Viterbo LIBRI
Pino Galeotti, regista

Sabato 21 dicembre a Viterbo, nei locali dell’Associazione Culturale RinascimentiAmo, in Piazza San Simeone, è stato presentato ad un folto pubblico di interessati il volume “La donna nella commediografia italiana tra il XV e il XVII secolo“, ultima fatica letteraria del professor Quirino Galli, impegnato da sempre a riscoprire importanti aspetti e momenti della cultura locale e nazionale e a rimetterli in discussione per ri-pensarli.

Lo studio di Galli è stato pubblicato da GB EditoriA, casa editrice romana — diretta dalla storica dell’arte Ginevra Bentivoglio— specializzata in pregevoli edizioni d’arte, archeologia e architettura.

Il prof. Rino Galli

I relatori della piacevole serata, oltre allo stesso autore, sono stati l’avvocato Elena Gallo, studiosa di Diritto e coordinatrice di seminari e gruppi di studio, presso l’Università di Siena, e il professore Paolo Procaccioli, docente di Letteratura Italiana all’Università della Tuscia.

I due relatori hanno ben spiegato come il volume di Galli sia un’opera complessa e aperta: ossia una sorta di ipertesto costruito su stratificazioni di informazioni relative alla storia della letteratura teatrale e della messa in scena e alla storia dei costumi e dei comportamenti sociali, specialmente in relazione al rapporto uomo donna e alla condizione femminile.

Ginevra Bentivoglio, storica dell’arte, parla al pubblico e dirige GB EditoriA, casa editrice romana

In effetti Galli propone al lettore un’ampia selezione di citazioni dalle opere teatrali di Ludovico Ariosto, Pietro Aretino, Giordano Bruno e Niccolò Machiavelli; oltre la riproposizione di due commedie barocche: “La dama frullosa” e “La donzella oppilata” da lui riportate alla luce dopo secoli di oblìo.

Si tratta di due testi teatrali di Teodoro Ameyden, avvocato fiammingo naturalizzato italiano, che visse ed operò a Roma, capitale dello Stato Pontificio, nella prima metà del ‘600; e che, oltre a scrivere per il teatro, realizzava allestimenti scenici e commentava la vita romana dello spettacolo.

Inoltre Ameyden era un severo censore e un convinto propugnatore delle idee, non certo progressiste, che si erano affermate con la dittatura della Controriforma, nata dal Concilio di Trento; ed era tutto attento a relegare l’immagine della donna e la condizione femminile in un ambito di totale subalternità al maschio imperante e di assoluta mancanza di pur minime libertà.

Ginevra Bentivoglio parla al pubblico

Così i suoi testi teatrali — nei quali è evidente fin dal titolo che sono le donne, per il loro atteggiamento e per il comportamento, a segnare le trame della vicenda scenica — si può parlare di un vero e proprio catalogo di tutti i presunti vizi e difetti delle donne.

Purtroppo, ed è triste dirlo, si tratta di pregiudizi nei confronti del genere femminile che hanno determinato regole sociali e leggi (sancite dal sistema giuridico) che da quell’epoca sono arrivate quasi fino a noi.

Quirino Galli, che da anni dirige il “Museo delle tradizioni popolari” di Canepina, non è nuovo, nei suoi studi, al tipo di impostazione culturale che viene proposta in questo bel testo sulla donna e il teatro tra il XV e il XVII secolo.

Non è nuovo, cioè, all’interpretazione dell’evento teatrale, scritto e messo in scena, come a un qualcosa di vivo e palpitante nel contesto sociale, economico e culturale, in senso antropologico, in cui il fatto teatrale si realizza.

Per Galli il teatro e la vita sono in continuo dialogo e per lui è fondamentale scoprire le connessioni che intercorrono tra questi due mondi dove è sempre la messa in scena,ieri come oggi, a orientare il modo di vivere e di pensare delle passate generazioni e di tutti noi.