Viterbo POLITICA

Un’altra falla rischia di aprirsi nella nostra disastrata Italia

 

Maurizio Pinna

Parliamone ora per non perderci tra la distrazione delle festività. Di assurdità gli ultimi due governi ne hanno dette e fatte.

Si pensi per esempio all’IMU introdotta da Monti e agli esodati, due problemi creati e ancora irrisolti nonostante duemila parlamentari si siano alternati in quattro anni. Ogni volta sembra sempre di aver toccato il fondo e viene voglia di fuggire da questo Paese che sembra appartenere a tutti tranne che agli italiani.

Il fondo toccato durante queste feste di Natale è ad opera del ministro della Difesa Mario Mauro che vorrebbe proporre di fare “una piccola modifica alla Costituzione italiana e si dia la possibilità agli immigrati di poter entrare nelle forze armate” perché, spiega, “oggi si può fare il militare solo se si è cittadini italiani”. Bene, è difficile rispondere ad una simile proposta utilizzando un linguaggio corretto e rispettoso, ma ci proveremo.

Non vogliamo sapere se e come il ministro Mauro abbia prestato il suo servizio militare, di certo non ha nel sangue il senso di appartenenza a quei valori propri di una nazione che affida ai suoi migliori uomini la difesa del territorio fino all’estremo sacrificio. Uomini che per nascita, cultura, senso del dovere, amor di Patria e amor proprio scelgono la professione militare accettando di essere inquadrati fino a diventare una sola nota che suona all’unisono su tre Forze Armate (Acqua, cielo e terra).

Forse il ministro Mauro si è ispirato ai mercenari, ma quella è un’altra storia. Se poi il ministro Mauro, come spesso accade in questa disastrata Italia tolta agli italiani, vuole favorire l’accesso al lavoro agli immigrati, dovrebbe tenere presente che pur non essendo stato eletto dal popolo, sarebbe il caso che rappresentasse gli interessi della gente che in Italia ha attualmente diritto al voto per nascita o perché acquisito in base alle vigenti leggi.

Appare assurdo, soffermandosi al solo aspetto lavorativo, sapere che i nostri giovani desiderosi di indossare l’uniforme per un periodo determinato di uno o quattro anni, si ritrovino a rispondere ai bandi di concorso dove per poche centinaia di posti si presentano in ventimila e che, secondo le intenzioni del ministro italiano, rischiano di perdere anche questa precaria attività lavorativa. Ma è pessimo parlare di lavoro citando l’uniforme poiché non si tratta di lavoro vero e proprio, bensì di servizio. Servizio che si può svolgere con profitto per il proprio Paese soltanto se svolto con quei valori e caratteristiche che storicamente vivono nella formazione culturale del nostro popolo capace di fare propri quegli insegnamenti formativi acquisiti nelle scuole e nelle accademie militari.

Il confronto con gli Stati Uniti non regge proprio perché la cultura, la storia e le loro tradizioni sono ben diverse dalle nostre. Pensare di mettere alla mercé del mondo anche le nostre Forze Armate, come fosse una compagnia telefonica o aerea civile, è quanto di più assurdo un italiano medio, figuriamoci se ministro della Difesa, possa concepire con tutte le attenuanti dovute al sonno perso durante le festività natalizie.

Ma c’è dell’altro. Il lavoro si può scegliere per motivazioni intrinseche (lo scelgo perché è la mia aspirazione), oppure estrinseche (il tipo di lavoro non interessa ma si svolge solo in funzione della paga con conseguente scarso coinvolgimento). E’ evidente che un lavoro svolto forzatamente per ragioni economiche e di cittadinanza, non può portare ai risultati auspicabili e di certo l’apparato militare non può che risentirne più di ogni altro.

Si preoccupi, invece, il ministro Mauro di non creare altre falle nel nostro Paese, di riportare a casa i nostri Marò trattenuti in India e che le nostre istituzioni, periodicamente, fanno apparire in televisione per tranquillizzare gli italiani facendogli dire che stanno bene e che ringraziano le autorità per quanto stanno facendo. Dichiarazioni che sono in molti a ritenere pura propaganda strappata ai Marò che, se potessero, direbbero ben altro.

 

Umberto Fusco - Maurizio Pinna
Civica per Viterbo

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