Viterbo LIBRI
Leonardo Vietri


I Radiohead percorrono la loro strada lontano dai binari delle hit create per entrare in classifica e proseguono per la loro via al rock, assolutamente sperimentale e non definibile.

Come tutto ciò che oggi sfugge alle rigide categorizzazioni occidentali viene chiamato postmoderno così anche la loro musica passa dove l’avanguardia corre fianco a fianco con la creatività.

Il booklet di “Hail to the Thief” (Salute al ladro) è cosparso di una città immaginaria, una city astratta (anche lo sfondo è espressionista) priva di alcun referente reale ad una città realmente esistente, ma proprio per questo, la sua irrealtà si adatta a qualsiasi concentrazione urbana.

Sembrano i libri di inglese dove insegnano i nomi delle strade e il modo di trovare la via (finding way), ma i colori sono frammenti impazziti che al posto degli edifici con le relative funzioni, rivela solo nomi, aggettivi, sigle, percentuali, modi di dire, simboli.

I suoi edifici sono fatti di mattoni immaginari, linguaggio che si fa città, mondo, realtà tout court.
L’intera struttura si configura come un’esposizione caotica, ma assolutamente reale, di tutto ciò che si può associare simbolicamente alla condizione attuale dell’uomo: una semiosfera in preda ad una overdose d’informazione, un “information overload” che rende tutto confuso, sfumato e ridondante. In una parola, iperreale.

Il passaggio chiave di questo progetto dei Radiohead è inscritto nel titolo della prima canzone dell’album, “2+2=5”, un’operazione che sfugge ai canoni di razionalità imperanti, che ci vorrebbero semplici calcoli di un relais multimediale, ingranaggi di un meccanismo che non si rompe mai.

Un’operazione ridondante, come la massa di informazioni che sovrasta e travolge l’individuo nella sua city life, più simile a un videogioco, un videoclip, un film o una fotografia, che alla continuità sconvolgente che osserviamo tutti i giorni. Un’operazione piena di nonsense, illogica: dalla lettura emerge una realtà non ricomponibile, instabile, pronta a salti logici sempre più arditi, le strade interpretative (letture) percorribili sono molteplici, in quanto ogni parola può essere sia una costruzione unica, che parte di un isolato o di un insieme più complesso.

Parole come “Ultra”, “Mania”, “Home”, “Danger”, “Video”, “Poor”, “AIDS”, “Used”, “Sale”, “Media”, “Photo”, “Screen”, “Color” sono parte integrante del flusso di ogni città, dell’identità sociale di ogni individuo, e vengono così a rappresentare luoghi nei quali abitare, posti visti, da scoprire e alcuni anche da evitare. Matrix fa capolino.

Leonardo Vietri