Viterbo CULTURA E’ un omaggio inconsueto e inaspettato
di Paolo Giannini

 

“Evviva S. Rosa! Leve S. Rosa!” con questa acclamazione in lingua italiana prima e svedese poi inizia il capitolo che la professoressa Barbro Santillo Frizell, già direttore, dell’Istituto svedese di studi classici a Roma, dedica al trasporto della Macchina di Santa Rosa.

E’ un omaggio inconsueto e inaspettato che ben risalta nell’ultima pubblicazione scientifica di Santillo Frizell: Byggande Vid Medelhavet – Symbol och nytta, con un articolato testo ed alcune fotografie a colori dei facchini e dell’ultima macchina.

Il libro esamina tutte le costruzioni a cupola e gli obelischi attualmente conosciuti nell’ambito mediterraneo, la loro simbologia e il loro utilizzo.

Tra le costruzioni verticali la Santillo Frizell fa rientrare appunto la nostra Macchina di Santa Rosa.

La pubblicazione è uscita di recente in lingua svedese ed è stata presentata alla Fiera del Libro di Göteborg a settembre. Già si sta approntando la traduzione in lingua italiana, a cura di Astrid Capoferro e Stefania Renzetti, responsabili rispettivamente della biblioteca e della segreteria dell'Istituto Svedese di Roma.

In attesa di leggere compiutamente ciò che riguarda la Macchina di Santa Rosa è piacevole notare come questa nostra viva e secolare tradizione di omaggio alla Santa abbia trovato risalto nella pubblicazione divulgativa di una illustre studiosa e venga così conosciuta in un paese lontano come la Svezia.

Ricordiamo, per inciso, che alla Svezia, al suo Istituto di Roma al suo re Gustavo VI Adolfo, dobbiamo la scoperta e gli scavi di Acquarossa e la sua recente opera di ripristino e valorizzazione.

Paolo Giannini

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