Tarquinia EVENTI
Antonello Ricci

Titta Marini

Appuntamento domenica 18 giugno (ore 18.00) in piazza Cavour a Tarquinia per un omaggio “itinerante” a Titta Marini, poeta dialettale cornetano e amico sincero di Cardarelli, il quale non esitava a giudicarlo «più bravo di Trilussa».

Nell’ambito del festival Tarquinia Cardarelli 2017 letteratura e musica, il Comune di Tarquinia, assessorato alla cultura e politiche giovanili presenta: “Titta Marini, mangiator di nocchie e altre storie cornetane” passeggiata/racconto di e con Antonello Ricci e Pietro Benedetti.

Appuntamento: domenica 18 giugno ore 18.00 a Tarquinia, in piazza Cavour.

Dopo gli indirizzi di saluto dell’assessore alla cultura e politiche giovanili Angelo Centini, l’iniziativa si snoderà per vie e piazze della città maremmana, nei luoghi dell’icastico poeta dialettale cornetano, in compagnia dei suoi pungenti strali metricati. Con omaggi al genius loci della Corneto che fu, tratti dalla poesia più alta (Ariosto e Belli) da quella più umile e preziosa dei versificatori popolari (Spartaco Compagnucci alias “ChecchiBronzi”, Riccardo Colotti e il leggendario Biscarino).

Scelta, montaggio dei brani e allestimento dell’itinerario a cura di Mariagrazia Fontana, Elena Ronca, Marco Rossi e Cecilia Toffali, apprendisti narratori del master Dibaf-Unitus per “Narratori di comunità”. Alcuni degli apprendisti affiancheranno Pietro Benedetti anche nella lettura dei brani. Maestro di cerimonia, come sempre, Antonello Ricci.

Partecipazione libera.

L’iniziativa si snoderà per piazza Soderini, palazzo Sacchetti e chiesa di S. Martino per concludersi alla Ripa e poi in piazza Titta Marini, nei locali dell’Archivio storico comunale di Tarquinia (palazzetto di Santo Spirito, XV secolo) con un aperitivo offerto dagli organizzatori del festival.

Panorama maremmano-splendido-garantito.

L’iniziativa è dedicata alla cara memoria di Luciano Marziano.

* * * * *

TITTA MARINI, MANGIATOR DI NOCCHIE

di Antonello Ricci

L’amicizia tra Vincenzo Cardarelli e Titta Marini dovette essere di quelle genuine. Se è vero – come è vero – che quest’ultimo avrebbe difeso a spada tratta (coi suoi versi icastici e mordaci) dignità e memoria del vate cornetano dalle ipocrisie e dalle insidie degli immancabili avvoltoi-sciacalli del post mortem.

Dal canto suo Cardarelli (alias “Cencio”) era solito lodare la corda dialettale del compaesano giurando e spergiurando di ostinarsi a frequentarlo solo perché «più bravo di Trilussa».

Noi oggi invece troppo spesso lettori frettolosi impigliati nello stereotipo di una contingenza puramente biografica (la piccola patria anagrafica condivisa dai due) sacrifichiamo la robusta vena vernacolare di Titta Marini (castigatrice e risentita, patetico-epigrammatica) riducendola a un residuo ecolalico: come a una semplice, impoverita “posa” dell’Alka Seltzer-Cardarelli.

Mentre è onesto rendergli giustizia, riconoscendolo una volta per tutte, nella sua chiave basso-comica, quale alter ego letterario: vero Sancio Panza del Cardarelli-Chisciotte; incapace quest'ultimo, dall’alto della sua rarefazione lirica, del suo prosare favoloso di scendere a patti col volto più grottesco osceno materialistico-funebre laido patetico della vita.

Titta fu forse risolto pienamente in ciò che l’amico Cencio non avrebbe mai potuto (direi anche: voluto) essere: l’acidula sentenziosità del suo verseggiare dialettale portò in pegno e sigillo ciò che alle dolenti altezze poetiche di Cardarelli “congenitamente” difettava.

Come due facce di un'unica medaglia, insomma, le due – splendide – fronti di uno stesso Giano.

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