Civita Castellana/Nepi POLITICA

“La guida giusta per il Pd è Andrea Orlando perché interpreta la necessità di imboccare un percorso diverso da quello finora seguito, traendo le conseguenze politiche della sconfitta del 4 dicembre e offrendo un nuovo progetto politico.

In queste ultime ore dobbiamo mobilitare tutte le forze progressiste e di centrosinistra, tutte quelle persone che si sono ritrovate nelle battaglie civili e sociali di questi anni perché il 30 di aprile sia una festa della democrazia, così da rilanciare la forza del Pd, e corrispondere alle esigenze dell’Italia e dell’Europa”. Lo ha detto Alessandro Mazzoli, deputato del Partito democratico, intervenendo ieri pomeriggio a Civita Castellana e a Nepi a sostegno della candidatura di Andrea Orlando alle primarie del Pd che si terranno il 30 aprile. Con lui il capolista della mozione Enrico Panunzi, il candidato Alessio Alessandrini e la deputata Alessandra Terrosi.

“Dopo quanto accaduto soprattutto il 4 dicembre, abbiamo affrontato questo congresso – ha detto Mazzoli - con la volontà di ripartire dal basso e di ricostruire quel progetto politico che il Pd ha rappresentato e deve rappresentare. Non è questione di mozioni o candidati, ciascuno di noi a prescindere dalle collocazioni congressuali deve sentire come urgente la necessità di costruire la più larga partecipazione possibile alle primarie per continuare a rappresentare un patrimonio di valori, di politica e di prospettive per il nostro Paese”.

“Quello che sta accadendo in queste settimane e in questi mesi interroga la nostra coscienza politica. Come la vicenda dei migranti con le accuse alle Ong, la battaglia forsennata della destra, le posizioni stravaganti del M5S che richiedono – ha continuato - una risposta popolare a prescindere dall’esito congressuale e da chi sarà eletto segretario. Serve un pronunciamento di popolo per dare un segnale di forza non di un singolo partito ma di un patrimonio di valori. Invece, abbiamo vissuto un congresso compresso in cui si è discusso assai poco, mentre avevamo bisogno di un confronto più aperto e profondo per discutere non del destino di un singolo ma del Paese. Sarà importante   il numero dei cittadini che si recherà ai gazebo. Si farà subito la differenza con le ultime primarie e sarà motivo di battaglia politica”.

“Il nostro problema è – ha proseguito Mazzoli – che non abbiamo ascoltato fino in fondo i segnali che sono venuti dalla società e che erano rivolti a noi. Penso ai circa 20 milioni di italiani che hanno votato no alla riforma costituzionale, mandando un segnale a chi, come noi in questi anni, si è caricato sulle spalle la responsabilità di governare il Paese. Quei segnali andavano e vanno raccolti e valutati. La drammaticità della situazione di difficoltà dovuta alla crisi ha determinato una spaccatura nel Paese tra chi stava bene e dopo la crisi sta meglio, e chi invece è scivolato verso coloro che stavano male e ora stanno peggio. Questo è il problema principale che dobbiamo sentire come nostro e che dobbiamo affrontare apportando modifiche ad alcune misure sinora adottate. Dobbiamo rimettere al centro il tema dell’uguaglianza e la parità di accesso alle opportunità. La discussione va fatta su come si corregge la rotta e dobbiamo rivolgere lo sguardo anche all’Italia che non ce la fa”.

“Con la sconfitta al referendum abbiamo perso la sfida della modernizzazione. A partire da quel giorno si è aperto un processo di frammentazione del sistema politico, a prescindere dalla nostra volontà, che spinge verso il ritorno a un sistema più proporzionale. Questo processo si è messo in atto a causa della nostra sconfitta. Dobbiamo renderci conto – ha sottolineato - delle novità in campo e rilanciare un Pd più aperto che costruisca un campo di forze democratiche per arginare una destra che oggi è più pericolosa di ieri e il movimento come il M5S che non offre una prospettiva di governo credibile”.

“Con Orlando – ha concluso – il Pd può tornare a essere punto di riferimento aperto e inclusivo in grado di affrontare la sfida del centrosinistra nei confronti del M5S e del centrodestra che si riorganizza in chiave nazionalista e sovranista. Per questo, serve una mobilitazione in queste ultime ore che ci separano dal voto perché la partecipazione il 30 di aprile sia la più ampia possibile”.