Viterbo CRONACA SFIDUCIATA

Rimboccatevi le maniche e governate. Fate del bene comune il fine della politica, puntellando la democrazia con solidi provvedimenti intessuti di onestà, trasparenza, disciplina, onore

“Le andrebbe di bere qualcosa? Propose ad un tratto al giovanotto mentre già allungava il braccio verso l’armadietto appeso alla parete.

L’altro assentì con un cenno del capo. Gli andava.

 

Tra i due si avviò una conversazione schietta e sincera. Sul fatto che nella loro città si erano consolidati dei gruppi di pressione occulti con vaste disponibilità di valuta pesante, non solo rampanti degli affari sporchi, ma veri e propri banditi; e come fare, sempre che si potesse a sradicarli in futuro?

E in generale era possibile sviluppare qui da noi un’imprenditoria onesta, se lo Stato continua ad ostacolare e vessare in tutti i modi, proprio e solo l’iniziativa privata?

Vogliamo parlare dello Stato? E di lì, spostandosi per i vasi comunicanti, perché non degli stessi Organi? Cosa rappresentano sostanzialmente, adesso e come si immaginano la loro attività in futuro? Solo a beneficio di se stessi? Oppure, forse, anche a vantaggio della Russia?”.

E’ un brano tratto dal racconto “Sulle fratture”, che fa parte, a sua volta, del volume “Racconti di guerra” opera del compianto scrittore russo Solzenicyn. Un racconto risalente al 1996, dove l’ex prigioniero dei Gulag e dell’opprimente dittatura comunista, denunciava i mali e gli egoismi della società russa post comunista, dallo strapotere finanziario alla criminalità.

Mutatus mutandis, credo che le stesse domande che si ponevano i due immaginari interlocutori del romanziere russo, al presente se le stiano ponendo, più concretamente, anche gli italiani di fronte al non ultimo, ma di sicuro ennesimo scandalo della politica italiana, sempre più stracciona, sempre più in combutta con un’economia dai risvolti immorali e criminali.

Una risposta gli italiani l’hanno già data disertando i ballottaggi per il rinnovo di alcuni consigli comunali. Ma non c’è da gioire. La crisi dei partiti e la sfiducia degli italiani per la politica equivalgono entrambi alla crisi delle Istituzioni, che in questo momento sono allo sbando e non rappresentano più nessuno. Tanto meno gli inermi cittadini che si vedono sottratta la loro rappresentanza e la loro sovranità da fette sempre più ampie di corruzione, criminalità e mala politica.

Siamo al redde rationem. Che piaccia oppure no la democrazia è in pericolo e non è assolutamente un dato acquisito per sempre. Ma è una forma di governo da custodire preziosamente e fortificare giorno dopo giorno, consolidando quei valori e quei principi che sono alla sua base. Tutti sappiamo quello che dobbiamo fare, per risollevare le sorti della politica e di questa povera Italia. Ma i cittadini sembrano saperlo meglio dei loro governanti. E allora caro Renzi e soci, sveglia!!

Rimboccatevi le maniche e governate. Fate del bene comune il fine della politica, puntellando la democrazia con solidi provvedimenti intessuti di onestà, trasparenza, disciplina, onore. Snellite e semplificate una volta per tutte questa mala pianta che in Italia si chiama Burocrazia. Abolite (molto) dove c’è da abolire. Conservate (poco) quanto c’è da conservare, mirando soprattutto all’essenziale, per meglio controllare, arginare ed intervenire laddove si annida denaro e corruzione.

Fate presto, amici, o prima o poi pagherete cara, e con voi l’Italia intera, questa vostra maledetta accidia.

Giuseppe Bracchi