Viterbo LIBRI L'arte della psicoterapia è il verso libero

 

La narrazione orale e la scrittura autobiografica, prodotte dalle persone che hanno vissuto il disagio psichico sono uno strumento di aiuto e conoscenza per tutti.

L’evento poetico entra nel setting quando immaginiamo, oltrepassando i ristretti confini di quell’Io che crediamo di essere.

Aldo Carotenuto diceva che un vero psicoterapeuta è sempre un artista e che uno psicoterapeuta che non è un artista è un falso psicoterapeuta.

Gli psicoterapeuti, se non devono diventare alla lettera artisti e poeti, devono vedere e parlare come se lo fossero.

Ci appelliamo alla parola considerandola come un farmaco, da un lato  come una possibilità di chiedere aiuto e dall’altro donando fiducia e speranza al prossimo nel  processo di guarigione.

Il verso libero che vuole concepire il paziente è la voce dell’inconscio, dunque del Maestro Sogno. Il Sogno sa chi siamo.

Per interpretare-analizzare-agire i sogni, dobbiamo diventare artisti e poeti, capaci di condensare immagini e di partorire desiderio.
Il Sogno armonizza simbolicamente gli eventi della nostra vita, sintetizza ciò che ancora è solo in potenza, squarciando il tempo dell’apparenza e generando coraggiosa e poetica autenticità.
Il sogno esprime la potenzialità del nostro talento sopito.

La nostra sensibilità individuale è il nostro genio, aveva scritto Baudelaire.
Cerchiamo il nostro verso libero per essere liberi. Ma per essere liberi dobbiamo prima fare spazio dentro, altrimenti non può darsi voce-insegnamento-nuovo. L’insegnamento sta nel vuoto sotteso a ogni parola.

Questa è già una lezione sul silenzio.
Il Silenzio si può insegnare, quasi come la morte.

Psicoterapeuta e paziente si allenano insieme ad ascoltare il Silenzio, senza pretese di sapere, senza memoria del passato, senza desiderio sull’altro, ritirandosi nel vuoto fertile. Solo allora l’immagine pregna di autenticità fa irruzione nel setting e l’inconscio fluisce liberamente narrando poeticamente la sua Verità.
 
Quel suo dire ha il coraggio di inaugurare percorsi dall’esito imprevedibile, perché non dominato e non posseduto a priori.
Esito eroico di un approdo nell’Oltre.

Che devono fare dunque gli psicoterapeuti?
Devono avere cieca fiducia nei loro eroici pazienti, con i quali crescere insieme. Il dolore può rendere cattiva una persona, che si sente delusa dalla vita, non più capace di volere il proprio bene e di vedere “oltre”.

Generare una nuova ed esaltante visione di se stessi significa imparare ad amarsi.
Per questo si va in terapia.

Per imparare ad immaginare abbiamo seguito il consiglio dei Saggi che dicono : sii sottomesso a qualsiasi cosa, aperto, in ascolto; sii innamorato della vita e qualcosa di quello che senti nel tuo cuore troverà la sua forma; rimuovi le inibizioni letterarie, grammaticali e sintattiche del tuo pensare; raccontati attraverso il monologo interiore, dai voce al flusso di coscienza, fallo nello stupore, accettando la perdita del vecchio Io senza paura, ignora la vergogna, dona dignità alla tua esperienza e valore al tuo progetto.

Perché tu sei degno e sei degno solo quando sei te stesso.
Questa è la cosa giusta da fare e se non la farai ti sentirai in colpa per non aver amato te stesso.

Attraverso la narrazione ci aiutiamo a non perdere la continuità della nostra esistenza. Quando la parola diventa narrazione costruisce la nostra storia di vita e la possibilità di consegnarla alla memoria collettiva.
I disturbi mentali ruotano attorno al perno delle famiglie e alle loro storie; valorizzare la soggettività della persona portatrice del disagio è la via di aiuto alle famiglie che vivono questa condizione.

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