Viterbo CRONACA Meglio sarebbe rivedere la stessa Costituzione, ma seriamente.

 

"La Costituzione è un insieme di norme che un Popolo si dà quando è sobrio per osservarle quando è ubriaco": E,' questa, se la memoria non mi inganna, una frase di Gustavo Zaghrebelsky, giudice e presidente emerito della Corte Costituzionale.

Uno che di diritto se ne intende, che la Costituzione l'ha maneggiata per anni, una persona ricca di esperienza e di cultura, usa a ponderare le parole prima di esprimer giudizi ed opinioni; non sono parole di uno qualunque, di un imbonitore di ultima generazione che, pronunciando parole in libertà, mira ad ottenere consensi per poter gestire poi la cosa pubblica a suo piacimento ed a suo uso e consumo.

Orbene, tenendo presenti le affermazioni di Zaghrebelsky e prendendo atto del modo di operare dei nostri politici di ogni ordine e grado, intendendo con ciò figure istituzionali di spicco, parlamentari e non, governanti, magistrati, gestori di partiti, economisti, imprenditori veri o di facciata, malavitosi organizzati, leghe, organizzazioni sindacali, movimenti vari e quant'altro si possa immaginare, è lecito chiederci dove andremo a finire ed ipotizzare che, così stando le cose, non andremo a finire da nessuna parte.

Che occorra fare qualcosa di radicale per evitare ciò è del tutto evidente. Meglio sarebbe rivedere la stessa Costituzione, ma seriamente.

Che la Costituzione vada aggiornata è nella natura delle cose, e l'aggiornamento appare ancora più opportuno se si prende atto che, equivocando ad arte e sottilmente tra le sue espressioni, i vari amministratori pubblici succedutisi nel tempo hanno portato l'Italia ad un ammasso di debiti trasformando la cosa pubblica in una acquasantiera ad uso esclusivo dei partiti e della classe economica dominante, sul cui libro paga, edito dalla malavita organizzata, sono iscritti i partiti stessi con le rispettive corti; una acquasantiera al cui approvvigionamento idrico sono stati sempre e sempre vengono obbligati i cittadini in misura inversamente proporzionale alle rispettive capacità contributive.

L'aggiornamento della Costituzione, però, ed è bene sottolinearlo, va fatto seriamente; deve essere fatto seriamente, e non in funzione di un qualunque fine che sia diverso da quello della realizzazione concreta del benessere sociale generale; del benessere vero, del benessere concreto, del benessere che restituisca dignità ai cittadini, che alimenti concrete speranze ai giovani per il loro futuro, speranze fondate sulla certezza di un lavoro, fondate sulle rispettive ed effettive capacità, fondate soprattutto sul merito. E soprattutto non va fatto in apusia di giustizia.

Di tutto questo, purtroppo, nemmeno l'ombra! Il fine primario è quello di salvaguardare ad ogni costo i vari interessi di bottega.

Riflettiamo su come si sta procedendo per la realizzazione delle tanto conclamate riforme: Innanzi tutto mi sia consentita una riflessione preliminare ed assorbente sulla maniera di procedere di "lorsignori" che la dice lunga sul modo di concepire la democrazia da parte dei medesimi: non è concepibile che un cittadino, condannato, a torto o a ragione, in via definitiva, con sentenza che comporta come pena accessoria l'interdizione dai pubblici uffici, venga convocato nelle principali sedi istituzionali per discutere proprio sulle riforme istituzionali inerenti l'intero Paese e per accordarsi con lui sul modo di procedere in merito.

Si badi bene che non mi riferisco all'incontro avvenuto, tra le stesse persone, al Nazareno, perché quello è stato un incontro tra privati, liberi di agire a loro piacimento; mi riferisco ai successivi incontri avvenuti nelle più alte sedi istituzionali.

E poi affermano, anzi enfatizzano, il rispetto per la Magistratura: alla faccia del rispetto! Incomincino a rispettarne le sentenze e con esse il Popolo, dato che proprio in nome del Popolo la giustizia è amministrata. Una norma imperfetta, cioè priva di pena o sanzione alcuna, quella che impone il rispetto delle sentenze della Magistratura?

Sembra di si, almeno nel caso specifico, o forse, nel caso specifico, non è stato ravvisato alcunché di perseguibile; meglio così, non siamo degli esperti di diritto e potremmo sbagliaci, ma una sensazione di disagio affiora.

Una sensazione che da disagio dapprima impalpabile si fa malcontento allorquando si prende atto del modo di agire dei vari "lorsignori" in generale, e del governo in particolare, nell'attuazione delle riforme istituzionali suddette. Il nostro attuale presidente del Consiglio dei ministri, messo lì, iussu iudicis, grazie alla temerarietà ed alla incapacità dei suoi predecessori e di chi gli sta intorno, la sa lunga, ma non la sa raccontare. Ha attirato l'attenzione degli Italiani con promesse allettanti, ma, all'atto pratico si è differenziato poco o nulla dai suoi predecessori.

Sarebbe stato opportuno, e lo è ancora, che questo novello vate, anziché impuntarsi su alcuni punti delle riforme, ed imporle come dogma, per attuare le riforme istituzionali auspicate, avesse promosso e messo mano ad una assemblea costituente, appositamente eletta e non nominata, la quale avrebbe provveduto in merito occupandosi solo delle riforme e consentendo al Governo di occuparsi delle cose che gli competono con più agio e più tempo.

Si può ancora fare e tagliare la testa al toro, invece no: ognuno, capo del Governo in testa, nelle riforme vuol metterci del suo, auspicando che la propria volontà, non voglio dire la propria idea, riesca a prevalere in un modo o nell'altro.

Nel contempo il Governo deve occuparsi anche del "Semestre Europeo" di competenza italiana per la seconda parte del correte anno. Francamente mi sembra troppa carne al fuoco, e di bravi cuochi non ne vedo; commensali si, tanti e di buon appetito, ma cuochi bravi no, e nemmeno discreti.

Cassandra 

NDR - "Cassandra", bellissima e sventurata principessa troiana, figlia di Priamo e di sua moglie Ecuba, profetessa di sciagure, destinata a non essere creduta, le cui profezie puntualmente si avveravano.

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