto e Franscisco Manoel Novais, con o apoio da família Porto deram início à construção da capela cujo padroado foi confiado a Santa Rosa, já que este era o nome do povoado.

[4]         Recebi do senhor Reinaldo José das Virgens, a quantia de sessenta mil réis para entregar ao senhor vigário Belarmino Silvestre Torres, para pagar uma imagem de Santa Rosa, que o mesmo vigário trouxe da Bahia, encomendada pelo mesmo senhor Reinaldo. Após termos recebido pedimos ao compadre Alexandre José de Novais que este mim fizesse. Santa Rosa, 20 de janeiro de 1883. Antônio Joaquim Pinto.

[5]SOUZA, Willian Eduardo Righini e CRIPPA, Giulia. In “Cidades mortas, cidades viva: memória,identidade e espaço em Santa Rosa de Viterbo”. Disponibile in: http://www.revistas2.uepg.br/index.php/rhr/article/viewFile/2427/2218.

[6]Boniperti: Eu gosto de sair pra rua e conhecer todo mundo que está ao meu redor. […] essa tranquilidade é algo que me atrai muito, sempre me atraiu. De conhecer pessoas e estar tranquilo porque as pessoas te conhecem e isso evita, sobremaneira, violência, tumultos.

[7]Liberamente tratto dal testo sulla storia di Santa Rosa di Viterbo della 'Fundação Cultural de Santa Rosa de Viterbo'.

[8]

 7 No Bairro Lagoa, con o aumento da população, o Pouso não suportava mais o aumento da procura pelos terços de Sá Chica. Então os frequentadores do terço passaram a realizar doações e eventos comunitários para arrecadar fundos para construir uma capela, a partir de 1984, nas terras no alto do Pouso de “Sá” Chica, doadas pelo casal Feliciano, onde possuía um cemitério. A pequena igreja ficou no mesmo ano.

Por desejo de “Sá Chica”, a capela erguida seria em homenagem a Nossa Senhora. Após o término da construção, a se encarregou de comprar a imagem da santa padroeira da capela. A imagem foi adquirida de um mascate pelo povoado. Foi então que ocorreu uma grande confusão.

Depois de adquirida, a senhora e outros fiéis levaram a imagem para ser benzida pelo padre de Cajuru, que revelou que “Sá” Chica foi enganada pelo mascate, pois a imagem se tratava da italiana Santa Rosa de Viterbo e não de Nossa Senhora. Os devotos ficaram chocados, mas o padre apressou-se em exaltar os ânimos, contando a história de vida e os milagres da santa.Os fiéis foram convencidos e aceitaram a nova padroeira. Mais tarde, a própria “Sá” Chica fez uma promessa e alcançou uma graça atribuída à Santa Rosa. A nova padroeira foi definitivamente aceita

 

[9]  Primeiro marco do Bairro de Santa Rosa, foi construída no início do século XVIII pelo Capitão Pedro Bandeiros de Sousa, proprietário da fazenda de Santa Rosa e pai do padre João Bento Barreiros de Souza, então vigário da Paróquia de São João Batista de Icaraí - a Ermida da Pedra. Em fevereiro de 1882, abandonada havia muitos anos, um raio destruiu-lhe a torre, derrubando a cruz do alto de sua fachada. Os devotos se cotizaram e , em 6 de maio de 1883, foi solenemente colocada nova cruz. Inconformados con a situação e após reiteradas gestões, conseguiram um auxílio da Assembléia Provincial. O suficiente para reformar a igreja. Em 5 de novembro de 1884, ela era benta por Monsenhor João Aureliano Correia dos Santos, Vigário da Matriz de São João. A primeira festa foi ali realizada em 21 do mesmo mês, quando a visitou o Bispo do Rio de Janeiro, Dom Pedro Maria de Lacerda, Conde de Santa Fé. Em 1890 estava novamente abandonada. Foi reformada pelo provedor da devoção, João Caetano Monteiro , inaugurada a obra em 18 de abril de 1902. Em 1919, passou por nova reforma. Em 6 de junho de 1940, o Bispo Dom José Pereira Alves assinava um decreto criando a Paróquia do Coração eucarístico de Jesus e Santa Rosa de Viterbo e elevando a capela à categoria de matriz. E m 1º de junho de 1944, o mesmo bispo, considerando as dificuldades de acesso à Matriz de Santa Rosa de Viterbo , no alto de uma ladeira no bairro do mesmo nome, transferiu a sede paroquial para a igreja, hoje Basílica de Nossa Senhora Auxiliadora, anexa ao Colégio Salesiano Santa Rosa - casa primacial dos filhos de São João Bosco no Brasil. A transferência da sede da Matriz resultou na mudança do título da paróquia para Paróquia de Nossa Senhora Auxiliadora

[10](…) uma organização de cariz religioso, católica, que se destina a jovens que desejam seguir o Evangelho de Jesus Cristo tendo como exemplo S. Francisco de Assis.A Jufra nasceu da Ordem Franciscana Secular em 1950 porque era necessário criar um espaço jovem dentro da família franciscana. A Jufra só existe se ligada à OFS; na verdade a Jufra faz parte da OFS, e conta ainda con a colaboração das outras ordens franciscanas. Disponibile in : http://franciscodeassis.no.sapo.pt/jufra.htm. Acesso em 20 aprile del 2014, ore 10:50.

[11]Importante ressaltar que a mensagem propagada por Santa Rosa de Viterbo, à sua época, continua válida atualmente, mais do que nunca a necessidade de conversão está presente, a fidelidade ao evangelho precisa ser restaurada e os mandamentos de amar a Deus e ao próximo necessita de um revigoramento. Por ser uma jovem de coragem, lutadora por seus ideais, e por ter vivenciado o Evangelho à luz da espiritualidade de Francisco e Clara de Assis é que Santa Rosa de Viterbo tornou-se Padroeira da JUFRA . Disponibile in : http://www.jufrabrasil.org/2013/09/festa-solene-de-santa-rosa-de-viterbo.html . Acesso em 07 de maio de 2014. Ore 22:46