Viterbo POLITICA
Andrea Stefano Marini Balestra

Sempre passeggiando in Città, quindi avendo la possibilità di attaccare discorso con la “gente” con la scusa della propaganda elettorale, si possono saggiare dal vivo le richieste ed esigenze della “gente comune”, proprio quella, che con il suo voto, danno vita ai governi che dirigono la vita di tutti.

Ebbene, il sentimento che accomuna un po’ tutti è quello dell’esigenza di una “novità”. Tutti sono nauseati della “vecchia” politica e dei nefasti risultati che ha portato, in particolare a Viterbo, dove la Giunta uscente ha rasentato il ridicolo e provocato danni alla Città praticando una politica all’antica (solo spartizione poltrone e posti di potere lontani dalla esigenze del popolo).

            Tutti quindi “al nuovo, al nuovo!”.

Ecco allora una fioritura di liste civiche con facce nuove (anche se non sempre nel caso di candidati a sindaco!) immesse in elenco tra i candidati solo per praticare un “nuovo”.

            Ma cosa è il nuovo in politica e chi sono i “nuovisti”?

Per lo più persone alla prima esperienza politica che anche ideologicamente motivati hanno avuto solo esperienza come militante di partito, ma senza nessuna scuola politica, ed anche spesso nemmeno di quella obbligatoria.

            Tutti motivati certamente, ma poi, alla prova dell’amministrazione pratica, la loro programmazione ideale manifestata in campagna elettorale finisce sotto la scure dei “vecchi”.

            Eccoli i vecchi! Cioè coloro, che anche con poche primavere sulle spalle, hanno però lunga militanza in questo o quel movimento hanno governato nel passato e che comunque si sbracciano per essere “nuovi”.

            Bene. Allora è sempre bene il “nuovo”?

Certamente il nuovo è simpatico, da speranza, ispira fiducia, però non sempre è giusto.

       Non si può tagliare con il passato con una sforbiciata.

E’ un salto nel buio.

Per una corretta visione delle cose è necessaria la coesistenza del “vecchio” e del “nuovo”. Il “vecchio”, anche se rappresenta un passato non glorioso, non è mai del tutto da buttar via, mentre il “nuovo” non essendo ancora sperimentato, rischia ad esperimento concluso, di essere maggiormente deleterio.

            E’ cosa buona e giusta è per un movimento politico che aspira a governare quello di conservare l’esperienza dei “vecchi” (il cosiddetto “usato sicuro”) che, alla baldanza dei giovani, non fa solo da contraltare, ma costituisce ipotesi di maturazione dei “nuovi”.

            Bene hanno fatto le liste elettorali presentate per il Comune di Viterbo inserendo candidati giovani alla loro prima esperienza con altrettanti del tipo “usato sicuro”, meno quelli che hanno solo inserito quelli del primo gruppo e male solo quelli del secondo (pochi in verità).

            Gli elettori, che poi sono molto più preparati di quanto non si dimostri prima della giornata elettorale, bene faranno se nella scelta di un partito o l’altro, compiranno una cernita ragionata tra quanti senza esperienza e quanti no.

            Un mix di personaggi “conosciuti” con altri meno potrà rappresentare quell’esigenza di buon senso di affiancare i “vecchi” con i “giovani” e consentire a questi ultimi di formarsi per prossimi futuri impegni amministrativi e politici.

            Solo così potrà aversi, in un lento e dovuto avvicendamento persone in grado di reggere il Comune e la cosa pubblica per una migliore equilibrata pratica di buon senso e corretta funzionalità.

            In definitiva, escludere a priori chi ha un’esperienza anche solo di vita vissuta e preferire solo i portatori di novità non collaudate, non è cosa esatta.

            Poi, nessuno si lamenti di un’azione amministrativa “garibaldina” o di un’altra solo stantia ed ammuffita se non verrà compiuta una scelta moderata.