Viterbo POLITICA
Andrea Stefano Marini Balestra

         Il governo giallo-verde è stato varato nato per essere il “governo del cambiamento” e come tale si configura nella sua azione normativa.

         Pertanto, ritenuto che quanto sin qui fatto dai precedenti governi, sia essi di centro-destra o di centro-sinistra, non sia stato di buona amministrazione e di buoni risultati, si sta cercando in ogni dove soluzioni che possano alleviare le condizioni economiche della nazione.

         Non solo, quindi, per sola modifica della legge Fornero, del Job act e quant’altro riempie di notizie l’attività governativa nei giorni della preparazione della legge di Bilancio 2019, ma la necessarie riforme chieste dagli elettori lo scorso 4 marzo non si sono limitate, per es., ad un ritocco del “Codice della Strada”, ma anche al mondo dello Sport.

         Il Ministero di “fatto” dello Sport nel nostro Paese è rappresentato dal C.O.N.I. Comitato Olimpico Nazionale Italiano, cioè quell’organizzazione che mediante le Federazioni sportive e le società ad esse collegate “gestiscono” il fenomeno sportivo nazionale in tutte le sue articolazioni. Infatti, aderenti al C.O.N.I. vi sono altre realtà (Enti Promozione sportiva e società benemerite) nelle loro varie specificazioni sportive e morali.

         Il C.O.N.I, che prima si autofinanziava con la gestione delle “schedine” del Totocalcio, oggi riceve fondi dallo Stato tramite CONI SERVIZI, che è appunto la società che gestisce le risorse. La CONI SERVIZI spa, fondata nel 1993 è il “braccio armato” del C.O.N.I in quanto società operativa di esso in funzione di un contratto di servizio. La CONI SERVIZI è società partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia.

         L’attuale riforma proposta prevede il superamento della CONI SERVIZI e la creazione di un altro Ente, forse non ingegnosamente denominato SPORT E SALUTE, cui andrà il compito della generale gestione dello sport, lasciando al C.O.N.I la preparazione olimpica degli atleti.

         Sempre nel collegato alla “Finanziaria”, gli interventi sullo sport certo non si limitano alla copernicana rivoluzione sul ruolo sin qui avuto dal CONI, ma vi è tutta una serie di provvedimenti, quali per es. un flat tax per le “imprese sportive, l’istituzione della figura del professionista sportivo, il finanziamento delle opere finalizzate all’attività sportiva che potrà estendersi anche ritinteggiatura di una palestra e così via.

         L’alzata di scudi del Presidente Giovanni Malagò e le note di fuoco da lui diffuse alla stampa mediante le quali la riduzione dei compiti del CONI e la creazione di un nuovo ente gestore dello sport generalista sarebbe un’intrusione del governo nazionale nel mondo dello sport che neppure ai tempi del fascismo si ebbe (dimentica però Malagò che presidente del CONI durante il ventennio fu anche Achille Starace, certamente “governativo”), rappresenta proprio quel modo di gestire personalmente da lui solo lo sport nazionale italiano.

L’uomo Malagò, cui le doti di organizzatore non possono essere messe in discussione, ha dimostrato sentirsi “ras” dello Sport e di voler continuare ad esserlo. L’anno scorso, complice il Ministro dell’allora governo Gentiloni, ebbe la possibilità di una modifica del regolamento previsto per la durata in carica della presidenza CONI da due a tre quadrienni, provvedimento questo nella migliore pratica democristiana, ma certo dai contenuti non chiari che appunto il “governo del cambiamento” vuole spazzare. Non tutte le Federazioni aderenti CONI, chiamate a raccolta giorni scorsi nel Salone d’onore del Palazzo H al Foro Italico hanno condiviso le lamentele del Presidente Malagò cosi come altri Enti di promozione sportiva che non hanno sottoscritto il documento pro-CONI a loro proposto.

         Segno evidente che anche nella Città dello Sport del Foro Italico qualcosa si muove e gli umori degli addetti ai lavori non sono di un solo sentimento. La gestione dell’intero finanziamento allo sport, previsto per l’anno prossimo in 410 milioni, non può restare nella mano di pochi, anzi di uno solo, Malagò appunto, che, vedendosi sfuggire di mano la gestione di 370 milioni destinati al nuovo ente, al CONI ne resterebbero solo 30, comunque tanti, forse troppi, afferma di sentirsi menomato.

         Il CONI, proprio per la sua denominazione “Comitato Olimpico” deve curare “solo” la preparazione degli atleti da presentare agli eventi olimpici e la conseguente organizzazione di tali eventi (ma non diventare solo agenzia di viaggi secondo il Malagòpensiero), mentre la gestione dello Sport per tutti, cioè i dilettanti, deve essere gestito diversamente. Proprio per l’appropriazione da parte del CONI di ogni specie di attività sportiva si è vista una radicalizzazione di intenti solo volta a creare campioni, quindi di medaglie e di onori nazionali, quindi una simil razza di professionisti a scapito dello sport popolare di tutti.

         Il CONI ha consentito la realizzazione di cattedrali nel deserto, cioè ha finanziato opere mastodontiche finalizzate solo all’allenamento di campioni o ritenuti tali, lasciando nell’oblio le piccole realtà sportive che sono il substrato per l’attività motoria dei cittadini e per la conservazione del loro stato di salute fisica.

Ricordiamo solo per incidens le opere che Malagò fece realizzare sotto il nome della società sportiva romana che dirigeva a spese pubbliche, ma poi finite sotto processo penale. Erano impianti per il nuoto disciplina sportiva hard core per il Circolo Canottiere Aniene in occasione dei Campionati del mondo.

         Ben venga quindi SPORT E SALUTE, ente che potrà gestire con criteri manageriali e non di bottega il fenomeno sportivo nazionale che appunto per le sue finalità è, e non potrà che essere, un mezzo per una politica di salvaguardia della salute pubblica.