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Ho conosciuto Tommasa, sì l'Alfieri, grande cognome, erede di Vittorio. L'ho conosciuta grazie alla mia duratura amicizia con Mario Mancini, un uomo che è indispensabile conoscerlo per vivere bene.

Un uomo che si è amalgamato con la saggezza e la dolcezza di Tommasa, una bella santa donna, bella fuori e più bella dentro.

L'ho incontrata lassù, oh no... in cielo, anche se Lei è lì, ma a Viterbo, all'Eremo di sant'Antonio di Padova, alla fine della Strada Palanzana, in una giornata in cui il sole era fiero di stare anche esso lassù, avvinto dall'azzurro e dal candido colore delle nuvole.

Ricordi che ora tengo gelosamente in me e chissà se un giorno li narrerò!

Ora, però, lascio la parola, o meglio lo scritto al grande Uomo, Mario Mancini, che ha conosciuto e vissuto, fortunato lui, la "signorina Tommasina".

Do le parole a Mario, eccole! (m.g.)

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Questo saggio del Prof. Edoardo Prandi, finanziato dall’Associazione Amici della Familia Christi, è stato fortemente voluto dallo scrivente che dell’Associazione è fondatore e Presidente pro tempore.

Un particolare ringraziamento a P. Fausto Gianfreda (S.J.): a lui va riconosciuto il merito di aver da subito capito le potenzialità della spiritualità della Professoressa Tommasina Alfieri e l’incoraggiamento insistente a pubblicare e rendere fruibile per tutta la Chiesa la Sua esperienza spirituale e formativa.

Al momento di scrivere sono 15 anni che la Alfieri è passata al Signore, il 24 marzo 2000. Da subito ho avvertito il disagio per il pericolo che la Sua figura e la Sua Opera venissero vanificate. Tante sono state le persone mediocri o superficiali che non sono riuscite a capire (o a voler capire) fino in fondo la chiamata ad una vocazione laicale come esercizio di Perfezione. Sottolineo la parola “perfezione” perché è una delle chiavi dell’esigenza che la Signorina Alfieri aveva e chiedeva ai Suoi discepoli, nelle cose dello spirito come in quelle materiali.

Il mio incontro con la “Signorina Masa” (questo l’appellativo per chi la conosceva comunemente) risale al 1959 quasi a metà del percorso della Sua opera formativa e delle varie esperienze da Lei vissute e condotte. È per Lei l’inizio della formazione di un nuovo gruppo maschile che si concretizzerà in circa dieci anni nel gruppo dei Consacrati Laici.

È l’inizio della ricerca di un immobile dove vivere una singolare esperienza di vita di Lavoro e Preghiera. È anche l’inizio della preparazione del Concilio Ecumenico Vaticano II che darà corpo alle Sue intuizioni profetiche..

D’altronde l’evoluzione spirituale di quest’anima era iniziata negli anni ’20 quando confidando al papà Vittorio la decisione di consacrarsi al Signore riceveva dal genitore la confidenza-congiura che egli stesso sarebbe stato il frate-portinaio del Presentazione  Suo Convento.

Perché, per l’epoca, la scelta della consacrazione femminile comportava l’ingresso in un Convento. In tutto il Suo percorso di completa, “perfetta” dedizione al Signore, la Signorina ha sempre insistito sulla centralità del ruolo del Laico nella Chiesa, scontrandosi spesso con alcune personalità della gerarchia ecclesiastica, pur godendo la fiducia e l’appoggio di altre.

Negli ultimi tempi della Sua vita la Alfieri ha concentrato le sue energie su due obbiettivi: la Causa di Canonizzazione del Servo di Dio Mons Giuseppe Canovai ed il “perfezionamento” dei Consacrati a Vita in Comune: una comunità autosufficiente dal lavoro dei campi alla stampa dei libri, dalla cucina al servizio all’Altare.

Il Signore ha voluto chiamarla a Sé durante questo percorso finale: come per Charle de Foucauld anch’Essa auspicava che sarebbero sorti dei continuatori della Sua Opera dopo il Suo passaggio al Signore. Questo è appunto l’obbiettivo della Associazione Amici della Familia Christi e del lavoro di riordino e diffusione dell’Archivio: riscoprire e far conoscere quanto di profetico c’è nel carisma della Signorina Alfieri e possa ancora essere strumento attuale per vivere concretamente il messaggio evangelico.

La Carità, la custodia del Creato, la Natura come Icona del Creatore, il Servizio, l’Ospitalità, la correttezza finanziaria, la riscoperta della Liturgia partecipativa. Tutto va fatto con perfezione. Questo è uno dei motivi ricorrenti dell’insegnamento della Signorina.

Siate perfetti come è Perfetto il Padre vostro che è nei cieli (Mt 5, 48). Questa perfezione, sempre perseguita e mai raggiunta (né raggiungibile) è stato senz’altro l’elemento più caratteristico del suo metodo formativo, tanto da farLe auspicare la scomparsa della Sua Opera, piuttosto che vederla scivolare nella mediocrità. La Signorina ha finalmente raggiunto la Perfezione.

A me, come a tutti noi, rimane di avvicinarci quanto più è possibile alla perfezione: finché è giorno.

Mario Mancini

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