Blera CRONACA Ma i Facchini di santa Rosa dov'erano?
di Giuseppe Bellucci


Luciano Osbat alla conferenza "Ri_conoscere santa Rosa"
con Barbara De Dominicis
e Daniela Bizzarri

Caro Direttore, sabato 13 ho assistito, purtroppo non fino alla fine per causa di forza maggiore, alla interessante conferenza dall’eloquente titolo “Ri_conoscere Santa Rosa”.

Una conferenza che, a dire il vero, l’avrei vista più utile prima dei festeggiamenti per far sì che alla luce di quanto appreso attraverso l’erudita informazione dei relatori, si fosse non solo conosciuta doverosamente la vita e il contesto storico in cui è maturata la giovane esistenza della santa patrona di Viterbo, ma anche apprezzato meglio i festeggiamenti in suo onore. E poi, giustamente, per concludere, ben vengano  le passeggiate sui percorsi dell’esilio. Ma si sa, ormai a Viterbo molto spesso ciò che viene propagandato come evento “organizzato” si scopre essere poi figlio della estemporaneità.

Andando a visitare luoghi o manifestazioni, le persone accorte e intelligenti si premuniscono prima delle informazioni necessarie e non dopo. Ecco perché se scopo della conferenza era appunto quello di informare su Santa Rosa, sarebbe stato più opportuno, a mio modesto parere, farla prima dei festeggiamenti.

Dando dimostrazione di quel provincialismo culturale che non riesce ad andare oltre la cinta muraria ho assistito, nelle battute iniziali, da parte dei rappresentanti della politica locale, all’autocompiacimento attraverso la reciprocità di complimenti per questo intrattenimento.

Compiacimento che evidentemente diventa una necessità laddove esso non proviene dai cittadini. Sono seguite le solite chiacchiere su come essi hanno intenzione di propagandare la storia e la devozione alla patrona di Viterbo in occasione di Expò 2015 lasciando presagire chissà cosa stia per bollire in pentola per il futuro.  

Cosa questa a cui è difficile dare credibilità se solo si pensa alla figuraccia fatta nel confronto con Palmi: una cittadina meno conosciuta, appartenente a quel meridione che spesso viene definito non all’avanguardia socio-culturale, la quale ha dimostrato  invece di aver saputo gestire la conquista del significato UNESCO attraverso il collegamento in diretta televisiva con decine di stati esteri per il trasporto di un sedici metri di altezza.

Noi invece più a nord, città d’arte e di cultura, con un campanile di trenta metri, per la diretta, ci siamo potuti collegare grazie allo streaming del computer e, in quanto all’UNESCO, nemmeno il logo sui manifesti abbiamo messo!!  

Della conferenza ho potuto assistere soltanto alla prima parte molto interessante e così ricca di notizie e approfondimenti storici ma, conoscendo degli altri intervenuti lo spessore culturale, non dubito circa l’interesse che avranno saputo catalizzare sull’argomento trattato.

Guardandomi intorno in quella sede, non ho potuto fare a meno di constatare l’assenza dei facchini!

Ma come, i Cavalieri di santa Rosa, che hanno riempito le pagine dei giornali per oltre venti giorni, con le loro idee “a sorpresa” per il trasporto di quest’anno (così innovative tanto da ripetere ciò che era stato già fatto), con le cene in piazza, con le interviste, la pubblicizzata devozione alla Santa che rappresentando la forza morale si traduce in forza fisica al momento del “sollevate e fermi”, non hanno sentito la necessità di presenziare ad un convegno così importante?

Quel “tutti d’un sentimento” che unisce cuori e fede dei viterbesi la sera del 3 settembre, dura solo l’arco di una serata? O forse sanno tutto su Santa Rosa per cui partecipare ad un consesso in cui se ne parla potrebbe essere tempo perso?

Non conosco le ragioni di queste assenze, a mio modesto avviso tuttavia, non avrebbe guastato la presenza almeno dei volti più noti. Altrimenti si rischia di pensare che quando non sono protagonisti … tutto il resto è noia!!

Non li ho visti, né li leggo tra i nomi dei presenti menzionati nell’articolo di Laura Ciulli.

Mentre penso che qualsiasi argomento o manifestazione che sia collegabile a Santa Rosa dovrebbe servire a coagulare tutti quelli che ruotano intorno al suo nome, vedo invece un solco che non si identifica con quel “tutti di un sentimento” di una sola serata.

La speranza è l’ultima a morire ed io voglio ancora sperare che un po’ di senso del dovere, della responsabilità e dell’etica da parte di tutti, possa ancora avvenire e contestualmente rifuggire dalla vanità e dall’orgoglio sempre cattivi consiglieri. E’ solo un sogno?

Giuseppe Bellucci

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