Viterbo CRONACA CON LA SPIGA

 

L'edicola della Madonna della Spiga
(Foto Maurizio Pinna)

Caro Mauro, ti invio un mio contributo per tornare a parlare della meravigliosa edicola in Strada Teverina, degnamente ricordata nei giorni scorsi nel tuo giornale.

Come ben sai l’argomento è stato pubblicato sul mio libro “Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai nostri giorni” edito nel 2012.

 

“L’edicola con l’immagine della Madonna della spiga fu eretta in piena battaglia del grano e, prima che mani intrise d’odio la potessero colpire, all’interno di un ovale in peperino vi era scolpito il fascio littorio e l’anno “VIII”, che sta a indicare 1930.

L’immagine originale si era eccessivamente rovinata, e così nel 1950, in occasione dei restauri, l’artista Amedeo Giorni dipinse quella che oggi possiamo ammirare, visibilmente contornata dall’amore di qualche anima pia che mantiene pulito ed ornato di fiori il tempietto e la Sacra raffigurazione.

Un ultimo restauro risale alla fine degli anni ’90, per interessamento dell’Associazione Amici dei Monumenti, con il contributo della Fondazione CARIVIT.

Perché l’immagine della Madonna è là, in mezzo a quei campi?

Nell’ottica di ridurre le importazioni del frumento dall’estero, che causavano un deficit sulla bilancia di circa 4 miliardi di lire, nell’anno 1925, Benito Mussolini lanciò la battaglia del grano, dove il termine battaglia deve intendersi l’impegno dello Stato e dei braccianti mirato ad accrescere la produzione interna.

Nel 1926, sull’onda di uno dei più grandi sforzi pubblicitari del regime, fu girato il film propagandistico "La battaglia del grano", proiettato nei cinematografi di tutto il territorio nazionale.

Grazie a questa intuizione trasformata in un serio programma produttivo accolto e rispettato dai rurali italiani, dal 1925 al 1931 l’Italia riuscì ad eliminare dalle importazioni dall’estero tutto il frumento necessario per il fabbisogno della popolazione.

La produzione arrivò, così, nel 1931, a circa 80 milioni di quintali, anticipando con un provvedimento che non avrà carattere eccezionale ma duraturo, prima la risposta alla politica dell’autarchia scelta per fronteggiare le sanzioni della Nazioni Unite imposte all’Italia per la Guerra Etiopica (1935-1936), e poi per sopravvivere, fin quando si è potuto, ai gravi problemi della fame causati dalla guerra.

Mentre la maggiore produzione di grano entrerà stabilmente nella vita produttiva del Paese, il maggiore dazio sull’importazione giocherà come deterrente per difendere il frumento nazionale.

Ma se le imposte dovevano servire per suggerire ai rurali la strada da seguire per pagare meno tasse, l’incremento della produzione fu possibile grazie alle bonifiche realizzate in tutta Italia, che aumentarono così le superfici da coltivare, e all’aumento della produzione per ettaro anche a scapito di altre colture”.

 Maurizio Pinna

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