Viterbo CRONACA prima puntata di tre
di Aggì

 

P   come  :  Premessa.

     Sabato 19 luglio. Il signor Luigi Torquati ha replicato su questo giornale ad una voce di questo vocabolario (S  come : Solitudine dei primi della classe) dicendo di non essere affatto d’accordo con  il mio giudizio sulla Germania.

 

     Con il permesso del direttore Galeotti, che penso mi ospiterà gentilmente come sempre, e chiedendo un po’ di pazienza ai miei soliti due o tre lettori, dedicherò tre puntate del ‘vocabolario impertinente’ alla contro replica.

     Perché così tante puntate? Perché l’argomento è importante e non può esaurirsi in una paio di battute sul nazismo e su una ‘deutsche Weltanschauung’ (visione tedesca del mondo) sullo stile del professor Kranz (Paolo Villaggio) o di Sturmtruppen.

     Sarà un insolito vocabolario, ma voglio pensare che interesserà i lettori e, magari,  invoglierà qualcuno ad approfondire l’argomento anche in funzione di un miglioramento della nostra Italia, che vedo messa molto male e che dalla Germania di oggi ha molto da imparare.

 

I   come  :  Incontro (primo incontro con il mondo tedesco)

     Era l’inverno 1943-1944 nel paese di *** (in provincia di Viterbo) occupato dai tedeschi che vi avevano insediato un comando in una villa appena fuori dell’abitato.

     I tedeschi avevano anche installato in piazza San *** una cucina da campo, davanti alla quale si era formata una fila di bimbetti che, secchiello in mano, aspettavano ansiosi la distribuzione di una polentina dolce.

     La Kommandantur, viste le misere condizioni economiche  della popolazione locale e quelle anche peggiori degli sfollati, aveva deciso di concedere un pasto caldo giornaliero almeno ai bambini e aveva dato, alla tedesca, minuziose istruzioni: “I bimbi devono venire alle ore 11 con un pentolino alto o una gavetta, e un cucchiaio. Mettersi in fila disciplinata davanti alla cucina da campo”.

      Cominciò puntuale la distribuzione e i bimbi si misero a mangiare quella polentina, che per loro era una crema calda dolce e buona come mai ne avevano assaggiato prima.

       Ad un bimbo che aveva un piatto di stagno, invece del prescritto pentolino, il cuoco si rifiutò di dare la razione. Il bimbo si mise a piangere. Una donna intervenne e disse al cuoco di dare la razione anche a quel bimbo. Un graduato tedesco, che sapeva un po’ di italiano perché era un altoatesino, spiegò che il piatto era inadatto e che il bimbo si sarebbe scottato. All’insistenza della donna il graduato prese il piatto, lo riempì, lo affidò alla donna e disse: “Prima, però, voi fare freddare ”.

       Il bimbo ebbe la sua razione e tornò a sorridere.  Quel bimbo ero io.

 

K   come  :   Kriegsgefangene (prigioniero di guerra)

     8 settembre 1943 – armistizio. 

     L’Italia si arrese agli angloamericani  e cambiò schieramento. Quell’armistizio, ci piaccia o no, fu considerato dai tedeschi un tradimento e tale era, sia pure con tutte le giustificazioni del caso, s’intende giustificazioni per noi. I tedeschi disarmarono i militari italiani e li deportarono in Germania come prigionieri di guerra. Tra quei prigionieri c’era mio padre.

     Nei due anni di prigionia mio padre conobbe la dura disciplina imposta dai tedeschi, fu costretto a lavorare per loro in cambio di un cibo pessimo e scarso, rischiò di morire sotto i bombardamenti alleati. I bombardieri alleati lasciavano cadere le bombe ovunque ci fosse qualche cosa da distruggere, senza risparmiare case civili, chiese, monumenti e capannoni.

      Tornato a casa dopo la fine della guerra, mi disse che aveva patito il disprezzo dei tedeschi per il popolo italiano, considerato nel suo insieme vile e traditore, ma non aveva quasi mai subito un disprezzo personale. Qualche tedesco, più le donne che gli uomini, maltrattava i prigionieri come tali, ma era una minoranza; erano coloro che avevano perso in guerra persone care ed erano diventati duri di cuore.

 

D   come  :  Der Oberleutnant  (il tenente)

      Nel paese di*** che ho già citato, io e mia madre abitavamo come ‘sfollati’ presso zio Peppe, fratello di mia madre. Zio Peppe aveva un cane di nome Arno; era un meticcio da caccia, di media taglia, bianco con macchie nere, il quale aveva la cattiva abitudine di accostarsi silenzioso dietro le persone e abbaiare all’improvviso. Forse per lui era un gioco, ma le persone spesso si spaventavano.

      Un giorno, non ricordo la data esatta, ma si era intorno al Natale 1943, Arno era in strada davanti alla nostra casa e fece il suo solito scherzo alle spalle di un soldato tedesco, il quale reagì sparandogli con la sua Luger e uccidendolo. Mio zio era presente, vide il fatto, restò un attimo imbambolato, poi rientrò in casa afferrò una roncola con l’intenzione di aggredire il tedesco. Fu trattenuto a fatica dalle donne di casa che, disperate, strillando e piangendo, gli raccomandavano calma e prudenza per non fare la fine del cane.

     In circostanze drammatiche e pericolose come questa gli uomini sembrano coraggiosi e decisi, le donne strillano e sembra che perdano la testa; invece gli uomini sono come ragazzi incoscienti, mentre le donne fanno sempre la cosa giusta.

     Un paio di ore dopo, quando tutto era tornato tranquillo, venne a casa di zio Peppe un tedesco in divisa da ufficiale. Si presentò come ‘Oberleutnant Erwin…  Qualchecosa’.  Aveva con sé un cucciolo di pastore tedesco. Chiedeva scusa per l’incidente: “Entschuldigung! Der Krieg macht uns alle verrückt! Scusare, guerra rendere noi tutti pazzi”, e offriva il cucciolo come riparazione.

     

R   come  :  Retorica antitedesca

     Procedo nei ricordi.

     Non ho cattivi ricordi dei tedeschi conosciuti durante la guerra.

     Passati alcuni anni, divenuto un ragazzo, ricordo invece i tanti pessimi giudizi letti sui giornali e  ascoltati nelle chiacchiere da bar; ricordo tanti film chiaramente di parte che accomunavano Hitler  Nazismo SS Wehrmacht Fascismo Mussolini Camicie Nere e Repubblichini in un inferno dantesco di perversi delinquenti.

     La retorica antitedesca, giustificata quanto si vuole dai crimini nazisti, ha inquinato anche i miei libri di scuola e la politica dei miei anni giovanili. Poi il mio ‘spirito un po’ da bastian contrario’ (non ce l’ha solo lei,  signor Torquati!) mi ha spinto a vederci chiaro al di là delle retoriche di parte, sia pro sia contro. La lettura dei libri mi ha consentito di farmi idee mie, originali, forse azzardate.

     All’età di oltre 50 anni ho avuto uno stimolo, come e perché non me lo so spiegare neppure io, uno stimolo a imparare la lingua tedesca e a cercare un contatto diretto, personale con i tedeschi di oggi. Ma di queste esperienze recenti scriverò nella prossima parte. Intanto…

 

Q  come  :  Qualche riflessione

     Estate 1945. L’Europa era appena uscita dalla guerra. Nel Pacifico la guerra continuava.

     L’Italia e la Germania erano economicamente distrutte. Anche materialmente distrutte. La Germania peggio dell’Italia. Entrambe avevano perso la guerra.

     L’Italia con l’armistizio e la resistenza si era un po’ riscattata, ma De Gasperi, capo del governo italiano, alla Conferenza di pace di Parigi (10 agosto 1946) non aveva alcun argomento valido per difendere l’Italia, e dovette umilmente dire: “Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato…”

     Questa è coerenza, correttezza e senso della realtà. Ma noi in Italia invece ci illudevamo che, avendo fatto la resistenza e avendo giustiziato (giustiziato?) Mussolini, avevamo vinto la guerra.

     Comunque Italia e Germania con l’aiuto degli USA (Piano Marshall di aiuti economici e finanziari per l’Europa), ripartirono da zero, cominciarono la ricostruzione e realizzarono il così detto miracolo economico. Andarono di pari passo, forse la Germania andò anche più veloce (ma è un demerito essere più efficienti?) : città ricostruite, industrie riaperte, infrastrutture riattivate e rinnovate, disoccupazione al minimo.

      A partire dai primi anni ’70 a noi successe qualcosa. Perdemmo forse il senso della realtà.

      Noi italiani siamo improvvisatori, fantasiosi, un po’ birichini, tendiamo a sognare e a crederci ciò che non siamo. In parole semplici: l’incipiente, ma provvisoria e incerta prosperità, ci fece credere di essere ricchi, ci atteggiammo a ricchi, vivemmo al di sopra delle nostre possibilità e prendemmo la strada dell’indebitamento: nel privato: rateazioni e cambiali a nevicata; nel pubblico: BOT e CCT senza freni.

      Da qui in poi le strade della prosperità di Germania e d’Italia divergono. Ad ogni crisi economica internazionale, a partire da quella del 1973 (ricordate l’Austerity?), l’Italia ha risposto allegramente con l’inflazione e l’aumento del debito pubblico. La Germania ha stretto i cordoni della borsa e ha puntato tutto su ammodernamento efficienza e produttività. Ma che antipatici, questi tedeschi così seri!

       Non farò la storia economica successiva. Prima di tutto perché non ne sono un esperto, ma anche perché sarebbe noiosa e fuorviante. Dico solo questo : ci troviamo attualmente in una grave crisi economica e finanziaria, anche sociale e politica, forse la più grave crisi della storia, ma la nostra difficoltà è soprattutto causata da quell’enorme macigno del debito pubblico che incautamente ci siamo creati e che non vogliamo, ripeto non vogliamo, ridurre. Oppure non ne siamo capaci.

                      (Segue nel prossimo Vocabolario di domani 25 Luglio)

Aggì

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