Viterbo CRONACA PIU' FATTI

E’ di alcuni giorni fa, la lamentela di don Ciotti, riportata con enfasi da un articolo di fondo del quotidiano del Vescovi “Avvenire”, sulla lotta alla criminalità organizzata da parte di uno Stato che alle parole, difficilmente fa seguire i fatti.

Una lamentela legata non tanto alla proficua attività delle forze dell’ordine, quanto all’attività politica. Infatti, non è un caso che intere zone del meridione ed interi consigli comunali vengano sciolti per infiltrazioni mafiose, camorristiche o quant’altro (esempio scandaloso, quanto illuminante, il consiglio comunale di Reggio Calabria), senza però che all’evidenza dei fatti, seguano politiche mirate ad arginare il fenomeno. Rem videtur, causam non viderunt, ammoniva al riguardo S. Agostino.

In Calabria, peraltro, manifestazioni religiose legate al Mistero pasquale della Resurrezione di Cristo, sono state sospese, fra la domenica ed il lunedì di Pasqua, dalle rispettive autorità religiose, proprio perché anch’esse sospette di infiltrazioni criminali da parte dei boss della n’drangheta. E’ la massima degenerazione del potere, quello che strumentalizza il sentimento e la pietà popolari,  schiaccia le povertà e le piega alle proprie perverse finalità. E’ il simbolo di un potere, al quale la politica nostrana non è affatto estranea, bensì connivente, che scambia i diritti con i favori e le concessioni e fa dei cittadini merce di scambio e sudditi di “scelte” già pianificate e che nulla hanno a che vedere con la crescita delle famiglie, della società e del bene comune. Anche se – coactus, tamen volui  - dietro l’affermazione dei consigli comunali inquinati, c’è la volontà elettorale di intere comunità.

E mentre a Roma si discute, Sagunto, dunque, viene espugnata. Ma di cosa si discute a Roma? Educare alla legalità, era non meno di una decina, quindici anni fa, il motto che sembrava correre da un capo all’altro dell’Italia e nei propositi dei politici. Ma chi deve educare alla legalità? E quali sono le politiche che favoriscono l’educazione alla legalità? E’ questo il punctum dolens, di un centro destra, o meglio di una destra che proprio su questo tema dovrebbe dimostrarsi moderna ed europea ed invece fa a gara con la peggiore tradizione sessantottina per dare sfoggio di un deleterio politically correct.

A vari Berlusconi, Brambilla, Biancofiore, Alfano e soci, suggerisco la lettura di un libricino per i tipi dell’editoriale Pantheon ed il cui titolo mi pare assai attuale come stella polare per le loro idee piuttosto sbiadite e confuse. Si tratta de “La memoria della destra”, a cura di Gennaro Malgeri. In questa excursus storico quanto mai prezioso, si riassumono qui valori tradizionali, per anni simbolo e bandiera dell’azione politica di una destra antagonista di un cattocomunismo e di un forte azionismo politico (dominante, checché se ne dica, ancora oggi nelle Università, case editrici, grandi gruppi editoriali, centri di produzione culturale come la Rai…), che aveva come meta la scristianizzazione dell’Italia e l’emarginazione dei cattolici dalla vita pubblica.

Ebbene se vogliamo ridare vigore all’educazione della nostra gioventù, se vogliamo che l’educazione non sia solo uno abito da indossare in alcune cerimonie, se volgiamo dare alla legalità un senso ed un  fondamento che vadano oltre la semplice norma dettata dall’autorità, ma si uniformi a ragione e giustizia (veritas, non auctoritas facit legem), allora sarà bene che la destra cominci a pensare un modo nuovo di fare politica, di pensare alla politica. Ce lo riassume mons. Rino Fisichella, nel suo volume. “Nel mondo da credenti”, le ragioni dei cattolici nel dibattito politico italiano. Un manifesto che proprio per la verità che esprime sull’uomo e sulla sua dignità, supera ogni confronto con la legge e le da un fondamento per lottare con speranza ogni forma di prevaricazione, a cominciare dalla tutela della vita in ogni sua forma: “…la salvaguardia, la tutela e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico e tra persone di sesso diverso; la libertà di educazione dei genitori per i propri figli, la tutela sociale dei minori, la liberazione dalle nuove forme di schiavitù quali droga, pornografia e prostituzione minorile, lo sviluppo per un’economia al servizio della persona e del bene comune in base ai principi di solidarietà e sussidiarietà, la pace tra i popoli che non sia irenica o strumentale”. Tuttoil resto è solo noia.

Giuseppe Bracchi

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