Viterbo POLITICA
Avv. Andrea Stefano Marini Balestra



Avv. Andrea Stefano Marini Balestra

Siamo arrivati a commentare l’art. 114 del Disegno di legge di revisione costituzionale: abolizione delle Province.

         Le Province, la cui costituzione risale alla Legge 20.3.1865, poi regolate dalla Legge Comunale e Provinciale del R.D. 3.3.1934 n.383, oggi abrogata dal D.lgs.18.8.2000, hanno attualmente perduto l’elemento politico in quanto i cittadini non votano i Consigli provinciali, ma di fatto restano per regolare sul territorio infrastrutture fondamentali come, per es. l’amministrazione delle strade, delle acque e degli edifici scolastici.

         La scellerata riforma proposta ne prevede l’abolizione ed al loro posto, in pratica viene introdotto un nuovo ente intermedio: le Città metropolitane, il cui territorio ricopre quella di un ex provincia.

         L’abolizione delle Province, qualora effettivamente compiuta, rappresenta a mio parere un vulnus al principio costituzionale espresso nell’art.5 della prima parte della Costituzione repubblicana (quella intoccabile !): “La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali (art.114-133), attua nei servizi che dipendono dallo stato il più ampio decentramento amministrativo ed adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.

         Ebbene, qualora passasse l’abolizione totale delle Province, per es., i cittadini di Amatrice, dovrebbero recarsi a Roma (per loro distante 130.km) presso gli Uffici della Regione anziché quelli della Provincia di Rieti, distanti la metà di percorso.

         Il decentramento amministrativo in un territorio difficile e variegato come quello italiano non può prescindere da un valido decentramento amministrativo.

         Passi l’abolizione delle funzioni politiche dei Consigli provinciali, comunque rimaste mediante un’elezione di secondo grado, ma assolutamente no un passaggio delle funzioni amministrative di un territorio alla Regione ed alle Città metropolitane.

         Per es., in ipotesi di cancellazione della Provincia di Viterbo, le residue competenze che le spettano passano alla Regione, pertanto, anche noi, che oggi a Via Saffi possiamo ottenere ascolto presso i funzionari che vi sono, dovremo poi recarci a Roma  o presso il “palazzo di Fantozzi” sulla Colombo o a quello più remoto dell’EUR per farci ascoltare.

         Il risparmio della politica non si fa tagliando decentramento, rendendo ai cittadini più difficile l’accesso ai loro amministratori, cosi renderli ancora più lontani dalle istituzioni.

         Non è questo un altro tentativo di ricerca di sovranità statale a scapito delle minoranze !

         Ditemelo Voi, in particolare quelli che si sbracciano per il SI alla riforma accecati nelle loro menti dal facile risparmio per un taglio degli Uffici.

         Una democrazia partecipata, quale quella prevista dalla Prima parte della Costituzione ha necessità di decentramento sul territorio, altrimenti vi è oligarchia, proprio quella che gli attuali costituenti vanno cercando imporre.

         Domani esamineremo l’art. 116 e 117 che, qualora novellati,  propongono il definitivo sconquasso dei principi costituzionali fondanti la Repubblica.

Avv. Andrea Stefano Marini Balestra    

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