Viterbo POLITICA

In questo referendum,  l’affluenza nella Tuscia ha sfiorato il 72%, ben superiore alla media nazionale: i votanti sono stati 178.000 su 248.000 aventi diritto, il SI è di poco superiore al 35%, il NO arriva al 65%.

I nudi dati sono ormai chiari a tutti. Ma nella grande baraonda di questi giorni, fra una maratona televisiva e l’altra, non c’è stato modo di far sapere come si è arrivati a questo risultato, a livello locale come a quello nazionale.

Gli stessi giornalisti pronti a sparare sui “partiti” – senza mai distinguere fra i partiti-sistema e quelli che raccolgono e rappresentano lo spirito critico del Paese – sono andati a cercare i soliti noti, i Brunetta, i D’Alema, i Grillo e i loro corrispettivi locali: la solita girandola di personaggi. Nessuno che abbia detto che la campagna referendaria dell’opposizione di sinistra al tentativo di “deforma” del governo Renzi è stata condotta in prima linea dai Comitati per il No.

Nessuno – a parte il manifesto o il fatto – che abbia sentito il dovere di intervistare qualcuno dei tanti costituzionalisti che per primi hanno denunciato la truffa che si stava preparando a danno della democrazia e dei cittadini italiani –; o l’Associazione dei Partigiani, l’Arci, i sindacati di base… Figuriamoci i comunisti.

E invece anche a Viterbo e provincia l’affermazione di chi ha respinto il confuso e pericoloso pasticcio renziano è stata possibile grazie ad una presenza costante nei paesi e nei quartieri, assicurata per mesi e mesi (dalla raccolta delle firme agli incontri pubblici di approfondimento) dai Comitati per la Democrazia Costituzionale, di cui sono parte attiva soggetti associativi e politici come Rifondazione Comunista. Di cui però non si deve parlare.

Non si tratta di dimenticanza per “forze minori”, ma di disinformazione organizzata contro le espressioni democratiche: cos’è infatti la democrazia, se non rispetto per le minoranze, le quali poi – come s’è visto – diventano capaci di interpretare la maggioranza del Paese?  Ma pur di attribuire ai “notabili” e alle loro clientele (di destra, di centro o di ex sinistra) una capacità di mobilitazione che di fatto non hanno, non si esita a negare l’esistenza diffusa di coscienza critica, spontanea e organizzata; ossia a cancellare o a sottovalutare quella vigilanza e quella partecipazione dal basso dei cittadini che è l’unica garanzia di esistenza della nostra democrazia, la vera ragione della grande vittoria del NO. La vera vittoria delle ragioni del NO: a futura memoria.

Federazione Provinciale del PRC – Partito della Rifondazione Comunista

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