Viterbo POLITICA
ART 1 MDP Coordinamento Provinciale

Palazzo Galeotti sede dell'Amministrazione provinciale assieme al Palazzo Gentili

ART1 MDP non partecipa alla competizione per l’elezione del Presidente della Provincia, che si svolgerà domenica prossima 17 settembre.

La legge 81 del 1993, che prevede l’elezione diretta del presidente della Provincia, del Sindaco, del consiglio provinciale e del consiglio comunale, si è rivelata, nel tempo, un buon compromesso tra governabilità e rappresentanza. Il dibattito sul federalismo ha portato alla riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 e il tentativo di devolution non riuscito al centrodestra.

Il referendum del 4 dicembre ha evidenziato chiaramente la falla legislativa in merito agli enti di Governo, Province e Città metropolitane. La legge n. 56 del 7 aprile 2014 detta Del Rio, aveva sbandierato l’abolizione delle province, che, di fatto, non c’è mai stata mentre l’unica cosa che è stata abolita è il voto popolare.

Il governo Monti, tra i tanti errori grossolani, in una fase emergenziale mise mano nientemeno che all’organizzazione dello Stato: eliminare un livello di governo spacciandolo per risparmio epocale. Ne venne fuori solo un pasticcio tremendo. La legge 56/2004 resta vigente, nonostante lo schiacciante esito del Referendum del 4 Dicembre, che avrebbe fatto sperare ad una cancellazione del caos ingenerato da Del Rio, nel rispetto di quel voto popolare. Chiediamo che vengano fatti valutazioni approfondite, considerando i risultati e apportare almeno dei correttivi.

Prendiamo atto che non avendole abolite debbano essere ridisegnate, anche se nel tempo si sono indebolite sia sul piano della funzionalità sia su quello fondamentale della rappresentanza democratica, con ricadute importanti sui comuni in ambiti strategici: scuole e viabilità per esempio.

Il tempo e il non fatto o il fatto male, dovrebbero indurre ad una riflessione su tutta la gestione democratica degli enti: è il momento di superare le vecchie discussioni ed è ovvio che non vogliamo enti inutili (e le province non lo sono), ma come abbiamo potuto vedere non basta tagliare senza organizzare un sistema nuovo, che funzioni e che sia rappresentativo della volontà popolare e non di accordi sopra le teste dei cittadini, considerando che il 70% dei comuni italiani non supera i cinquemila abitanti , più della metà non raggiunge i 3000.

Il nostro compito è prendere in considerazione le attese e le aspettative dei cittadini nel processo democratico di partecipazione.

I cumuli di incarichi tra rappresentanti dei vari enti porta ad una paralisi e comunque ad un rallentamento del lavoro, che invece dovrebbe essere veloce e snello rapportato ai tempi e alle richieste della nostra quotidianità.

Assistiamo con apprensione che spesso ci troviamo di fronte a situazioni dove la forma è più importante della sostanza, invece di proposte aperte e inclusive, crediamo che ci debba essere una proposta innovatrice che coniughi città e territori.

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