Viterbo POLITICA
Lavoro e beni comuni – per Paola Celletti sindaco

Cari amici della Rete degli studenti medi, fra i candidati della nostra lista LAVORO E BENI COMUNI spiccano nomi di persone impegnate nel mondo della cultura

(musicisti, curatori, artisti) e in particolare della scuola e della ricerca: studenti ma anche sindacalisti, direttori, docenti, maestri e maestre, precari, di ruolo o in pensione. Ragion per cui non solo conosciamo perfettamente la condizione in cui versa il sistema scolastico-educativo, a livello nazionale e a livello locale, e le connessioni (più o meno virtuose) con la città, i suoi spazi e le sue strutture; ma ci fa anche molto piacere leggere il vostro intervento, che cerca di porre quei temi all’ordine del giorno di una campagna elettorale distratta e ripiegata su slogan per lo più abbastanza poveri.

Condividiamo soprattutto la vostra esigenza di intervenire tramite “buone pratiche” sul “tessuto sociale”, giacché il mondo della cultura esprime le sue energie e la sua carica progressiva solo quando intercetta e valorizza le dinamiche sociali del territorio – altrimenti corre il rischio o di rinchiudersi in circuiti di nicchia, o al contrario di decadere a prodotto di consumo festivaliero. Dell’una e dell’altra cosa Viterbo non ha bisogno.

Vi rinviamo al nostro sito programmatico: https://lavoroebenicomuni.. Telegraficamente, possiamo dire che un’intera sezione del programma (elaborato in mesi di riunioni e consultazioni con associazioni e persone impegnate sul territorio) include una risposta integrata ai primi due punti da voi sollevati, e al quarto. Parliamo di “promuovere una partecipazione critica alla vita culturale della città”.

L’adeguamento infrastrutturale che il vostro intervento sollecita – banda larga, hotspot pubblici in luoghi strategici – è realizzabile in tempi brevi e costi contenuti, seguendo l’esempio di molti altri comuni virtuosi: proponiamo dunque che parta (con un nome chiaro: HOTSPOT VITERBO BENI COMUNI) anzitutto da quei luoghi “strategici” che sono i parchi urbani, le principali piazze del Centro Storico e dei quartieri, le biblioteche pubbliche del polo bibliotecario viterbese, le biblioteche scolastiche e universitarie e il Teatro dell’Unione.

Quanto alle biblioteche, Viterbo ha un patrimonio librario preziosissimo: volumi antichi e rari, archivi comunali ed ecclesiastici di grande rilievo, oltre che un corso di “beni culturali” in grado di metterli a valore. Perché non se ne parla mai? Per le biblioteche comunali, in particolare, non solo è auspicabile una loro (più rapida) messa in rete, un potenziamento multimediale e l’adozione di orari di apertura adeguati (chi studia non può interrompere in pausa pranzo, o staccare il venerdì alle 17 per rientrare il lunedì alle 9…); ma è necessario anche trasformarle in luoghi di intensificazione delle attività culturali, e non solo posti dove andare a studiare. Sale convegni, spazi espositivi, luoghi a disposizione per rassegne e cineforum, o per presentazione di libri, o concerti: molte biblioteche romane già funzionano anche in questa direzione, e pensiamo che sia la giusta direzione.

Quanto dobbiamo aspettare ancora per avere lo stesso anche qui? Se poi si parla di servizi di prestito e sale lettura, la situazione è desolante soprattutto nelle periferie e nelle Frazioni del Comune. Anche su questo non sarebbe difficile sollecitare un intervento di potenziamento per istituirne di nuove, anche utilizzando spazi già di proprietà del comune: ma finora evidentemente è mancata una volontà politica.

E questo ci porta al terzo punto da voi affrontato, che noi trattiamo nella sezione del nostro Programma dedicata a “assetto urbano, frazioni e trasporti pubblici”. Voi lo chiamate “welfare studentesco”, e noi proprio il “welfare” assumiamo appieno come linea direttrice del nostro impegno: l’idea per cui il diritto allo studio, all’abitare, alla mobilità debbano essere garantiti dalle istituzioni con servizi pubblici efficienti e gratuiti.

Architetti e urbanisti hanno collaborato con noi a stilare questa parte del programma, che contiene proposte per il potenziamento dell’edilizia scolastica e delle residenze studentesche; per il miglioramento della viabilità, la costruzione di piste ciclabili, e un Piano di mobilità per disabili; per un trasporto urbano capillare (con mezzi di piccole dimensioni e motori ecologici) e per la rimodulazione dei suoi orari “secondo le esigenze dei cittadini, pendolari e studenti”; per fare di Viterbo la principale struttura ricettiva di convegni nel Lazio, e per un potenziamento della ferrovia Viterbo-Roma…

Inutile dire che tutto ciò si tradurrebbe in un’occasione per creare nuova occupazione “pulita”, e garantire al tempo stesso la fruizione dei diritti essenziali a tutti coloro che vivono lavorano e studiano in città. Inutile dire che tutto ciò presuppone un’idea politica chiara e per noi non negoziabile: l’idea per cui la città è un bene comune, e non può sottostare alla logica del profitto.

Una nota conclusiva: scrivete giustamente che la scuola “dovrebbe” garantire un’“alternativa” in termini di “offerta culturale”, ma aggiungete che non può, poiché ormai “in ginocchio”.

Noi vi invitiamo a osare di più. Noi non vogliamo arrenderci a un destino di sconfitta, e anzi crediamo che sia giunto il momento che il mondo della scuola si rialzi, e che la cosa possa partire dal livello locale, con le nostre battaglie, battaglie di studenti, docenti e di tutti gli operatori del mondo dell’istruzione e della cultura. In tempi di “alternanza scuola-lavoro” (scuola-sfruttamento?), di contributi “volontari” delle famiglie, di quiz INVALSI calati dall’alto, di divisioni fra scuole di serie A e di serie B bisogna dirlo ad alta voce: la cultura è un diritto universale, e i diritti si conquistano e difendono con le lotte!

 

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