Viterbo CRONACA Un appuntamento, seguito da un pubblico attento e numeroso
di Laura Ciulli

Troncarelli, Delli Iaconi, Bizzarri,
Insogna e Bartoli Langeli

Dalla Bolla di Innocenzo IV del 1252, in cui si auspicava che "la lucerna non resti sotto il moggio", il percorso di santa Rosa si svolge nei secoli per rinnovarsi preponderantemente nel mese di settembre.

In occasione, infatti, dei festeggiamenti in onore della Patrona di Viterbo, una nota di merito spetta sicuramente al pregevole convegno "Ri _ conoscere santa Rosa", promosso dalla brillante Daniela Bizzarri, consigliera delegata alle Pari Opportunità, svoltosi sabato 13 settembre,presso la sala Regia di Palazzo dei Priori.

Evento in collaborazione con l'assessorato alla Cultura, rappresentato dall'assessore Antonio Delli Iaconi, la Provincia di Viterbo, il Centro Studi santa Rosa, la Diocesi di Viterbo, Tessili Antichi onlus,  Fondazione Carivit, MiBACT (Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici del Lazio), Sodalizio dei Facchini ed Archeotuscia.

Un appuntamento, seguito da un pubblico attento e numeroso, che ha attraversato il mondo della ricerca della storia del monastero di santa Rosa e la Santa , anche "per filo e per segno" attraverso lo studio dei ricami e dei manufatti tessili legati proprio alla devozione rosiana.

Ad aprire il convegno con "Carta canta", l'intervento della professoressa Giovanna Casagrande dell'Università di Perugia, introdotta dal professor Attilio Bartoli Langeli, vicepresidente del Centro Studi Santa Rosa, il quale ha tracciato l'excursus del riconoscimento di una santa.

"Le fonti raccontano, fotografano l'accaduto, come nei circa 70 documenti presi in visione, che raccontano l'origine e lo sviluppo del Monastero", ha esordito la professoressa Casagrande, dove è emerso ad esempio, che la prima intestazione risale al 1235, con beni mobili ed immobili, intitolato a santa Maria e che solo intorno al 1309 appare come Monastero di santa Rosa.

Il professor Luciano Osbat del Centro Diocesano Documentazione nel presentare Barbara De Dominicis, ha delineato l'importanza del ruolo dei tessuti, delle reliquie che "Se interpretate correttamente cantano" rivelando la conoscenza di tradizioni e tecniche nella vita liturgica comunque non completamente definita.

Con l'intervento di Barbara De Dominicis è emersa la storia della Vergine viterbese attraverso pregevoli pianete in taffetas di seta ricamata, paliotti di altissima qualità in certi casi lavorati dalle monache, rilevandone la situazione culturale e creativa. Interessante il viaggio nella preparazione delle reliquie di santa Rosa come i "cuscinetti", le reliquie da contatto a forma di mano o piedino della santa.

Un convegno che ha visto il particolare impegno e lavoro della dottoressa Eleonora Rava del Centro Studi Santa Rosa, mossa dall'intento di far conoscere e tutelare il patrimonio che gravita intorno alla Patrona.

Presenti in sala anche l'assessore Giacomo Barelli, i consiglieri Alessandra Troncarelli e Sergio Insogna, il presidente del Centro Studi Santa Rosa Alessandro Finzi, il sotto-segretario del Sinodo dei Vescovi monsignor Fortunato Frezza, il giudice onorario del Tribunale di Terni, avvocato Elisa Fornaro, Luciano Pasquini di Coldiretti, e lo scrittore Maurizio Pinna.

"Santa Rosa si è relazionata con la città", come ha afferrato il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini ed ancora oggi nell'epoca del Terzo Millennio, rivela la sua stupefacente capacità di rappresentare la sua Città, anche attraverso la ricchezza del patrimonio documentario, artistico custodito in parte proprio nel monastero delle sue Clarisse e valorizzato in occasione di "Ri_ conoscere santa Rosa".

Laura Ciulli

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