Viterbo LIBRI

 

E’ il quinto libro del giornalista sportivo Claudio Di Marco, che, puntualmente, è dato alle stampe in concomitanza con l’arrivo della stagione estiva.

Nella narrazione è strettamente correlato ai precedenti, nel senso che parte da eventi e personaggi sportivi, ma che si intreccia con storie anche dissimili, aneddoti e squarci di vita vissuta, pure lontani dai campi di gioco.

L’elemento nuovo di questo libro – diviso in due parti, la seconda delle quali di stretta attualità, legata alle vicende della Viterbese in serie C – è l’ampio segmento iniziale, che si “propaga” per quasi novanta pagine, attraversando generazioni e generazioni di giovani, dai ragazzini degli oratori degli anni sessanta, agli ultimi fortunati che hanno avuto l’opportunità di arrivare fino alla serie A partendo dalla Tuscia.

“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada – così inizia il libro - lì ricomincia la storia del calcio. Una volta era così. Adesso è scomparsa la strada – quella bella e buona – e la semplicità di divertirsi con pochissimo. Adesso ci sono infinite scuole calcio, genitori che si azzuffano sugli spalti, che inveiscono verso l’allenatore, solo perché il proprio figlio, magari un ragazzino di dieci anni, gioca un minuto in meno degli altri.

Adesso sono tutti campioni, secondo i genitori: ci vuole il “kit” migliore, si spende per scarpini e accessori, ciò di cui una volta se ne poteva fare pure a meno, senza sentirne la mancanza!

L’istruttore di calcio, come l’insegnante di scuola, è visto, spesso, come un intralcio: se potessero, alcuni genitori farebbero direttamente gli allenatori e i professori.

Strada, uguale oratorio. Oratori, uguale cuore! Inteso come centro esistenziale di aggregazione e crescita collettiva, dispensatore naturale e gratuito di buone maniere.

Oratori che sono scomparsi, insieme alla strada, all’arte di accontentarsi. Sono scomparsi gli oratori (con l’accento grave sulla seconda “o”), le vere fucine di calciatori, oltre che di uomini sani.

Gli oratori erano le vere scuole calcio, ma di grande valenza umana e sociologica, fatte con qualche spicciolo che il sacerdote di turno riusciva a rimediare per comprare un pallone o acquistare il legno per costruire le porte nel cortile della sacrestia, che diventava il campo di calcio, favolosamente attraente agli occhi dei bambini.”

E dagli oratori il filo del racconto si cuce con tante generazioni, i cui racconti abbracciano le storie del Pianoscarano di Talotta e compagni, dell’AS Civita di Romani, delle giovanili tuscaniesi, del Murialdo degli anni settanta, di Mauro Lucarini, fino ad oggi, fino al “pentalogo” che dovrebbe regolare la vita dei bambini sul rettangoli di calcio.

Primo comandamento: «tutti devono giocare». Dal più forte al più scarso tutti devono potersi divertire, avere la stessa possibilità di stare in campo. I più bravi devono imparare ad aiutare i compagni meno dotati. Il calcio giovanile dev’essere educazione, non competizione.

Secondo comandamento: «il calcio è un gioco». Non bisogna pensare di dover sfornare dei piccoli campioni, ma usare il calcio per insegnare l’importanza del gruppo, dell’impegno, della costanza. L’ignoranza degli allenatori la vedi quando si arrabbiano con i bambini perché hanno perso una partita.

Terzo comandamento: «tutto l’allenamento si fa con il pallone tra i piedi». Non ha senso far correre i bambini, già corrono a casa. Li devi far giocare con la palla. Si devono divertire.

Quarto comandamento: «non è difficile allenare i ragazzi, il difficile è allenare i genitori». È il comandamento più importante. I bambini hanno dei diritti, oltre che dei doveri, anche nel calcio. I genitori devono sapere che dentro il rettangolo di gioco non possono entrare”

La seconda parte del libro, invece, rappresenta una sorta di aggiornamento di Facce da Gol, il primo libro della serie, in cui sono state raccontate le storie di giocatori della Viterbese, soprattutto di quelli che hanno saputo fare qualcosa di diverso – e interessante – fiori dal campo di gioco.

Al libro, come ogni anno, è abbinato un tour di presentazioni, che ha in calendario la prima viterbese, la partecipazione a Caffeina, oltre che “tappe” sul Tirreno, in Umbria, a Roma, a Tuscania, a Civita Castellana e Bagnoregio.