Viterbo CRONACA Non avrei mai immaginato la rottura tra il Sodalizio dei Facchini e l’Amministrazione Michelini
di Giuseppe Bracchi

 

I facchini nella Sala del Conclave (Foto Gianni Uggeri)

Leggo con lieta sorpresa le importanti iniziative e i progetti culturali per dare maggiore visibilità e notorietà al Capoluogo della Tuscia città d’Arte e di Cultura. Certo, ancora ben poco di definito, ma speriamo che col tempo e quanto prima questi progetti vedano la luce.

Il tutto, naturalmente, con le solite dovute cautele di chi, come chi scrive, avendo già qualche primavera sulle spalle, ha visto molti progetti altisonanti restare dei sogni e per sempre chiusi nel cassetto. Aeroporto docet!

Tanto per citarne alcuni e solo il più recente. Ma potremmo ricordare anche la ferrovia, il raddoppio della Cassia, un tratto di superstrada che non si riesce a terminare fino a Civitavecchia, le Terme e via discorrendo. Temi continuamente riproposti per la gioia e la visibilità del solito papavero in circa d’autore, ma poi sempre rimasti nell’empireo dei verba generalia. Comunque, Spes conta spem, come amava ricordare quel sant’uomo di Giorgio La Pira.

Poi, però, di fronte a certe pregevoli iniziative culturali, vieni a sapere ciò che non avresti mai immaginato o scommesso in vita tua, ovvero la rottura tra il Sodalizio dei Facchini e l’Amministrazione Michelini. A Viterbo tra le pagine negative della sua storia, da oggi si scriverà anche questo strappo. Laddove nessuno era mai riuscito, ha potuto l’attuale Giunta. Pranzo sociale non pagato? Un posto negato nella Commissione che dovrà giudicare i prossimi progetti della Macchina di Santa Rosa?

Penso che in questo strappo ci sia di tutto di più. E sarebbe bene che il Sodalizio, nella persona del suo Presidente, fosse più esplicito e più chiaro al di la di tuonanti comunicati stampa votati all’unanimità, che dicono e non dicono. Penso che i viterbesi e non solo, abbiano tutto il diritto di sapere cosa abbia covato sotto le ceneri per giungere ad uno strappo storico.

Riguardo al tratto di via Marconi, come viterbese in “esilio”, mi permetto timidamente di consigliare il Sodalizio, non dico ad un immediato ripensamento, ma a maggiore cautela davanti ad un niet che suona troppo esclusivo e direi quasi offensivo per una parte dei viterbesi.

Per migliorare, come ho già avuto modo di scrivere in altre occasioni, c’è sempre tempo e ragionare sulle proposte o sui percorsi a mente fredda e con più calma è molto più saggio che non lasciarsi andare all’ira, cattiva consigliera.

Quanto alla Giunta Michelini, che dire? Dispiace che si sia arrivati a questo punto. Ma anche il Comune farebbe bene a precisare con tempismo e senza reticenze i termini della contesa. La posta in gioco non consente rinvii o reticenze di alcun tipo, considerando il valore che la stessa Macchina di Santa Rosa ha avuto e sta avendo a livello internazionale e sotto tutti i profili. Procedere fino al prossimo settembre senza neppure essersi chiariti un istante, significherebbe da ambo le parti rimanere chiusi dentro un insano e gretto provincialismo.

Un sorta di “manifesto”, che oltre a denunciare grossi limiti culturali, non gioverebbe certo a spingere la Città verso livelli d’immagine più alti, più prestigiosi ed ambizioni come si ricordava più sopra.

Appare chiaro comunque, a mio avviso, come questa vicenda denunci tutti i limiti culturali di questa città, che su tematiche di rilievo come il culto in onore di Santa Rosa, la Santa Patrona, anziché unire le forze in campo e mostrare un visuale più ampia, non dico a centottanta, ma addirittura a trecentosessanta gradi, si perde in polemiche e fazioni che non hanno nulla a che fare o a che vedere neppure con la sua storia recente o passata.

Ognuno giuoca la sua partita nell’indifferenza generale o nel tentativo di escludere l’altro.

Penso invece che a Viterbo sia arrivato il momento di unire gli sforzi: Università, Comune, Sodalizio e quant’altro possa contribuire a fare del Capoluogo della Tuscia veramente la capitale dell’Arte e della Cultura. Ma per ora dobbiamo solo registrare passi indietro, piuttosto che autentiche prese di coscienza soprattutto da parte della prima Istituzione cittadina.

 Giuseppe Bracchi

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