Viterbo POLITICA
Massimo Erbetti Candidato Sindaco M5S Viterbo

La scuola è la più grande impresa culturale di Viterbo;

per numero di addetti (circa 700 operatori), per utenti (più o meno 6000) e per centralità strategica. Eppure nessuno dei nostri competitor ne parla. La scuola viterbese esibisce un'altra particolare discordanza: da un lato un corpo insegnante di eccellenza, dall'altra edifici scolastici assolutamente inadeguati, pieni di barriere architettoniche e largamente deficienti in materia di sicurezza e antincendio; poi c'è la “perla” degli Istituti scomprensivi...

I motivi per cui gli altri candidati non ne parlano sono due; alcuni semplicemente ignorano il problema: sognano un posto al sole nella loro immaginaria città elettorale e nulla sanno della nostra scuola e dei suoi problemi. Altri, quelli che, poco o tanto, hanno già soggiornato o traslocato nelle maggioranze di Palazzo dei Priori, non ne parlano per non ammettere le loro pesanti responsabilità in decenni di degrado amministrativo, abbandono e scelte sbagliate, che hanno gravemente danneggiato il sistema scolastico viterbese.

Le competenze comunali in materia scolastica riguardano il primo ciclo d'istruzione (ossia la filiera della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di 1° grado) e comprendono la fornitura e la manutenzione degli edifici scolastici (legge 23/1996), la loro sicurezza (D.L.vo 81/2008 e DM 26/8/1992 per l'antincendio), la programmazione della rete scolastica comunale (D.L.vo 112/1998), l'erogazione degli assistenti a favore degli alunni disabili (L. 104/1992) e di servizi di supporto quali mensa, scuolabus etc.

Il più grave punto di caduta della scuola viterbese sta nei gravi e diffusi deficit strutturali dell'edilizia scolastica: in alcune scuole gli alunni disabili motori non possono nemmeno entrare; in altre non possono accedere a locali quali la mensa, la palestra, la sala teatro, i laboratori etc perché ubicati in piani diversi; i servizi igienici per le persone disabili sono una rarità assoluta. Non solo: quasi nessun edificio è a norma in materia di sicurezza e antincendio e se sono aperti è anche grazie ai dirigenti scolastici che quotidianamente se ne assumono la responsabilità; una pesante eredità delle giunte che hanno amministrato Viterbo negli ultimi decenni. Come se non bastasse le giunte Marini (con G. Arena vicesindaco) e Michelini hanno tagliato in modo feroce le ore di assistenza a favore degli alunni disabili previste dalla legge 104/1992.

Poi c'è la ferita degli Istituti scomprensivi”; anche questa un'eredità della giunta Marini-Arena e mantenuta da quella Michelini. Le scuole del 1° ciclo dovrebbero essere organizzate in Istituti comprensivi; a Viterbo ce ne sono sette e, con l'eccezione del “Pio Fedi” di Grotte S. Stefano, l'unico ad essere veramente comprensivo, sono ironicamente bollati con il nomignolo scomprensivi perché assemblati in modo assurdo, mettendo insieme sulla carta pezzi di scuola variamente sparsi sul territorio comunale, ignorando totalmente i reali flussi studenteschi e il fondamentale requisito della continuità didattica. Il caso più eclatante è quello degli alunni del Pilastro: all'atto dell'iscrizione alla scuola dell'infanzia entrano a far parte dell'I.C. “Fantappié”, che però sta dall'altra parte della città: zona Porta della verità; quando, al compimento del triennio, transitano alla scuola primaria distante pochissimi metri, il plesso “Volta”, si trovano catapultati nell'I.C. “Vanni”, anche questo opportunamente dislocato dall'altra parte di Viterbo ma in via C. Cattaneo.

Ma la baraonda non finisce qui perchè ultimata la scuola primaria, per passare alla secondaria di 1° grado, i ragazzi dovranno cambiare istituto per la terza volta perché le scuole medie territorialmente contigue sono la “Tecchi” (via E. Bianchi) oppure la “Egidi” (Ellera), entrambe però appartenenti a diversi I.C. In pratica tre cambi di istituto lungo la filiera del 1° ciclo, stracciando quella che, secondo la legge (L. 111/2011, Art. 19, comma 4), dovrebbe essere la caratteristica fondamentale dell'Istituto comprensivo: la “continuità didattica”. E questo si replica per la larghissima maggioranza dei ragazzi del capoluogo cittadino; è da qui che viene il nomignolo scomprensivi. In pratica i nostri alunni si portano dietro, per tutta la loro storia scolastica, un pesante handicap derivante dalla cattiva organizzazione territoriale degli I.C. viterbesi e va riconosciuto il grande sforzo degli insegnanti nel cercare di compensare questo assurdo svantaggio strutturale. La scuola è il paradigma del generale degrado amministrativo e dell'incapacità di quei medesimi amministratori che oggi si ripresentano al voto.
“Perché rivotarli?”

 

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