Viterbo POLITICA
Lavoro e Beni Comuni

La rivoluzione dei beni comuni ci parla dell’irriducibilità del mondo alla logica del mercato; indica un limite, illumina un aspetto nuovo della sostenibilità, che non è solo quella imposta dai rischi del consumo scriteriato dei beni naturali (aria, acqua, ambiente)[…].

Poiché la caratteristica dei “beni comuni” è quella della condivisione, si manifesta con nuova forza il legame sociale […]. Il futuro, cancellato dallo sguardo corto del breve periodo, ci è imposto dalla necessità di garantire ai beni comuni la permanenza nel tempo. Ritorna, in forme che lo rendono ineludibile, il tema dell’eguaglianza […]. Così come il tema del rapporto fra conoscenza e cittadinanza. E si ripropone la questione della democrazia, come legame necessario tra i diritti fondamentali e gli strumenti indispensabili per la loro attuazione […].

(da Stefano Rodotà, Il diritto di avere diritti, p. 117, passim)

1. TERRITORIO E AMBIENTE
Il territorio riveste un ruolo chiave per Viterbo in quanto fonte di notevoli potenzialità grazie alle preziose caratteristiche che possiede tra le quali risaltano il valore storico-artistico e la pregiata riserva di acque termali.

Negli ultimi 30 anni Viterbo ha visto declinare il proprio sviluppo economico e sociale, relegandosi in una umiliante subalternità e incapacità competitiva a causa di una politica ottusa e irresponsabile che, senza soluzione di continuità, ha negato l’attenzione alla valorizzazione di queste risorse in grado, a nostro giudizio, di rilanciare occupazione e sviluppo.

LA QUESTIONE TERMALE
Il sistema termale di Viterbo è uno tra i più ricchi d’Italia per vastità di territorio interessato e per portata di acqua, tanto da rendere il nostro capoluogo una città termale a tutti gli effetti. Nonostante ciò, la colpevole inerzia della politica ha favorito soltanto gli interessi di un’imprenditoria monopolistica e privata, danneggiando in maniera significativa l’economia locale.

La chiusura dell’impianto delle Terme INPS, avvenuta nel 1992 grazie alla ”intelligenza politica” della giunta Comunale dell’epoca, guidata dal sindaco Fioroni, ha comportato la perdita di 100 posti di lavoro fissi e 90 stagionali e di un consistente gettito economico derivante da un afflusso medio annuo pari a circa 5000 utenti.

Oggi, dopo oltre venticinque anni dalla chiusura dello stabilimento, grazie sempre all’acume politico degli amministratori nostrani, si sta ostacolando a favore dei poteri economici locali il vero rilancio del termalismo: non quello basato sul monopolio di pochi, ma quello che dovrà diventare sistema diffuso che possa garantire offerte differenziate e che sia sinergico con i settori agrituristico, storico artistico e archeologico.

In un momento in cui l’economia langue e la sfiducia nelle istituzioni ha raggiunto livelli inimmaginabili è giunta l’ora di pretendere la qualità e la trasparenza negli interventi sul territorio.

Dobbiamo recuperare il tempo perduto. L'Amministrazione Comunale deve dotarsi di un piano termale generale che assicuri un’offerta di servizi il più possibile differenziata, così da soddisfare le esigenze di tutte le categorie e le classi sociali; si deve fare in modo che tutti i potenziali 70 litri per secondo di acqua termale disponibile possano essere ridistribuiti su più operatori, evitando favoritismi e monopoli.

Deve essere immediatamente predisposto il bando per la riattivazione del complesso termale delle ex Terme INPS, attraverso una gestione pubblica o quanto meno ad azionariato diffuso, che preveda un radicale intervento di recupero ed ampliamento finalizzato a renderle adeguate e funzionali alle attuali esigenze e normative con il ripristino della portata di acqua sottratta abusivamente

Per la realizzazione di dette opere dovrà essere bandito un concorso di idee (strumento usato dal comune di Viterbo solo due volte: record negativo in Italia e in Europa) che comprenda anche il recupero archeologico e agricolo del sito stesso e di quelli limitrofi.

E’ questo sicuramente uno dei modi migliori per ottenere un’architettura di qualità, che permetta a tutti i professionisti, giovani e meno giovani, di mettersi in gioco e consenta a tutti gli operatori del settore e alle imprese di confrontarsi con pari opportunità e con gli stessi mezzi.

Parallelamente è necessario estendere le concessioni affinché ogni zona servita da acqua termale possa offrire opportunità imprenditoriali con una vasta gamma di servizi: dalle attività terapeutiche in senso stretto, alla riabilitazione, al fitness, ai trattamenti estetici.

Dovranno, invece, essere salvaguardate e sostenute le zone già in uso da parte di associazioni di cittadini.

In ogni realtà imprenditoriale, sia pubblica che privata, dovranno essere previste particolari tariffe agevolate per i cittadini residenti.

IL CICLO DEI RIFIUTI E DELL’ACQUA
La sostenibilità ambientale è uno dei punti cardine di questo programma non solo per scelta etico-ecologica ma in quanto si ritiene che l’investimento ambientale ed energetico sia in grado di sviluppare incremento occupazionale ed economico.

Ulteriore direttiva di questo programma è la scelta di arrestare il processo di privatizzazione dei beni pubblici (servizio idrico, trasporti e Rifiuti) che si è contraddistinto fino ad oggi per qualità scadente dei servizi, per l’aumento esponenziale dei costi a carico dei cittadini e per le condizioni di precarietà dei lavoratori.

L’espropriazione della gestione dei beni comuni a favore di Società private che subordinano l’interesse della collettività al profitto, va arrestato attraverso un graduale piano di ripubblicizzazione dei servizi che arrivi alla diretta gestione da parte del Comune.

Il ciclo dei rifiuti presenta oggi larghi margini di miglioramento in termini di efficacia del servizio ed economicità. La città viene vissuta e percepita come sporca dai propri abitanti e l’attuale organizzazione di raccolta e pulizia registra gravi carenze. Anche in questo caso il margine di profitto a cui tende ogni gestione privata impatta e contrae l’utilizzo di manodopera, che determina a sua volta una scadente qualità del servizio.

Nelle more del rientro nella gestione pubblica, risulta determinante il controllo da parte del Comune sull’operato della Società, attraverso la vigilanza della corretta applicazione delle clausole contrattuali d’appalto e l’applicazione delle eventuali sanzioni in caso di inadempienze.

Occorre, inoltre, potenziare la raccolta differenziata attraverso l’informazione quale stimolo “etico”, ma anche attraverso incentivi economici che riducano l’imposta TARI in caso di raccolta virtuosa.

Una oculata strategia di gestione dei rifiuti, basata sul riciclo, è in grado di generare risorse economiche e posti di lavoro. Prova ne sono quei Comuni che hanno già azzerato i costi delle imposte dei rifiuti ai cittadini, imponendo il pagamento soltanto per la produzione dell’indifferenziata.

Sul ciclo delle acque ribadiamo la scelta per la gestione pubblica in quanto riteniamo possa rappresentare l’unico modello di gestione in grado di garantire l’accessibilità in termini di costi ridotti e di salubrità, qualità quest’ultima che nel nostro territorio richiede un’attenzione particolare a causa della elevata concentrazione di arsenico e fluoruri .

Una scelta che concretamente applica e rispetta la volontà popolare espressa con il Referendum del 2011 per la quale da anni Comitati locali si stanno impegnando.

Il graduale piano di rientro può avvenire concretamente attraverso l’applicazione della Legge di iniziativa popolare approvata dalla Regione Lazio n. 5/2014, che, oltre alla possibilità di accesso ai fondi europei, restituisce alle comunità locali riunite a livello di bacino idrografico la scelta di gestione e di controllo.

In questo modo è possibile estromettere gestioni privatistiche di Società per Azioni private o a capitale pubblico come Talete, che senza effettuare investimenti di rilievo , hanno imposto ai cittadini continui aumenti delle tariffe.

Nella gestione pubblica il soggetto di diritto pubblico (consorzio o azienda speciale) ha l’obbligo di reinvestire gli utili, non esistono dividendi e quote sul mercato; le decisioni e i bilanci vengono discussi e approvati dai Comuni a differenza di Società come Talete in cui i Sindaci hanno delega in bianco e non rispondono del loro operato nel Consiglio comunale.

L’Azienda speciale ABC Acqua Bene Comune di Napoli e in genere tutti i Comuni che oggi detengono direttamente la gestione del servizio idrico sono, non a caso, esempi concreti di eccellenza per la qualità dell’acqua e la sostenibilità economica.

In questo modo si garantiscono sia il principio della proprietà pubblica dei ‘beni comuni’, che i conseguenti investimenti nell’interesse della collettività: sulla manutenzione degli impianti, sulla ricerca, sul controllo e – dato nient’affatto trascurabile – su una nuova occupazione strutturale e tutelata, in modo che i lavoratori non siano sfruttati da intermediari o da contratti frutto di aste al ribasso.

L’ AGRICOLTURA
Le aree agricole dismesse di proprietà pubblica vanno cedute in uso, tramite bandi, ad associazioni o cooperative di giovani, per produzioni qualificate e/o biologiche certificate, stipulando accordi con la distribuzione locale, allo scopo di agevolare la vendita dei prodotti.

Vanno creati sportelli di assistenza ai produttori agricoli per l’accesso a nuovi centri di distribuzione
dei prodotti; e nel contempo va incentivata la formazione di gruppi di acquisto per i prodotti agricoli tipici della Tuscia (produzione e distribuzione a km 0).

Vanno individuati gli spazi per la creazione di un sistema di mercati agroalimentari rionali, che
consentano l’integrazione verticale di filiere corte a km 0 dei prodotti di qualità del Viterbese (olio, vino, ortofrutta, prodotti zootecnici).

Per quanto il fenomeno non colpisca in modo massiccio il Comune di Viterbo, va scoraggiata in ogni caso la riduzione del territorio agricolo e boschivo a monocultura.

2. ASSETTO URBANO, FRAZIONI E TRASPORTI PUBBLICI
Il corretto impegno per una seria gestione del nostro territorio, ricco di risorse ambientali, archeologiche e culturali, quanto impoverito e segnato da decenni di conduzione personalistica e lontana dai reali bisogni dei cittadini, è una delle priorità cui sarà chiamata a rispondere la nuova Amministrazione Comunale.

Negli anni passati la pianificazione territoriale ha, purtroppo, perseguito finalità diverse da quelle dettate dalla buona prassi e dalla trasparenza.

Occorre attuare un nuovo strumento di pianificazione (PUCG), da redigersi attraverso concorso, che abbia come obiettivi prioritari un’urbanistica partecipata, con il recupero dei centri storici, dei quartieri periferici, delle frazioni e con la riqualificazione delle aree agricole che hanno perso le caratteristiche di ruralità.

Una seria politica di gestione e pianificazione territoriale porterà con sé benefici consistenti all’economia locale, in quanto:

a)    il rilancio del settore edile avrà quale obiettivo primario il riuso del patrimonio edilizio esistente, finalizzato a limitare il consumo di suolo, con la messa a norma e in sicurezza di tutti gli edifici pubblici;

b)    il completamento delle opere di urbanizzazione - con la realizzazione di reti fognarie, illuminazione, parcheggi, strade e verde pubblico - favorirà la riqualificazione delle aree industriali;

c)    la concessione di contributi finanziari ai piccoli proprietari, finalizzati ai lavori di ristrutturazione abitativa nei quartieri storici e nelle frazioni, avrà l’effetto di incoraggiare le

‘buone prassi’ architettoniche e urbanistiche, portando alla rinascita della città storica e dei numerosi centri minori, e quindi alla ricostituzione di un tessuto sociale eterogeneo;

d)    chi vorrà impiantare nuove attività commerciali o artigianali caratteristiche (non rumorose ed inquinanti) nei centri storici, dovrà trovare il sostegno dell’Amministrazione locale.

Parallelamente, l’Amministrazione pubblica dovrà impegnarsi per:

a)    il potenziamento e la riqualificazione delle strutture ricettive, nell’intento di costituire un polo congressuale in grado di operare in sinergia con la capitale, nell’ospitare le attività convegnistiche e congressuali;

b)    il riassetto dell’area circostante il sito dell’aeroporto a fini termali e turistici, sfatando il mito di un mega-aeroporto civile inventato dalle passate amministrazioni;

c)    la valorizzazione e il recupero dei parchi urbani dell’Arcionello e del Bullicame;

d)    la riqualificazione delle aree archeologiche di Castel d’Asso, Norchia, Ferento, Acqua Rossa;

e)    la progettazione di un sistema di parchi suburbani, che inglobi tutte le emergenze archeologiche e paesaggistiche e offra attrezzature ricettive di qualità;

f)    una serie di interventi di bonifica vegetazionale e di ingegneria naturalistica, finalizzati al riuso e al consolidamento dell’intero territorio comunale;

g)    il ripristino della viabilità comunale, urbana ed extraurbana;

h)    la costruzione di piste ciclabili e parcheggi per bici.

i)    la redazione di un Piano per la mobilità delle persone disabili;

j)    la posa in opera di pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici pubblici.

TRASPORTI PUBBLICI
L’ Amministrazione comunale dovrà garantire il proprio impegno nell’attivazione di fondi pubblici (regionali, statali, europei) e privati, finalizzati:

a)    al potenziamento e nel raddoppio della linea ferroviaria Viterbo Roma, con l’interramento del tratto che va da porta Romana alla zona industriale del Poggino, dove realizzare un nuovo scalo per passeggeri e merci;

b)    allo spostamento del tracciato esistente della ferrovia Roma - Civita Castellana - Viterbo, posizionandone il capolinea in corrispondenza della nuova stazione, unificandola con quella della linea Viterbo Roma, prevedendo quindi l’eliminazione del tratto di ferrovia che impedisce il collegamento diretto tra il quartiere Santa Barbara e il quartiere Ellera e il recupero di aree da destinare a servizi e a verde pubblico.

c)    allo sviluppo dei trasporti urbani, grazie alla messa in servizio di mezzi di piccole dimensioni, con motori ecologici, adeguati al centro storico della città;

d)    alla rimodulazione degli orari, secondo le esigenze dei cittadini, in particolare degli studenti e dei pendolari.

3. LA SANITA’, BENE COMUNE INALIENABILE
SALUTE significa salvezza, benessere (welfare) e la sua promozione è fondata, come abbiamo visto negli altri punti del nostro programma, su una visione politica equilibrata, che rispetti l’ambiente, e garantita dalla gestione pubblica dell’acqua e dei rifiuti, dell’urbanistica, del turismo, della risorsa termale, dell’agricoltura del nostro territorio, in quanto ‘beni comuni’ e non merce utile ad arricchire pochi e a impoverire la stragrande maggioranza, devastando la natura dei nostri territori.

Quando la salute e il benessere si perdono, allora diventa necessaria la Sanità, ovvero il sanare ciò che si è ammalato, si è “rotto”. Circa il 90% del bilancio della Regione è dedicato alla Sanità. Il Sistema Sanitario Nazionale Italiano, di tipo universalistico – cioè aperto a tutti – sarebbe un buon esempio di traduzione nella pratica dell’art. 32 della Costituzione Italiana. Purtroppo da anni il nostro SSN è sotto attacco: lo si vuole privatizzare ad ogni costo, e lo si fa inceppandolo con scarsa attenzione al merito, alla verifica dei risultati e al buon funzionamento dei processi clinici.

Cosa può e deve fare un’amministrazione comunale, in un settore cosi importante per la popolazione? Soprattutto intervenire a tre livelli:

1.    Il Sindaco è il primo garante e responsabile della salute generale dei cittadini, della salubrità dell’ambiente e dei materiali di costruzione e di nuova tecnologia, del rilevamento delle nocività e delle patologie che eventualmente ne derivino; ciò premesso, le forme d’integrazione socio-sanitaria in atto tra le ASL e i Comuni determinano un ruolo diverso e più importante degli Enti locali rispetto al passato: non è più ammesso muoversi “alla giornata” e in condizioni di emergenza, senza una visione d’insieme.

2.    Per i Comuni si tratta intanto di acquisire la capacità di coordinare i propri servizi con le ASL rispetto ad interventi che hanno un grandissimo impatto sulla popolazione: Case di Riposo per Anziani, Residenze Sanitarie Assistenziali, Servizi per tutti i malati fragili e cronici: pazienti psichiatrici, handicappati fisici e psichici; consultori, strutture per Alzheimer, per migranti etc.

3.    Rimangono ferme le competenze dei Comuni in ordine all’ubicazione e alla funzionalità degli ambulatori, delle farmacie, dei presidi sanitari nel territorio. Ci tocca purtroppo denunciare, a questo proposito, l’inerzia degli anni delle varie Amministrazioni in merito al completamento dell’Ospedale Belcolle, per il quale non si è andati oltre le insulse inaugurazioni di facciata.

Nell’ampio contesto della Sanità, che ci si aspetterebbe caratterizzato da un disegno organico, si è

invece imposta una logica ‘aziendalistica’, con conseguenti esternalizzazioni di servizi nati pubblici. Per contrastare questo processo (il cui pericoloso degrado è sotto gli occhi di tutti) è necessario – nel primario interesse degli utenti – monitorare costantemente i risultati ottenuti dai servizi ormai privatizzati: è quindi doveroso che un’Amministrazione pubblica mettere a disposizione di una

valutazione scientifica lo strumento periodico dell’inchiesta, per poter rispondere con dati reali alle seguenti domande:

a)    quanto costa realmente il servizio privatizzato rispetto a quello pubblico dismesso?
b)    la sicurezza / qualità dei servizi per i cittadini si è abbassata, è cresciuta, è la stessa?
c)    gli operatori del settore, con quali contratti sono inquadrati e che stipendi percepiscono?
d)    i cittadini sono soddisfatti del servizio che è stato privatizzato?

Negli anni passati, le ASL hanno dichiarato che avrebbero spostato le loro risorse (soldi, tecnologie, professionisti) dall’Ospedale al territorio, perseguendo l’obiettivo di un piano di assistenza domiciliare, in grado di sostituire in prospettiva il sistema dell’ospedalizzazione. Anche

in questo caso, sarebbe utile per i cittadini poter verificare con dati alla mano se questo trasferimento di risorse stia avvenendo e in quale misura; o se invece stia avvenendo il contrario.

4.    DIRITTI CIVILI E SOLIDARIETA’: PER LA QUALITA’ DELLA CONVIVENZA

-    Sostegno effettivo e interlocuzione permanente con le associazioni di promozione sociale attive in particolare nel campo della prevenzione dei fenomeni di bullismo, cyber bullismo, omofobia, xenofobia, violenza di genere; sostegno e potenziamento dei centri contro la violenza sulle donne.

-    Progressiva costruzione di una rete di assistenza socio-sanitaria (consultori, sportelli di intermediazione culturale etc.) per persone immigrate; estensione del diritto di voto e di partecipazione alla vita pubblica ai cittadini stranieri continuativamente residenti sul territorio comunale.

[In particolare, sui temi della costruzione di una ‘città accogliente’, ci si propone di assumere in toto gli obiettivi perseguiti negli anni dal Tavolo della pace di Viterbo.]


-    Istituzione di una leva civile comunale (maschile e femminile) intesa alla formazione periodica delle giovani generazioni in rapporto alle emergenze ambientali idrogeologiche, sismiche, alla prevenzione di incendi e di alluvioni, ai fini di una costante tutela del territorio e delle persone.

-    Impegno contro la proliferazione (‘legale’ e illegale) del gioco d’azzardo in tutte le sue forme, a partire dall’immediata cessazione delle concessioni comunali delle licenze, per poi procedere con il censimento, l’informazione dissuasiva e il sostegno alle persone a rischio di dipendenza patologica.

-    Istituzione di sportelli di ascolto dei cittadini, a diffusione territoriale. Promozione e interlocuzione attiva di Comitati/assemblee di quartiere e di frazione – quanto meno nelle maggiori: Bagnaia, San Martino-Tobia, Grotte Santo Stefano – come forme auto-organizzate di partecipazione e di democrazia “dal basso”, in sostituzione dei decaduti consigli di circoscrizione.



5.    PROMUOVERE UNA PARTECIPAZIONE CRITICA ALLA VITA CULTURALE DELLA
CITTA’



-    Valorizzazione partecipata e diretta del patrimonio culturale, inteso come risorsa, anche favorendo gli investimenti pubblici e privati, con riferimento ai programmi europei nel settore: nel territorio della Tuscia, tale risorsa si porrebbe fra le prime fonti di occupazione giovanile qualificata.

[inserimento di una parte autonoma del Programma dedicata al Turismo in rapporto alle risorse naturali-ambientali e storico-artistiche offerte dal territorio.]

-    Realizzazione di un polo bibliotecario comunale multimediale, in rete, tramite l’informatizzazione delle biblioteche scolastiche e universitarie.

-    Istituzione di concorsi e borse di studio per tesi di laurea inerenti temi riguardanti la città e il territorio di Viterbo.

-    Deciso superamento del provincialismo autoreferenziale e della subalternità culturale della città: con tale obiettivo va perseguita la gestione partecipata – pluralista e interculturale – del Teatro dell’Unione e degli altri spazi pubblici, con costante attenzione ai linguaggi della contemporaneità. In tal senso, andrà contrastata ogni forma di monopolio, pervasivo nello spazio e nel tempo, volto alla concentrazione e alla ‘mercificazione’ dell’offerta culturale, con l’effetto di soffocare o di

‘assimilare’ le iniziative e le realtà che pure operano nel nostro territorio, in ambito culturale e artistico, con tenacia e intelligenza critica.

-    La nostra città, con tutti i suoi spazi – storici e di periferia – e in tutto l’arco dell’anno, dovrebbe poter offrire esperienze di cultura vissuta e condivisa, in controtendenza rispetto al culto dell’evento ‘eccezionale’ da un lato, e dall’altro alla chiusura nei recinti domestici, quando non negli asfittici ritrovi a rischio di dipendenze più o meno ‘tossiche’.


-    In definitiva, le ‘politiche per la cultura’ a Viterbo dovranno essere caratterizzate da una gestione trasparente, che favorisca e incentivi una fruizione aperta alla molteplicità delle esperienze culturali, in particolare alle esigenze formative dei giovani residenti e degli studenti universitari ospiti. A tale scopo, sarà utile istituire – anche in collaborazione con le associazioni professionali e di categoria e con gli enti senza scopo di lucro – una Consulta per la città, che dia vita a forme nuove, coordinate e proficue, di interazione cooperativa fra l’Amministrazione Comunale e i cittadini.

-    Nel quadro di tale rinnovata e reciproca fiducia, si potrà procedere alla cessione in uso temporaneo di edifici dismessi di proprietà comunale, alle realtà associative e alle organizzazioni di cui al punto precedente, da realizzare a loro cura a fini istituzionali, sociali e culturali.

-    Un esempio di controtendenza culturale attiva, che affronti il ‘degrado’ tante volte ipocritamente strillato e mai responsabilmente contrastato, sarebbe offerto dalla utilizzazione di Prato Giardino – come anche dei quartieri di San Faustino o di Santa Barbara – come luoghi permanenti di attività performative, anche autogestite dai soggetti direttamente coinvolti, sui temi ‘caldi’ del disagio sociale, delle migrazioni, dello sfruttamento del bisogno, delle droghe e delle ludopatie, della xenofobia e della violenza sessuofobica: non c’è infatti modo di vincere le psicosi dell’odio e della paura se non nell’incontro, nel dialogo e nello scambio conoscitivo e creativo di reciproche esperienze etno-culturali, religiose, di genere, linguistiche ed espressive.

6.    LAVORO E FORMAZIONE: PER UN’ECONOMIA SOSTENIBILE

[“Loro dicono crisi, noi diciamo rivoluzione dei beni comuni” ]

Sottesa a tutti gli àmbiti tematici del presente Programma, è la coscienza della centralità del diffuso disagio sociale in rapporto alle emergenze ambientali: la riforma democratica della struttura amministrativa, volta a favorire la partecipazione dei cittadini all’attuazione del bilancio in corso d’opera (oltre che all’eliminazione degli sprechi d’ogni tipo), dovrà riconoscere nella priorità e nella dignità del lavoro e dell’ (auto)formazione gli obiettivi costanti da perseguire, tramite un piano di politiche attive, sul quale far convergere e collaborare le parti sociali. Un progetto capace di coinvolgere tutti i settori produttivi, con interventi di promozione del marketing urbano e territoriale; di tutela del commercio di vicinato; di sviluppo della produzione agricola locale, alla riqualificazione della piccola distribuzione e del mercato rionale, etc.

[ vedi i precedenti punti del Programma.]

Vanno quindi sostenute le realtà di nuova imprenditorialità, anche tramite il supporto ad una linea specifica “al femminile”: d’intesa con la rete associativa sociale, occorre garantire i servizi essenziali alle donne lavoratrici e alle piccole imprenditrici (baby sitting, assistenza agli anziani, centri estivi) al fine di contemperare tempi di lavoro e di vita: vita famigliare e interessi personali.

L’ente locale deve essere in grado di indirizzare e sostenere concretamente le cooperative sociali – di tipo A (servizi sociali) come di tipo B (inserimento lavorativo) – a favore non solo delle persone diversamente abili, ma in definitiva di tutto il welfare locale.

I vantaggi di tale investimento politico sono l’incentivazione dell’occupazione ordinaria, l’apporto di risorse alla fiscalità diretta e indiretta, il sostegno ad aziende vincolate alle priorità dei “beni comuni”, la promozione di una nuova cultura di impresa e di reti solidali.

www.lavoro-benicomuni.it

[nb – La presente redazione si propone in forma sintetica, cui seguirà la stesura definitiva: le tematiche qui affrontate vanno infatti poste al centro di un confronto aperto – secondo un percorso di assemblee tematiche pubbliche – con la diffusa realtà dei soggetti attivi nell’ambito dei settori produttivi, della promozione sociale, culturale e nelle iniziative di salvaguardia ambientale, troppo spesso unici garanti della tenuta democratica del tessuto connettivo territoriale.]

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